Non profit

Malati di mente, averli vicini è meglio

Spesso i disagiati psichici sono inseriti in strutture non adatte a loro, oppure lontani dalla famiglia. Due eventualità da evitare se si punta a un reale recupero

di Massimo Cozza

Le strutture specifiche per malati mentali gravi e cronici sono rare e costose, solo pochi possono permettersene una per un loro familiare. Ne consegue che in certi casi la struttura è lontana, per cui alcuni dei parenti superano facilmente tale distanza, altri invece, magari anziani meno propenso a spostarsi, preferiscono confinare l?ammalato mentale in una casa di riposo. L?ammalato, anche se confusamente, intuisce di trovarsi tra vecchi e ne soffre. Dico questo perché da alcuni mesi sono entrata in un?associazione di persone con parenti stretti gravi e cronici e qui ho conosciuto varie esperienze dolorose. Mi occorre sapere tutto quello che lei ritiene giusto o sbagliato sull?argomento della lontananza. Mari a Luisa S. – Fano (Ps) Risponde Massimo Cozza Il problema della lontananza per chi è inserito per un tempo medio-lungo in una struttura psichiatrica rappresenta un elemento importante ai fini del trattamento e della riabilitazione. Nella recente storia della psichiatria la lontananza si è coniugata con la chiusura in manicomio, pertanto con l?esclusione dalla società. Il malato di mente per decenni è stato giudicato pericoloso ?per sé e per gli altri?, inguaribile, da allontanare dalla società e pertanto la lontananza era considerata la cosa migliore. Con la legge 180 e i suoi nuovi principi, patrimonio anche della Oms, il concetto è stato capovolto. Il malato di mente non va allontanato, ma reinserito nella società. Ciò non significa che per periodi temporalmente limitati (di norma non più di due anni) e nell?ambito di un più generale progetto terapeutico riabilitativo personalizzato, si possono prevedere un inserimento in strutture residenziali quando sussistono condizioni sociali e cliniche che ne consiglino l’indicazione. Purtroppo, ancora oggi, assistiamo invece a una neomanicomializzazione in strutture che non sono più gli ospedali psichiatrici ma che poi passano attraverso altre istituzioni come case di riposo, istituti di riabilitazione, etc. Pertanto l?inserimento di una persona con disturbi psichiatrici in una casa di riposo, appare, di norma, una risposta inadeguata. La casa di riposo si configura come una risposta definitiva, quando invece oggi abbiamo a disposizione una serie di trattamenti diversificati che consentirebbero una migliore qualità della vita della persona, rimanendo nel proprio ambiente di vita. Data anche la particolarità della storia di ciascuno di noi così come delle persone con disturbi psichiatrici, è opportuno rivolgersi ai centri di salute mentale della Asl dove, équipe pluriprofessionali possono programmare progetti terapeutici – riabilitativi personalizzati ed in base alle risorse esistenti sul territorio. Per quanto riguarda la lontananza si può affermare che fin dove è possibile la persona dovrebbe essere in relazione con il suo ambiente senza esserne sradicata.


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