Non profit

Mafia, il piano del Governo

Dieci punti per contrastare la criminalità, polemica sugli immigrati

di Franco Bomprezzi

Lotta alla mafia in dieci punti, il Governo si riunisce in Calabria per sottolineare il proprio impegno, la Confindustria annuncia regole durissime per chi accetta di pagare il pizzo, ma una frase di Berlusconi sugli immigrati è la nota stonata della giornata di ieri. Ecco come i giornali hanno raccontato il nuovo piano.

Il CORRIERE DELLA SERA apre con “Un piano contro la mafia”. In rilievo anche l’impegno di Confindustria: “Fuori chi non denuncia il pizzo». Il piano consta di dieci punti che saranno contenuti in un disegno di legge, eccetto la costituzione dell’Agenzia nazionale che gestirà i beni sequestrati alla criminalità organizzata per cui il governo ha scelto la strada del decreto legge. Questi in sintesi i punti: 1.Agenzia per le confische, 2.codice antimafia, 3. più poteri alla Dia, 4.illeciti sui rifiuti alla Dda, 5.Aiuti alle vittime di usura, 6.Mappa delle mafie, 7.Vigilanza sugli appalti, 8.Sequestri all’estero, 9.Operazioni sotto copertura, 10. Piano contro il lavoro nero. Nel titolo di pag 2 il CORRIERE tiene assieme il piano con l’uscita di Berlusconi sugli irregolari («la riduzione degli extracomunitari significa meno forze nelle schiere della criminalità»): “Lotta ai boss in dieci punti. Lite sui clandestini”. Su questo tema il giornale sente il sociologo Marzio Barbagli che dice: I clandestini «Fanno più borseggi e meno rapine degli italiani». Il pezzo è molto documentato: «Il reato più tipico è lo spaccio e il traffico di droga: per il 92/94% è compiuto da immigrati entrati senza permesso. Proprio quelli che il governo voleva colpire». La pag. 3 è invece appaltata all’impegno di Confindustria che ieri ha approvato i codici etici delle associazioni del Mezzogiorno. Oggi abbiamo fatto una delibera in cui tutte le associazioni territoriali del Mezzogiorno hanno preso una decisione molto importante: l’obbligo di denuncia degli imprenditori che vengono vessati dalla mafia e l’obbligo di sospensione o espulsione, dalla Confindustria», di aziende che non denunciano. Si tratta, ha aggiunto Marcegaglia, di «una decisione che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità». Anche sulle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri «non possiamo che apprezzare la volontà di fare una battaglia forte da questo punto di vista». In taglio basso Ivan Lo Bello, il numero uno di Confindustria Sicilia che per primo aveva adottato la norma dice: “«In Sicilia ha funzionato, più aziende si rivolgono alla Stato»”. 

“Berlusconi contro gli immigrati «I reati aumentano per colpa loro»”: LA REPUBBLICA più che al piano anti-mafia bada all’uscita del premier. I servizi da pagina 2 a pagina 4: «Una riduzione degli extracomunitari significa meno forze che vanno ad ingrossare le schiere delle criminalità» ha spiegato Berlusconi, nella conferenza stampa dopo il Cdm a Reggio Calabria, la città che ospiterà l’Agenzia per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’aggressione al patrimonio dei mafiosi è del resto il perno della strategia del nuovo piano antimafia. Oltre a un pezzo che riferisce delle reazioni assai critiche dell’opposizione sulla frase anti-immigrati (Bersani:   «una frase così ci mette fuori da qualsiasi contesto europeo»), LA REPUBBLICA riferisce della decisione di Confindustria (fuori dall’associazione chi paga il pizzo; una decisione presa all’unanimità e fortemente voluta da Emma Marcegaglia) e, nel dossier, fa i conti degli affari criminali. “Italia al primo posto nel G5 delle mafie”. Che gestiscono da noi 112 miliardi l’anno (in Usa sono 310). Le nostre mafie sono le più potenti (seguite da quelle cinesi, giapponesi, russe e sudamericane). È quanto emerge da una analisi indipendente realizzata dal Global Agenda Council on Illicit Trade promosso da World Economic Forum. Ogni giorno nel mondo ci sono almeno 2 milioni e 400mila persone che sono oggetto di traffici illeciti. Dice Sandro Calvani, presidente del Council:  «mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno il monopolio dell’importazione di stupefacenti in Italia e sono leader assoluti nella distribuzione di prodotti contraffatti in Europa e nell’area del Mediterraneo… Sono rapidissime nel riciclaggio di denaro sporco in affari leciti, spesso immobiliari o commerciali, in Italia e all’estero». Assai esplicativa la tabella di fianco: in cima alle attività più remunerative per le mafie mondiali, i crimini finanziari (fatturato 1600 miliardi di dollari), poi la contraffazione (401), le droghe (393) i crimini transnazionali (332) e il sesso (202).

IL GIORNALE mette in evidenza l’equazione di Berlusconi: «Meno clandestini, meno crimini» che, vuoi perché ricorda uno slogan tormentone vuoi perché la formula è in ogni caso efficace, suscita reazioni o invita alla battuta. Fra queste quella della senatrice Pd Angela Finocchiaro che dice: «Meno premier, meno crimini». E che diventa quasi un caso. «L’uscita della Finocchiaro ha solo posto il sigillo di violenza verbale a una giornata densa di attacchi a colpi di sciabola contro Berlusconi. Dalla Turco: «Da Berlusconi, parole volgari» all’IdV Donadi « Due volte bugiardo». Ma almeno la Finocchiaro ha avuto il buon gusto  di chiedere scusa: «La mia dichiarazione è stata infelice e di questo mi scuso. Ma paragonare gli immigrati ai criminali è un fatto odioso». IL GIORNALE a questo punto pubblica la notizia relativa a una ricerca di Marzio Barbagli sociologo di Bologna che ha evidenziato come ci sia un legame statistico fra immigrazione irregolare e delinquenza. Ma quello che il quotidiano mette in evidenza  è il commento di Barbagli ai risultati del suo studio. «Ero condizionato  dalle mie posizioni di uomo di sinistra. Eppure i numeri sono abbastanza  inequivocabili. Gli immigrati sono solo il 6% degli abitanti, ma i reati a loro ascrivibili sono molti di più. Il 40% delle violenze carnali, il 24% degli omicidi, il 32% dei tentati omicidi e quasi la metà dei furti». Al di là di questo IL GIORNALE annuncia che «Arriva il codice antimafia dove per la prima volta una legge citerà la ‘ndrangheta».

Parità di spazio, per il SOLE24ORE, al piano del governo contro la mafia e alle dichiarazioni di Emma Marcegaglia sugli imprenditori che non denunciano il racket: una pagina a testa. Interessante un corsivo di commento, intitolato “Cosa nostra nell’angolo”: «C’è una retorica dell’antimafia e c’è una pratica dell’antimafia», esordisce il pezzo, lodando ovviamente l’iniziativa di Confindustria, perché «il principio che la mafia si sconfigge insieme, spesso confinato nella retorica, è finalmente pratica» grazie alle imprese. Il loro «codice associativo» è «un monito a chi dovesse ancora pensare che il miglior modo di fare impresa nel Mezzogiorno è quello di convivere con l’economia criminale». Anzi è vero il contrario: «non possono esserci sviluppo e crescita dove le organizzazioni criminali inquinano l’economia. Non è perciò eroismo quello che si chiede agli imprenditori. È una strategia civile di sopravvivenza. Perché l’impresa che convive con la mafia è già morta».

ITALIA OGGI dedica al piano antimafia un articolo a pagina 3. “Il governo mira al tesoro mafioso” a firma di Roberto Miliacca spiega «la filosofia alla base del piano anti-mafia varato ieri dal governo» che si riassume in un concetto: «per combattere la mafia bisogna aggredire il patrimonio dei mafiosi». Un pacchetto in dieci punti illustrati dal premier. «“Nei soli 20 mesi del governo Berlusconi sono stati sequestrati 12mila beni, per un valore di circa 7 miliardi di euro”, ha detto il ministro dell’interno Roberto Maroni». Uno dei punti più interessanti riguarda gli appalti «”Una novità molto importante riguarda la possibilità per le aziende di avere una black list in modo da non dover fare indagini e di sapere già a chi poter dare appalti evitando che ci siano infiltrazioni mafiose”, ha spiegato il premier. E poi ci sarà una white list e la tracciabilità dei pagamenti, per tenere sotto controllo i flussi di cassa e impedire che, a forza di subappalti, le somme arrivino a società appartenenti alla criminalità». 

Una grande foto con Berlusconi, Maroni e alle spalle dei due Bossi domina la prima pagina del MANIFESTO che titola: «Premier di razza». Nel sommario si legge: «”Meno extracomunitari, meno criminali”. A Raggio Calabria Berlusconi presenta il “piano straordinario” contro la mafia e apre la campagna elettorale in salsa leghista. Mentre al senato la maggioranza dice no al permesso di soggiorno per gli immigrati sfruttati sul lavoro. L’opposizione alza la voce. L’Onu: l’equazione del premier rattrista». Fulminante la vignetta di Vauro dal titolo “Immigrati”. Nel disegno due immigrati con il primo che dice: “Berlusconi dice che siamo delinquenti” e l’altro alzando le braccia in segno di giubilo risponde «Wow allora ci porterà tutti in Parlamento». Sul tema anche il commento di Enrico Pugliese: «Le colpe rovesciate» che ricorda i fatti di cento anni fa a Aigues-Mortes, il massacro in Provenza di dieci italiani immigrati in Francia «(…) se guardiamo le parti in causa e il ruolo giocato da gruppi sociali e istituzioni, le analogie sono incredibili. A Aigues-Mortes come a Rosarno le condizioni in cui vivono gli immigrati sono di assoluta miseria e invivibilità. In ambedue i casi il livello di sfruttamento dei migranti è enorme e, non a caso, in ambedue i casi ci sono i caporali (…) Inoltre gli italiani vengono rappresentati dalla stampa e dall’opinione pubblica come sono rappresentati oggi gli immigrati di Rosarno», conclusioni: «La lezione che si può ricavare è che l’aver sofferto ieri come emigranti non ci aiuta ad avere solidarietà per gli immigrati di oggi (…) I governanti dovrebbero lanciare messaggi sdrammatizzanti e di solidarietà. L’opposto di quello che ha fatto Berlusconi ieri». Ai restanti punti del cdm a Reggio Calabria un articolo riassuntivo intitolato «Il governo promette: “Un piano in dieci punti per combattere la mafia».

“Lavoro meno nero. E pizzo espulso”. È questo il titolo di apertura di AVVENIRE dedicato alle misure del Governo contro le mafie. Il quotidiano della Cei era stato quello che all’indomani di Rosarno aveva denunciato gli strani dati Inps, che avevano migliaia di posizioni previdenziali aperte tra i cittadini di Rosarno e meno di dieci tra i lavoratoti stranieri. Il commento della decisione del Governo è stato affidato a Francesco Riccardi. Titolo: “la direzione è giusta. I prossimi passi lo siano”. Scrive Riccardi: «Con i 550 ispettori sguinzagliati nelle campagne e nei cantieri di Calabria, Puglia, Campania e Sicilia, lo Stato torna finalmente ad aprire gli occhi sulla realtà di sfruttamento e di degrado connesso al lavoro irregolare. Riafferma una presenza, ribadisce che non esistono “zone franche”, ripristina la sovranità della legge. È qualcosa che deve stare a cuore a tutti i cittadini non per un’astratta idea della “legalità”, d’un burocratico rispetto di regole e doveri fiscali, che qualcuno potrebbe ritenere eccessivi o intralcianti l’attività economica. Ma per il fatto – sostanziale – che attraverso l’osservanza delle leggi, dei contratti di lavoro, delle norme fiscali e previdenziali si garantisce anzitutto la salvaguardia della vita delle persone, la loro dignità. E poi il corretto sviluppo delle comunità, il benessere dei cittadini. Forse è bene ricordarlo: il lavoro nero uccide e distrugge». Interessante la conclusione dell’editoriale di Riccardi, che stigmatizza la disgraziata uscita del premier sugli immigrati: «Ma, se di giustizia stiamo parlando, c’è un ultimo aspetto che non si può eludere: non si può porre sullo stesso piano sfruttatori e sfruttati: comminare qualche sanzione agli imprenditori, che rifiutano la legge, ed espellere gli immigrati, perché entrati in maniera scorretta nel Paese. Un’operazione di «regolarizzazione» definitiva degli uni e degli altri si impone. Va pensata e soprattutto ben costruita». Sull’uscita di Berlusconi AVVENIRE torna anche in cronaca: «Ma nel presentare questa nuova azione di contrasto ai lavoratori irregolari Silvio Berlusconi “incappa” in un’equazione che scatena l’ennesimo putiferio con le opposizioni. Il premier, rivendicando che i risultati ottenuti finora dal governo in questo campo “sono molto positivi”, nella conferenza stampa a Reggio Calabria ha aggiunto che una “riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali”. Una tesi che è motivo ricorrente nelle argomentazioni leghiste, ma che finora il presidente del Consiglio non aveva mai condiviso in una dichiarazione ufficiale». 

LA STAMPA apre il giornale sulle dichiarazioni di Berlusconi di ieri sugli immigrati a margine della presentazione del piano anti-mafia “Berlusconi: meno crimini, riducendo gli immigrati”. A pag. 3 intervista a Marzio Barbagli, professore di sociologia all’Università di Bologna. Che sostiene che il reato di immigrazione clandestina «è servito a poco: i dati sui reati più frequentemente commessi dagli irregolari come lo spaccio o la detenzione di stupefacenti ci fanno capire molto chiaramente che il numero degli irregolari non è calato, anzi. Fino a metà del 2009 si rimpatriavano da 90 a 100 mila persone, si chiamano i “rintracciati”. Sono persone emerse perché in base a controlli effettuati da magistratura e forze dell’ordine si pensava che avessero commesso attività illecite. Di questo enorme numero negli ultimi anni si è effettivamente riusciti a mandare ai Paesi d’origine solo il 25% dei rintracciati .Ci sono problemi legati al sistema di rimpatrio. C’è bisogno di tempo per fare gli accertamenti. Molti non danno le loro generalità oppure le danno false. Altri non dicono da dove arrivano. Ci sarebbe bisogno di accordi tra l’Italia e i Paesi di provenienza per rendere più rapide le procedure. C’è stato un periodo in cui il sistema funzionava meglio. Quando il centrosinistra introdusse i Centri di Permanenza Temporanea si riusciva a rimpatriarne il 50%. Poi i centri hanno perso incisività, ora hanno cambiato nome e in parte la fisionomia ma le cose non sembrano andare molto meglio». Aggiunge Barbagli che «la nostra è un’economia che ha caratteristiche strutturali che favoriscono l’immigrazione irregolare. Si basa sul lavoro nero e non esistono controlli. Le norme ci sono, ma nessuno le fa rispettare». Quale potrebbe essere una soluzione? «Moltiplicare per mille i controlli. Rendere più severe le pene per gli imprenditori che sfruttano i lavoratori in nero ma lasciando che le conseguenze di questa pratica illegale siano tutte a carico dei lavoratori. E poi fare una politica attiva dell’immigrazione senza passare da una sanatoria all’altra».

E inoltre sui giornali di oggi:

CACCIA
IL GIORNALE – “Vince la lobby del fucile, ma così perde l’Italia”. IL GIORNALE avverte: «Si vuole permettere di cacciare i volatili tutto l’anno. Prepariamoci a una pioggia di multe alla Ue e a curare escursionisti impallinati». Ancora «La stagione venatoria  va da settembre a gennaio. Ma per le lobby degli armieri più di quella dei cacciatori, cinque mesi di pausa sono troppi. Ma l’emendamento è passato a dispetto del parere  dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, del parere dello stesso ministro Ronchi. Le regioni potranno decidere che a febbraio si continui a cacciare e che lo si potrà fare anche in agosto». Danilo Selvaggi della Lipu annuncia del rischio che turisti potrebbero essere impallinati.

DAVOS
SOLE24ORE – “Bill Clinton chiede soldi per Haiti, platea fredda” è il titolo di un articolo che dà conto dell’intervento di ieri di Clinton a Davos. Al summit è stato allestito un apposito stand, curato da Onu, Clinton Global Initiative e fondazione Schwab per raccogliere le adesioni di imprese e istituzioni finanziarie intenzione a investire per la ricostruzione di Haiti. Peccato che anche dopo il discorso di Clinton il chiosco rimanga quasi deserto…

IL MANIFESTO – Sotto il grande titolo «I padroni della crisi» Galapagos firma il commento ( a pagina 7) «Chiude Davos senza risultati». «Da domani, tutti a casa: anche per quest’anno il World economic forum di Davos viene archiviato senza risultati concreti. Come lo scorso anno (…) Ora il peggio sembra alle spalle, ma non c’è ottimismo: “crescita modesta” sostiene Trichet. E, ancora una volta, tutti in ordine sparso. L’unica novità è la “provocazione” lanciata da Obama sulle banche, accusate di essere troppo grandi per lasciarle fallire senza disastrose conseguenze sul sistema sociale (…)» E dopo aver illustrato le posizioni diverse di Bce, Europa con le varie declinazioni nazionali, Cina… la conclusione è: «Insomma tutti in ordine sparso».

OBAMA
AVVENIRE – Richiamo in prima e pagina intera all’interno per il discorso del presidente americano che ammette gli errori di questo primo anno alla Casa Bianca. «“Io non mollo”, ha esclamato nel suo discorso al Congresso sullo stato dell’Unione ieri. Dinnanzi alle difficoltà della sua ambiziosa agenda su riforma sanitaria e cambiamenti climatici, il presidente Usa ha usato il tradizionale discorso per risintonizzarsi con i problemi dell’americano medio, focalizzati essenzialmente sulla debolezza dell’economia e sulla disoccupazione con tassi ormai a due cifre. Obama ha cercato di mostrare agli americani che capisce e condivide il loro dolore, prendendo tempo per rinsaldare la sua amministrazione. “Il lavoro deve essere il nostro primo focus nel 2010”, ha detto al Congresso dove molti democratici temono di perdere il seggio nelle elezioni previste a Novembre. Nonostante abbia segnalato un cambiamento di priorità nella sua agenda, portando in testa l’economia, il presidente non ha ammesso la sconfitta dei suoi sforzi per portare avanti la riforma sanitaria e trovare un consenso bipartisan sul fronte del cambiamento climatico».

HAITI
L’ESPRESSO –  Scontro Agire-Croce Rossa Italiana sui soldi per gli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto del 12 gennaio scorso. A farne le spese, tra gli altri, mamma RAI: rea secondo l’ente di emergenze più antico del mondo (e commissariato dal governo un anno fa), di aver in qualche modo – seppur involontariamente – favorito il network che riunisce 13 organizzazioni non governative, al secolo: Agire.  «Non esiste nessun network o consorzio di associazioni umanitarie e di onlus che abbia il compito di coordinare gli aiuti». Il riferimento è chiaro. A lanciare la velata accusa è proprio la Croce Rossa. Dietrofront quindi della RAI che da qualche giorno ospita appelli televisivi targati Cri. Anche se oramai il dado è tratto: il momento più redditizio della raccolta fondi è passato. Tutto questo succede a pagina 78 e 79 de L’ESPRESSO, taglio basso, a firma Gianluca di Feo e Vittorio Malaguti.

GREEN ECONOMY
LA STAMPA – Reportage dal Canada di Giordano Stabile “L’America verde? Si chiama Canada – A Toronto, la città-laboratorio con un solo slogan: «Ricerca, ricerca, ricerca» Dalla piastrella-solare alle turbine eoliche di ultima generazione, il futuro è qui”. «I cambiamenti climatici i canadesi guardano più come a un’occasione di business che come a una minaccia. Hanno fiutato l’affare e da quando Obama ha pronunciato il suo discorso d’insediamento hanno spinto come pazzi l’acceleratore sulle tecnologie verdi. Ora, dopo che mercoledì sera il presidente americano ha rilanciato la sua «riforma energetica», sanno di averci visto giusto e vogliono essere leader su un mercato che da nicchia è destinato a essere la locomotiva della futura ripresa, quando arriverà».

AFGHANISTAN
CORRIERE DELLA SERA – A Londra l’Onu e 70 governi siglano una road map per gestire la transizione. I rappresentanti di 70 Paesi hanno benedetto il processo di riconciliazione nazionale che dovrebbe recuperare i talebani moderati e creare i presupposti per il ritiro completo delle truppe straniere entro 5 anni. Il presidente Hamid Karzai ha ribadito la volontà di «tendere la mano a tutti» gli afghani, «soprattutto ai fratelli disillusi» che si sono schierato con gli studenti coranici. Per il loro reintegro nella società si attingerà a un fondo fiduciario che potrebbe arrivare a un miliardo di euro, ha spiegato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Nel documento finale della Conferenza alla Lancaster House si promette «un posto dignitoso nella società a coloro che rinunceranno alla violenza, parteciperanno alla società civile e rispetteranno i principi della costituzione afghana, taglieranno i propri legami con al Qaeda e altri gruppi terroristici e perseguiranno i propri obiettivi politici in maniera pacifica». Anche Hillary Clinton apre definitivamente alle trattative con i talebani. Duro il commento di Franco Venturini: “La Nato punta a comprare i nemici che non può battere”: «Se non riesci a combattere il tuo nemico, compralo. Fedeli a questa antica ricetta, i Paesi impegnati in prima linea in Afghanistan  (e l’Italia è fra questi) hanno disegnato ieri a Londra il più importante cambiamento di strategia degli ultimi anni…».

PROCESSO BREVE
IL MANIFESTO – Le ricadute del ddl sul processo breve all’Aquila sono al centro dell’articolo intitolato «Un terremoto per la giustizia», intervista a Simona Giannelli, legale di familiari delle vittime della Casa dello Studente, intervenuta all’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani al ridotto del teatro comunale dell’Aquila. L’avvocato Giannelli ricorda che per i reati ipotizzati per il crollo della Casa dello Studente che prevedono pene fino a 10 anni «(…) secondo il ddl, il processo di primo grado si deve concludere entro due anni, altrimenti viene dichiarato estinto. Ora noi non sappiamo se il processo che si apre garantirà o no una sentenza, ma è lecito essere allarmati perché essendoci molti indagati probabilmente si tratterà di un processo con molti imputati. Ci sono anche tante parti civili e una ricca e articolazione di perizie e controperizie (…)».

EUTANASIA
LA STAMPA – “In viaggio verso la dolce morte”. L’annuncio di Pietro, fratello di Salvatore Crisafulli, paraplegico immobilizzato: “Partirò per il Belgio con un camper domenica prossima, lì c’è una struttura pronta a farlo morire con una iniezione, non soffrirà, morirà nel sonno”.  L’eutanasia come estrema, drammatica forma di protesta per richiamare l’attenzione delle istituzioni su questo pietoso caso, un grido d’aiuto lanciato da chi, già in passato, aveva chiesto con gesti altrettanto clamorosi aiuto e assistenza per il fratello. Salvatore Crisafulli, 45 anni, nel settembre 2003 fu coinvolto in un incidente stradale che lo ridusse in fin di vita. Rimase in coma due anni poi si svegliò: ma i danni cerebrali erano talmente gravi da costringerlo a una vita semi-vegetale, bloccato in un letto e assistito giorno e notte dai familiari in un piccolo appartamento nel centro di Catania. (…) Oggi Pietro spiega che “non è una battaglia per la morte ma per la vita”, implicitamente ammettendo che l’eutanasia annunciata ha il reale obiettivo di scuotere le istituzioni e costringerle a prendere in considerazione il caso del fratello. Si rivolge in particolare a Berlusconi, al governatore Lombardo e all’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo». 

VENEZIA
ITALIA OGGI – “A Venezia il doge sarà manager” di Alessandra Ricciardi analizza il programma presentato online da Renato Brunetta per la corsa a sindaco di Venezia. «Servono dieci anni di tempo, due mandati, e 25 miliardi di euro di investimento. Il ministro dimostra, con il programma elettorale lanciato ieri dal suo sito, come reperire, dove investire e con quali effetti per l’occupazione e lo sviluppo della Laguna». Il programma si chiama “La Grande Venezia” e « a scorrerlo, non parla politichese ma ha un taglio prettamente manageriale: poche parole, molti grafici». Ingenti gli investimenti stimati «25 miliardi di euro, da reperire nell’arco di un decennio: 15 miliardi in infrastrutture, finanziabili attraverso risorse europee, statali, regionale e locali, ma anche private, ovvero la finanza di progetto. E poi 10 miliardi per la riqualificazione e la manutenzione urbana, per gli insediamenti produttivi e l’edilizia residenziale sociale. Tra le fonti di finanziamento, la vendita di alcuni immobili pubblici. Si stima una nuova occupazione tra le 45 mila e le 50 mila unità».


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