Cultura
Mafia e tifo in Serie A. Le colpe dei media
Dopo il derby di Milano perso malamente molti giornali, sportivi e non, hanno dato risalto al fatto che la società rossonera avrebbe perso l'appoggio della propria Curva. Tutti prodighi nel riportare le parole di uno dei capi del tifo organizzato milanista, Luca Lucci detto “Toro”. Nessuno però che abbia voluto ricordare, proprio all'indomani della puntata di Report dedicata alla Juventus, chi sia davvero questo signore
Il mondo del calcio italiano è in un coma profondo da cui fatica a destarsi. No, la difficoltà non riguarda l'incapacità di attirare nuovi talenti, grandi campioni o di crescere calciatori di livello che facciano tornare la Nazionale Italiana una squadra di livello. Purtroppo è una questione che non ha a che fare con il campo e con lo sport.
A ricordarlo è stata solo ieri sera la trasmissione Rai Report che ha mandato in onda un'inchiesta in cui rivelava le relazioni tra ultras, mafia calabrese, società Juventus e forze dell'ordine. Un coacervo di interessi, ricatti e illegalità che prolifera nel mondo degli spalti italiani e invade le società sportive, le procure usando l'azzardo per riciclare il denaro.
Tra le cose che sottolineava Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, durante la puntata è lo sguardo con cui si guarda allo sport, anche da parte dei media. Di un fenomeno che spesso viene solo osservato dal lato dell'epica dello sport mentre di sportivo rischia di non esserci più nulla e «anche l'erba è finta e verniciata di verde per garantire lo spettacolo».
A non smentirlo ci hanno pensato molti quotidiani oggi, commentando il post derby perso malamente dal Milan con un goal di Icardi al 93esimo del secondo tempo.
Dal Corriere dello Sport a Fox News, dalla Gazzetta passando per siti specializzati come Calciomercato.com la notizia di oggi è che “Gattuso è rimasto solo” (Sport Mediaset) . Una solitudine dovuta alla protesta dei tifosi milanisti. «La Curva Sud contro squadra e allenatore: “Vi dovete vergognare”» (Fox News). Una spaccatura tra squadra e tifosi che, come spiega il Corriere dello Sport è stati sancito online: «Attraverso un post su Instagram, il capo ultras Luca Lucci mette tutti sul banco degli imputati, “da chi scende in campo a chi vi ci mette”».
Semplice cronaca di un'ordinaria domenica? No, perché nessuno giornalista ha ritenuto importante sottolineare chi sia questo “capo curva”, questo leader dei tifosi rossoneri, questo Luca Lucci.
Sì perché non è un tifoso come un altro. Per ripercorrere il suo curriculum basta rileggersi quello che scrivevano di lui i giornali in cronaca commentando un blitz antidroga della polizia che aveva portato all'arresto di 22 persone nel giugno 2018.
«22 arresti, tra loro Luca Lucci, capo ultrà della Curva Sud del Milan», scrivevano, «riceveva la droga dagli “albanesi” direttamente "Al Clan" (il locale dei tifosi della Curva sud del Milan), in via Sacco Vanzetti a Sesto San Giovanni (Milano). Al mattino presto, quando solo lui poteva accedere nella struttura del locale. Da lì la distribuiva ai suoi clienti, che non erano direttamente i consumatori ma piccoli pusher che la rivendevano. Luca Lucci, 37 anni, capo ultrà della curva del Milan e volto notissimo anche alla società di Mister Li, è caduto nella maxi operazione del Commissariato Centro».
Non solo. Luca Lucci è notoriamente un uomo vicino a Giancarlo Lombardi, detto Sandokan, capitano dei Guerrieri ultras, oggi Curva Sud, indagato a sua volta per riciclaggio con manager vicini al clan palermitano Fidanzati. Lombardi che tra le altre cose è in rapporti con Loris Grancini, capo dei Viking della Juventus, a sua volta in contatto con un importante fiduciario delle cosche Sergi e Papalia.
Cosa si intende quandi si dice che Lucci è vicino Lombardi? Che da qualche anno a San Siro ne fa le veci e ne cura gli affari. Non solo, due anni fa, insieme al fratello Francesco, è proprio Lucci con un piano ben studiato a prendersi, partendo dal secondo, anche il primo anello blu, andando contro a un gruppo con importanti agganci criminali, rapporti con narcos calabresi della zona di Bareggio e con referenti milanesi legati al boss barese Savinuccio Parisi. A sigillare la vittoria, lo striscione i Nativi di Milano. Insomma persone in grado di battere la concorrenza di gente con tanti “padrini” alle spalle.
Nonostante tutto questo oggi ci si limita a dare voce alle parole scritte sui social da questo signore che parla impunemente di “rispetto” e “valori”.
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