Cultura

Maggiani: l’Arci? è un ghetto

L'intervento dello scrittore Maurizio Maggiani, ex presidente regionale, al congresso dell'Arci di Genova. Oggi, ultimo giorno dei lavori, gli interventi dei delegati e le conclusioni

di Mario Pesce

Ha ricevuto molti applausi l’intervento di Maurizio Maggiani durante il congresso dell’Arci di Genova, iniziato giovedì sera. Lo scrittore, che è stato in passato presidente dell’Arci Liguria, ha concluso la serata di apertura esponendo con il consueto stile la sua idea dell’associazione.
“L’Arci è un ghetto…” ha esordito, lanciando l’immagine dei circoli Arci come di una periferia, lasciata libera di crescere e di svilupparsi perchè, in realtà, a nessuno importava di ciò che vi succedeva. Ma una “periferia feconda” dalla quale sono poi usciti parecchi giovani, parecchie persone che poi si sono ritrovate a Genova e a Firenze. “Quando c’era la peste” ha proseguito “la gente si rifugiava nei ghetti, e lì poteva continuare a vivere… vivere, non sopravvivere”
l’intervento di Maggiani veniva dopo altri contributi che avevano invece messo l’accento sul ruolo avuto dall’Arci nella “difesa delle diversità e di una cultura dell’opposizione” (Tortorella), e del legame dell’associazione con la Resistenza (Deodati). Dal sindaco e dall’assessore alla città educativa Borzani sono venuti invece indicazioni a partire dal titolo del congresso “Partecipiamo la città”: una città che ha bisogno di “una nuova partecipazione sociale, e di luoghi di riflessione che non coincidano coi luoghi delle scelte”. “L’amministrazione è solo un co-protagonista”, occorre trovare schemi che permettano a questa, alle associazioni e alla società civile di confrontarsi sulla città.
Oggi alle 9.00, sempre presso l’Auditorium Montale del teatro Carlo Felice a Genova i lavori conclusivi del congresso, che termineranno intorno alle 18.00 con le considerazioni finali e l’elezione del nuovo direttivo.

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