Politica

Maggioranza, cena con digestivo

Accordo a tre, il premier Monti incassa una nuova fiducia

di Franco Bomprezzi

Una cena distensiva, la maggioranza non si sfila dall’appoggio al governo Monti, è questa la sostanza dell’incontro di ieri sera fra Alfano, Casini, Bersani e il premier. In cinque ore di incontro sembra che si sia raggiunto un accordo sul riforma del lavoro e giustizia.

“Accordo sull’articolo 18” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Se ne parla ampiamente alle pagine 2 e 3. “Monti strappa l’intesa su lavoro e giustizia. Rai e crescita, rinvio” è il titolo del pezzo di cronaca dell’incontro di ieri sera a palazzo Chigi. Scrive Marco Galluzzo: “Ha chiesto e ottenuto un mandato pieno, senza distinguo, per chiudere la trattativa sul lavoro già martedì prossimo, quando vedrà le parti sociali in quello che potrebbe essere l’ultimo incontro ufficiale fra sindacati e governo. Questo ha chiesto Mario Monti ai tre partiti che sostengono l’esecutivo. Un mandato pieno a chiudere la trattativa in pochi giorni. Ieri sera a cena, nell’appartamento di Palazzo Chigi, dove sembra che sull’articolo 18, secondo il «modello tedesco», si sia registrata un’intesa di massima, il premier ha spiegato ad Alfano, Bersani e Casini che non ha alcuna intenzione di arrivare o addirittura superare la fine di marzo per annunciare che è pronto ad approvare la riforma del mercato del lavoro”. E Paola Di Caro, in apertura di pagina 3, racconta il retroscena politico: “Al vertice vince il «senso di responsabilità»”. “Con più o meno fatica, più o meno sofferenza e difficoltà, i tre leader hanno dovuto sottostare alla legge della responsabilità, imposta dal premier, dalla moral suasion del Quirinale ma soprattutto da una situazione politico-economica ancora niente affatto risolta – racconta la giornalista del CORRIERE -. Così si è potuti arrivare ad una intesa sul punto più delicato e potenzialmente esplosivo, quello dell’articolo 18, con grande soddisfazione di Angelino Alfano, con l’approvazione di Pier Ferdinando Casini, con i paletti e le richieste in parte ancora da mettere a punto di Pier Luigi Bersani. Ma anche sulla giustizia alla fine si è arrivati ad una difficile mediazione, nella quale ciascuno ha rinunciato a qualcosa: il Pdl smussa sulla responsabilità civile dei magistrati, accetta il giro di vite sull’anticorruzione (che però alleggerisce Berlusconi dall’accusa di concussione per il processo Ruby) e incassa l’impegno del governo a presentare un nuovo testo di legge sulle intercettazioni. Sulla Rai invece è stallo completo: i veti reciproci tra Pdl e Pd, con Alfano a difesa di questa governance, questa legge per il rinnovo del Cda e dell’accordo che assegna gratis le frequenze e Bersani che chiede rinnovamento radicale di struttura e criteri e frequenze a pagamento, hanno impedito qualsivoglia intesa. Se ne parlerà «nei prossimi vertici», forse dopo le Amministrative. Monti invece si impegna ad incontrare con regolarità, assieme ai ministri interessati ai provvedimenti all’esame, i capigruppo della maggioranza”. Il commento è di Massimo Franco, a pagina 2, nella consueta Nota: “ il presidente del Consiglio ha avuto buon gioco nel mostrare agli interlocutori il recupero di credibilità dell’Italia, costruito pazientemente nelle ultime settimane a livello europeo. Lo spread, il differenziale fra titoli di Stato italiani e tedeschi, si è ormai attestato sotto i 300 punti: segno che sta tornando un po’ di fiducia negli investitori, italiani e esteri. Non solo. Monti annuncia che la riforma del mercato del lavoro è «in dirittura d’arrivo». Bloccarla adesso, dunque, sarebbe un suicidio davanti ai mercati. Se prevalesse la tentazione di scarti improvvisi, si rimetterebbe in forse quanto è stato fatto finora. «Prematuri e pericolosi impulsi di rilassamento», avverte, avrebbero «ricadute gravi sul sistema»”.

“Lavoro e giustizia, sì all’accordo”: LA REPUBBLICA celebra la “Svolta al vertice, il premier sicuro che si possa varare l’intesa con i sindacati entro martedì. Nulla di fatto sulla Rai, se ne occuperà un altro summit”. Una vittoria di Monti, sottolinea Giovanna Casadio, che è riuscito a far convergere le posizioni tranne che sulla tv pubblica. Il professore ha spiegato che serve «una riforma ad ampio raggio dei diversi aspetti del mercato del lavoro per la credibilità dell’impegno riformatore stesso del governo anche a livello internazionale e soprattutto per giungere a un aumento dell’occupazione della crescita». Un vertice disteso del resto con Casini che cinguetta su Twitter («siamo tutti qui») e pubblica foto sorridenti. Uno dei punti più delicati, il ddl anticorruzione, viene discusso da Liana Milella: cade l’ipotesi di una legge delega, si va verso un emendamento del governo che sarà pronto in un paio di settimane. Introdurrà tre nuovi reati: corruzione tra privati, traffico di influenze illecite, sostituzione della concussione con altre formule, tetti massimi delle pene ampliati. Si riparte anche sulle intercettazioni. E si torna sulla responsabilità civile dei magistrati con il Pdl che accetterebbe una formula meno avanzata di quella fatta passare in Parlamento dai leghisti. Nel retroscena intitolato “L’ultimatum del premier ai leader «Ora voglio un mandato pieno»”, si precisa che al vertice hanno partecipato i ministri Fornero e Passera chiamati ciascuno a dare rassicurazioni sul fronte economico, in modo particolare il secondo garantendo un recupero sui tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione.

IL GIORNALE dedica in prima, taglio alto, il titolo “Vertice Monti-partiti: accordo raggiunto su giustizia e lavoro”. Adalberto Signore all’interno firma “Accordo fatto su giustizia e articolo 18”. «Che le cose sarebbero andate in un certo modo lo si è capito fin dall’inizio. Da quando, poco prima di cena, Pier Ferdinando Casini ha deciso di twittare la fotoricordo del vertice di maggioranza: Mario Monti, Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e il leader Udc in bella posa nei salotti di Palazzo Chigi. Un’istantanea che racconta stati d’animo e intenzioni e molto più della fino a oggi più celebre foto di Vasto (quella con Bersani, Vendola e Di Pietro). Un vertice di maggioranza che, nonostante le tante discussioni sui temi in agenda, parte in discesa. Non solo per l’indizio dell’istantanea che Casini gira in tempo reale (e probabilmente con il placet degli interessati) in rete. Ma anche perché qualche ora prima era stato Berlusconi ad assicurare pubblicamente il sostegno al governo. E, per dirla con Sherlock Holmes, “una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio e due indizi fanno una prova”. Insomma, già alle 20, a vertice appena iniziato, una “mezza prova” di come andrà a finire c’è. La conferma arriva quando sono ormai le 23,30. E da Palazzo Chigi partono le prime veline – ovviamente concordate coi presenti – che raccontano di un sostanziale accordo su tutto». Intesa sull’articolo 18, in tema di giustizia accordi con «in arrivo un emendamento sul ddl corruzione», la rivalutazione del reato di concussione «come chiesto dall’Ocse», passi avanti anche «sulla responsabilità civile dei magistrati» e intercettazioni. «Resta appeso il nodo Rai. Di cui ufficialmente non fa menzione nessuno. Per il Pdl, dunque, un altro punto a favore visto che nelle intenzioni quello di viale Mazzini era un capitolo di cui Alfano non voleva occuparsi. Anche se nella notte anche di questo si sia discusso, trovando comunque un terreno di mediazione».

Non c’è traccia del vertice Monti – partiti sul MANIFESTO di oggi che rimane sull’articolo 18 e il confronto sul mercato del lavoro con due richiami e la vignetta di Vauro. I due omini disegnati come pellerossa del vecchio west, il primo chino sui binari dice: «L’accordo sta arrivando», fulminante la risposta del secondo: «Allora è meglio che cambi posizione». “Monti incassa il sì, «ma non rilassatevi»” titola il richiamo di taglio centrale che riassume “Il governo e le parti social pronti alla firma di un «accordo» che ricalca riga per riga quanto proposto – imposto dal governo fin dal primo giorno (…) La Cgil esclude la minoranza dalla discussione. Monti  – che oggi incontra Marchionne – incassa la resa senza condizioni, ma non si accontenta. E sulle liberalizzazioni: vanno respinti i «pericolosi impulsi al rilassamento»”. Gli articoli sono alle pagine 2 e 3 dove si trova anche un’intervista a Sergio Cofferati che dieci anni fa, viene ricordato nell’articolo «era riuscito a sventare l’assalto berlusconiano alla prima delle tutele per ogni lavoratore». E sempre alle pagine 2 e 3 proseguono due articoli che iniziano in prima pagina: uno di Loris Campetti sull’articolo 18 “Un governo asettico per il lavoro sporco” e un altro di Galapagos dedicato al confronto banche – governo sulla gratuità dei conti correnti dei pensionati “Le banche non vanno in pensione” il titolo di prima che in seconda pagina diventa: “Le banche in rovina per colpa dei pensionati?”. 

IL SOLE 24 ORE apre sull’intesa della notte, puntando l’attenzione “Guida ai nuovi lavori: otto contratti per i giovani”. La sintesi politica “La strategia dei piccoli passi”: «Dal punto di vista di Mario Monti, la promessa di un accordo sul mercato del lavoro ha costituito il miglior viatico al vertice di ieri sera. Ci sarà poi tempo per verificare quanto valga nel merito l’intesa con i sindacati, una volta definita, e quali saranno i suoi costi e la sua portata. Ma sotto il profilo politico la sola impressione che la trattativa stia per concludersi si traduce in un fattore di stabilità. Per essere precisi, maggiore stabilità sul piano interno e un messaggio positivo rivolto agli investitori esteri. In altre parole: sarà pure stata una coincidenza che il vertice fosse convocato proprio ieri sera, quando l’ottimismo sull’accordo aveva preso campo. O magari qualcuno ha pensato che fosse opportuno legare i due momenti, così da sfruttare fino in fondo l’onda lunga di quello che si delinea come un importante successo del governo. Ma, in entrambi i casi, dal tavolo intorno al quale si sono seduti i tre segretari della non-maggioranza parlamentare è scivolata via una delle grane più insidiose. Il che ha rafforzato, si può dire, l’autorità del presidente del Consiglio al cospetto dei tre principali azionisti del patto non scritto che sostiene il governo davanti alle Camere. Alfano, Bersani e Casini. Tutti e tre, ma soprattutto i primi due, bisognosi di ottenere qualche risultato da spendere con i loro elettori e al tempo stesso timorosi di essere delusi dal premier “tecnico”».

ITALIA OGGI, il  quotidiano dei professionisti, propone la sua interpretazione sul vertice di ieri sera a pag 3 nel pezzo “A Monti mandato pieno sul lavoro”.  Strada in discesa sul lavoro ma su Rai e giustizia la partita è aperta.  Su questi due temi «la soluzione adottata dal vertice di palazzo Chigi di procedere per passi graduali tutto sommato non lascia sul campo né sconfitti né vincitori. Semmai qualche feriti da leccare».

AVVENIRE in prima pagina sceglie il titolo “Grandi manovre” per il vertice tra Monti («che si fa trovare con le truppe di ministri schierati al suo fianco, ciascuno con il proprio corposo dossier tra le mani») e ABC. Nel menù dell’incontro anche il fisco, «la portata a sorpresa inserita come digestivo per Alfano e Bersani». Intesa trovata su giustizia e corruzione, con un emendamento in arrivo che correggerà i reati penali che secondo il Pdl troppo si prestano alla discrezionalità dei giudici, mentre sull’articolo 18 il Pdl insiste perché i nuovi ammortizzatori non pesino troppo sulle aziende, preoccupato che «dalla trattativa con le parti sociali Bersani esca troppo pulito». 

«Lavoro e giustizia, c’è l’intesa» è il titolo di apertura de LA STAMPA. All’interno le pagine 2 e 3 sono dedicate al vertice di ieri. Scrive Ugo Magri: «Ricapitolando. In quattro mesi si sono messi d’accordo sulle misure anti-crisi, su quelle per lo sviluppo, sulle liberalizzazioni, sulle semplificazioni. Alla lista delle intese già raggiunte tra “A-B-C” ( Alfano, Bersani, Casini) stanotte se ne sono aggiunte altre due, che sono: il lavoro comprensivo di articolo 18 sui licenziamenti, e un’agenda di riforme impegnative sulla giustizia. Per il momento è rimasta fuori dai patti la Rai, dove si lotta per le poltrone agli amici e agli amici degli amici. Ma perfino su questo si annuncia prossimamente un vertice chez Monti, dove tutto lascia pensare che qualche arrangiamento verrà trovato. Resterà l’attuale “governance” della tivù pubblica, in compenso il premier bilancerà le nomine con mano sapiente in modo da non deludere nessuno. Il Professore si sta rivelando un politico sopraffino nel senso tradizionale del termine. Per cui viene da chiedersi come mai Alfano e Bersani (non Casini, almeno in questo più schietto) rifiutino di considerare «politica» una maggioranza dove la condivisione è praticamente su tutto, compresi quegli argomenti tabù che per anni erano stati terreno di battaglia». Al tema è dedicato anche il corsivo di Mattia Feltri: «Lunga vita al salvifico esecutivo! Cento di questi anni! Poi, un giorno qualsiasi, ormai al sicuro, dichiareranno i tecnici menti inutili».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

GAY
LA REPUBBLICA – Secondo la Cassazione alle coppie omosessuali vanno riconosciuti gli stessi diritti delle famiglie. «È ormai superata la differenza di sesso come presupposto naturalistico del matrimonio». Gay e lesbiche hanno diritto «alla vita familiare» e a vivere liberazione una condizione di coppia con la possibilità, in presenza di «specifiche situazioni», di un «trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata». In appoggio un dossier intitolato “Dal mutuo alle visite in ospedale così per lo Stato i gay sono invisibili”.

IL MANIFESTO  – Apertura a tutta pagina e fotografia per “Matrimonio all’italiana”: “Antonio e Mario, sposati in Olanda da 10 anni, «hanno diritto a una vita familiare», le loro nozze «sono valide ed esistenti, ma non possono produrre effetti giuridici», perché il Parlamento italiano è in deficit di diritti. La storica sentenza della Cassazione nel vuoto della legge” così riassume nel sommario la notizia che viene sviluppata a pagina 5 che si apre con il titolo “Sposi nel nome del diritto «La legge è superata»” che nel fascione grigio osserva “Le nozze tra due coniugi dello stesso sesso sono valide. Le coppie omosessuali hanno diritto a una vita familiare. Rivoluzione in Cassazione. Se non ci arriva il parlamento, tocca ai giudici” a corredo dell’articolo un box su “Europa progressista” con le foto di Hollande, Cameron e Blair e di Schroeder. Di taglio basso, infatti, un articolo intervista a Paola Concia che titola con un’affermazione della deputata «Bersani vada a lezione dalla Spd». IN prima pagina Ida Dominijanni firma “Addio tabù” in cui si afferma che la sentenza: «(…) ricorda a Mario Monti e ai suoi sponsor che l’Europa esiste in materia di diritti fondamentali e non solo di debito, smonta il teorema naturalistico che pone, e impone, il legame eterosessule come condicio sine qua del matrimonio e della famiglia (…)» e conclude: «Dopo la sentenza della Cassazione già se ne sentono di tutti i colori: dal ministro della famiglia Riccardi che se ne lava le mani (“è materia del parlamento”) al Pd che commenta e non commenta. Voci più ciniche da destra, dopo la risoluzione di Strasburgo, ricordano a Monti che il riconoscimento delle coppie omosessuali costa troppo, in pensioni e previdenza: viva la faccia (…)».

AVVENIRE – La sentenza della Cassazione che ieri ha rifiutato la trascrizione in Italia di un matrimonio tra due uomini celebrato in Olanda ma allo stesso tempo ha sostenuto il «diritto alla vita familiare» e auspicato in determinati casi anche un «omogeneo trattamento» anche per le coppie dello stesso sesso è definita da AVVENIRE come l’ennesima «sentenza creativa». La Cassazione invece è «fuori strada». Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale preferisce sottolineare come anche la Cassazione non abbia potuto fare altro che ribadire «che non c’è un diritto fondamentale a contrarre matrimonio da parte di persone dello stesso sesso» e respinge la richiesta di portare la materia in Europa, poiché «ogni Stato membro è libero di stabilire se sia ammissibile o no un matrimonio tra gay». Il problema secondo lui è che la Cassazione travalica il suo compito di interprete del diritto vigente per fare una «valutazione culturale e pretendere di farsi interprete della sensibilità sociale, ma questo non è il suo compito». 

COOPERATIVE
AVVENIRE – Una pagina da Venezia, che ospita la conferenza internazionale promossa da Euricse e che lancia l’appello: «salvate le cooperative che salvano l’Europa». In dieci anni le cooperative sono passate da rappresentare il 2,6 del Pil al 7,7% di oggi, ha detto Luigi Marino: «Le coop battono la crisi grazie alla flessibilità derivante dal mutualismo». 

AFGHANISTAN
IL MANIFESTO – Richiamo con foto di Karzai nella parte bassa della prima pagina. “Karzai a Obama: troppe stragi, via la Nato nel 2013” “Kabul accelera l’uscita delle truppe straniere, prevista per il 2014, dopo i massacri fatti dai marine. I talebani: colloqui sospesi. La conferma: attentato contro Panetta” si legge nel richiamo che rinvia a pagina 8 che si apre con un eloquente titolo: “Karzai fa il duro: «Yankee go home»

DISABILI
ITALIA OGGI – On line le istanze sulla sospensione degli obblighi di assunzioni di disabili. A pag 27, il pezzo “Quota disabili, sospensioni on line” fa il punto sulla nota del ministero sulle novità introdotto dal decreto semplificazioni (n.5/2012).

VITTORIO ARRIGONI
CORRIERE DELLA SERA – “Arrigoni, vittima dimenticata di un processo farsa” scrive Francesco Battistini a pagina 19: “In piedi, entra la corte. Anzi no. Fra un mese sarà il primo anniversario della morte di Vittorio «Vik» Arrigoni, il pacifista che viveva a Gaza e che nello spazio d’una mezza giornata fu rapito, picchiato, videoripreso e subito strangolato col fil di ferro da un gruppo di salafiti fanatici. Da sei mesi e una dozzina d’udienze, il processo ai quattro imputati è impantanato nelle procedure della corte militare di Hamas, nel silenzio quasi totale dei media, nel disinteresse generale dell’opinione pubblica. Gli assassini hanno confessato, tutti. E se a Gaza di solito basta mezz’ora di processo per infliggere un’impiccagione, qui la si tira per le lunghe e senza ragioni evidenti”.

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