Welfare

Mafie, è ora di tentare l’impresa (sociale)

È sempre più di primo piano il ruolo della cooperazione nella grande sfida per la legalità che si combatte a Mezzogiorno. Come dimostra la mobilitazione nella Locride.

di Luca Zanfei

Sembra davvero iniziata una nuova era per la lotta alle mafie e all?illegalità diffusa. Lo scarto rispetto al passato non sta semplicemente nell?incremento degli arresti, ma piuttosto nel nuovo ruolo che sta giocando la classe imprenditoriale e finanziaria. L?out out di Confindustria sul pizzo, il pacchetto per il Sud presentato insieme ai sindacati e il protocollo anti usura appena firmato da Prefettura di Palermo e Abi lanciano un messaggio inequivocabile: ora la partita si gioca sul campo dell?economia, cioè proprio sul terreno più permeabile all?illegalità.

Convinzione che da tempo ha mosso la riorganizzazione interna della società civile culminata nella giornata di Locri e, soprattutto, nella grande mobilitazione attorno all??alleanza per la Locride?. Una testimonianza dell?impegno proficuo nel campo della legalità che proprio nella Locride ha permesso la nascita di un sistema socio-economico ?pulito? e che oggi acquista un significato diverso perché fondato su una collaborazione trasversale a tutto il mondo cooperativo. «In tessuti economici deboli, sfiancati dalla criminalità organizzata», sottolinea Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel, «la cooperazione risponde alle istanze di cambiamento, creando un clima di fiducia che si trasforma in vera e propria difesa della stessa azione cooperativa. Garantendo in questo modo la stabilità e la diffusione di un sistema di produzione più legale».

Appalti puliti
La collaborazione tra le associazioni di settore è stata anche fonte d?ispirazione per il protocollo firmato con il ministero del Lavoro da Legacoop e le altre organizzazioni cooperative. Un accordo nato allo scopo di contrastare, con controlli più stringenti, i fenomeni delle cooperative spurie e dei contratti pirata, «che soprattutto nel Mezzogiorno hanno pesanti effetti distorsivi del mercato danneggiando gravemente l?immagine di tante cooperative che agiscono nel rispetto della legge e dei propri principi», ha spiegato il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti. Un impegno che ha spinto anche Cgm a rivolgere la propria attenzione verso quelle forme di rapporto con la pubblica committenza che spesso sono foriere di comportamenti e dinamiche illegali. «La pratica diffusa degli appalti al massimo ribasso generano precarietà, mina la stabilità del sistema economico e crea le premesse per forme di illegalità», chiarisce Mauro Maurino, consigliere delegato di Cgm. «Oggi la cooperazione deve avviare un dibattito su queste tematiche che non riguardano solo il Sud ma tutto il Paese. Invece di lamentarsi di una maggiore o minore concorrenza, dovremmo farci promotori di un nuovo modo di intendere i rapporti economici e di un sistema di regole senza il quale non può esserci né sviluppo né legalità».

Ma al di là degli intenti e delle azioni legislative, oggi l?obiettivo immediato è quello di stringere le maglie della rete presente sul territorio per dare stabilità al sistema di attivazione locale che finora ha visto in Libera uno degli attori principali. Puntando sulla rete, l?associazione di don Luigi Ciotti ha promosso la costituzione di cinque consorzi di Comuni nelle province di Palermo, Napoli, Agrigento, Trapani e Caserta. Un?aggregazione di enti locali che ha facilitato l?assegnazione di oltre 700 ettari di terreni e un quarantina tra appartamenti, ville e locali: destinazioni che senza l?apporto della rete si sarebbero probabilmente bloccate a causa del profondo isolamento patito dalle amministrazioni in zone ad alto tasso mafioso.

Sfida imprenditoriale
Ora però la questione è capire come supportare efficacemente l?attività imprenditoriale delle cooperative che gestiscono buona parte di quei beni. A oggi, grazie ai circa due milioni di euro messi a disposizione da Coopfond e Unipol e alle reti di distribuzione garantite dall?agenzia Cooperare con libera terra, tre delle più importanti cooperative – Placido Rizzotto, Pio La Torre, Lavorare e non solo – hanno visto crescere del 35% rispetto al 2006 le vendite di vino e pasta della legalità, fatturando complessivamente 1,5 milioni di euro.

Ma il vero problema è stabilizzare questo tipo di commercio in zone difficili da permeare. «Oggi la vendite dei prodotti di Libera terra sono concentrate per il 90% nel Nord del Paese dove la cooperazione ha più storia ed è più semplice creare canali distributivi e promuovere punti vendita disposti a commerciare questi prodotti», spiega Giampiero Calzolari, presidente di Cooperare con libera terra. «Al Sud per ovvi motivi ancora si incontrano seri problemi».

In più c?è da risolvere il nodo della tenuta imprenditoriale delle stesse cooperative che, anche per il complesso meccanismo dei bandi di assegnazione dei beni, riescono a inserire quote di soggetti a rischio ma scontano la mancanza di una vera struttura manageriale. «Per la maggior parte si tratta di organizzazioni neonate e quindi ancora in fase di patrimonializzazione», puntualizza Calzolari. «Ora il prossimo passo sarà quello di fornire strumenti manageriali che possano garantire una reale sostenibilità economica a queste realtà».

Un primo passo potrebbe essere ampliare il concetto di rete anche al profit, implementando le esperienze già avviate da Libera con alcune aziende agricole private. Eventualità che Vincenzo Linarello però accetta con riserve: «Sarebbe auspicabile e redditizia una collaborazione con imprese private e in qualche modo la stiamo già tentando», spiega, «ma il problema è che c?è bisogno di vere e proprie azioni imprenditoriali antimafia e non solo di proclami, come finora sento fare a Confindustria».

L’EVENTO
Legacoop a Corleone. Nella villa di Totò Riina per rinnovare l?impegno contro la criminalità organizzata: l?incontro organizzato ad aprile nell?immobile, ora assegnato alla coop Pio La Torre, è stato per Legacoop un?occasione importante per rilanciare l?idea di un fronte comune della cooperazione nella lotta alle mafie. Dopo le attività di sostegno economico a Libera terra, ora l?obiettivo è organizzare un?offensiva fatta di sensibilizzazione nelle scuole e sul territorio, lotta al racket e soprattutto pressione istituzionale per l?approvazione di leggi e misure di contrasto alle mafie e all?illegalità. «Chiediamo che il prossimo Parlamento», ha detto il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, «possa prendere tutte le iniziative volte a superare quelle normative che rendono difficile il pieno utilizzo a fini produttivi dei patrimoni confiscati». Ma è al mondo imprenditoriale che è diretto il messaggio più importante: «Per consentire al Mezzogiorno di svilupparsi, occorre un impegno straordinario per affermare la cultura della legalità».

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