Si fa presto a dire
Maker, ma quanti di noi hanno effettivamente capito cosa significhi essere un
artigiano digitale? Se siete tra coloro che vi hanno rinunciato, finendo per archiviare i makers come personaggi molto
geek, talvolta occhialuti, completamente immersi in un mondo a sé fatto di codici complessi e fantomatiche
stampanti 3d, allora dovrete cambiare idea, perché il filo rosso che lega le diversissime esperienze dell’artigianato digitale è proprio un
solido contatto con la realtà e la volontà di intervenire sul mondo che ci circonda in modo pratico(non per niente le stampanti sono tridimensionali ). Sono diverse infatti le creazioni digitali che intendono proporre soluzioni concrete a problemi reali.
Lo sa bene
Fabrizio Alessio, designer torinese creatore di
Toowheels, il progetto
open source che intende rendere gli
sport adattivi più accessibili economicamente, abbattendo i costi spesso troppo alti, delle sedie a rotelle sportive. Toolwheels offre un’applicazione web da cui scaricare i disegni delle componenti per il
taglio laser, realizzati su misura a seconda delle indicazioni date dall’utente che avrà poi la possibilità di assemblarli seguendo le istruzioni dei video tutorial online. Presentato alla
Maker Faire di Roma, lo scorso ottobre, il sito di Toowheels è ancora in progress ma potrebbe davvero rappresentare una risorsa importante per chi non vuole rinunciare allo sport senza spendere una fortuna, unico compromesso per i neofiti del fai da te, tempo e tanta
pazienza.
Legato all’accessibilità anche
Tooteko, il progetto tutto italiano, nato dall’idea degli architetti
Fabio D’Agnano e
Serena Ruffato, che permette a
ciechi e ipovedenti di fruire delle opere d’arte. Grazie alla riproduzione delle opere in un plastico e ad una cuffia collegata, il non vedente può osservare le opere attraverso il tatto e soffermarsi sui particolari, richiedendo la descrizione con un semplice cenno del capo. “La radio si collega al plastico con i raggi infrarossi che riconoscono esattamente la traccia audio da trasmettere. Ogni volta che l’utente tocca una parte del modellino completa di spiegazione sente, in cuffia, una leggera vibrazione,” spiega Serena Ruffato, “e può decidere di ascoltare i contenuti aggiuntivi con un semplice cenno della testa”.
Prende spunto dai tristi fatti di cronaca recente, invece la creazione di
Temper, il sistema di salvataggio per bambini dimenticati sui seggiolini delle automobili. Nato dall’iniziativa degli studenti e degli insegnanti dell’
Istituto Tecnico Industriale del Villaggio dei Ragazzi di Caserta, Temper monitora la temperatura dell’automobile e segnala la presenza del bambino nell’abitacolo, contattando i genitori direttamente sul cellulare. Il prototipo è già stato realizzato e Temper è il primo prodotto della startup
Solaris.
Il progetto più ambizioso dell’artigianato digitale made in Italy però sembra quello di
Wasp,
World’s Advanced Save Project, una costola dedicata all
’innovazione del centro di ricerca indipendente
CSP che, con la stampante 3D punta addirittura a costruire delle case, unendo
bioarchitettura e
materiali a basso costo per garantire a tutti il
diritto all’abitazione. “L’idea mi è venuta osservando il lavoro dell’ape vasaia, il processo che vogliamo utilizzare per la stampa delle case è abbastanza simile,” spiega Massimo Moretti, creatore di Wasp, “il materiale che vogliamo utilizzare è l’
argilla, perché è presente pressoché ovunque a costi estremamente bassi. E’ ideale per essere utilizzata nei luoghi più difficili e nelle zone più povere. Nei
paesi in via di sviluppo la casa rimane ancora un problema per centinaia di milioni di persone. Il nostro progetto intende offrire un’alternativa sostenibile a coloro che non possono permettersi una casa. Dopotutto questo è il punto della stampa 3D: liberare le persone dalla schiavitù di dover comprare da chi ha i mezzi per produrre.” Il progetto Wasp è ancora in fase di
prototipazione. Per riuscire a costruire una casa è necessario mettere a punto una stampante 3D di circa
10 metri. Completamente autofinanziata grazie alla vendita di “personal Fab”, unità produttive personali che permettono all’utente di creare oggetti in modo autonomo, la ricerca di Wasp procede in modo costante, con l’obiettivo di presentare il progetto finito per Expo 2015. “Ogni quattro mesi raddoppiamo l’area di stampa. E’ un progetto molto ambizioso.” Racconta Moretti. “Fortunatamente possiamo contare sulla
condivisione delle tecnologie e delle competenze e poi, quello che fa la differenza è la
motivazione. Facciamo passi avanti perché crediamo nel progetto e non smettiamo mai di scommetterci sopra.”
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