Formazione
Maestri e maestre d’Italia, riscoprire il posto della poesia nell’educazione
Sono disponibili in rete tutti otto gli episodi di Maestre e maestri d’Italia, la serie podcast dedicata alla riscoperta dei grandi dell'educazione come Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Mario Lodi, Gianni Rodari, Pier Paolo Pasolini e don Luigi Giussani e ad alcuni protagonisti di oggi come Rachele Furfaro, Marco Rossi Doria, Eraldo Affinati. Da tutti un messaggio: la poesia può fare moltissimo nei ragazzi e invece oggi è spesso dimenticata
Adesso sono disponibili in rete tutti gli episodi di Maestre e maestri d’Italia, la serie podcast ideata da Riccardo Bonacina e che ho realizzato con Chora Media, grazie al sostegno di Cariplo. Chi vuole può ascoltarsi tutto l’itinerario compiuto, alla ricerca del segreto della vera educazione ed usarlo anche come strumento di formazione.
Il nostro Paese, e lo si vede anche dal non entusiasmante dibattito di questi giorni sul nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, vive una vera emergenza sul fronte educativo. Per tanti studenti la scuola ha deluso: ci sono tre milioni di giovani che né studiano, né lavorano. Ci sono numerosi fallimenti educativi prima ancora che veri fenomeni di dispersione scolastica. Gli imprenditori e i datori di lavoro si lamentano della scarsa preparazione delle ultime generazioni. Sono tante le lezioni che ci vengono dai giganti del nostro passato, contenute in questa serie podcast, e che sarebbero ancora validissime. Ascoltate gli episodi e in ognuno di essi troverete di che stupirvi. Vorrei aggiungere una sensazione che mi è rimasta da questo viaggio: la poesia può fare moltissimo nei ragazzi e invece oggi è spesso dimenticata.
A Casarsa della Delizia, vicino a Pordenone, ho intervistato Maria Anna Lenarduzzi, 87 anni, Mariannina come la chiamava il professor Pier Paolo Pasolini. È stata allieva del grande scrittore durante le scuole medie a Valvasone, fra il 1947 e il 1950. Pasolini aveva già scritto, giovanissimo, Poesie a Casarsa (in dialetto friulano), recensito inaspettatamente e molto favorevolmente da Gianfranco Contini, e aveva fondato, nelle ore libere da scuola, l’Academiuta de lenga furlana, la piccola accademia della lingua friulana, libero cenacolo poetico. Mariannina, a distanza di tanti anni, ricorda che quel professore chiedeva loro, anche in classe, di comporre poesie in dialetto. Un giorno Lenarduzzi scrisse una poesia, ascoltando le “campane della dottrina” che suonavano discrete nel pomeriggio. “A sùnin li ciampanis”, dice il primo verso. “Suonano le campane…”.
A sùnin li ciampanis
A sùnin plan planin
e il siò sun al si spiert
come ussiei in ta l’aria
A sùnin li ciampanis
A sùnin plan planin
Le campane suonano piano, pian pianino, e il loro suono si disperde come gli uccelli nell’aria… Il giorno dopo a Pasolini piacque molto. La 87enne la recita in dialetto, volentieri, presa da quello splendido ricordo. Colpita anche lei, commossa da quell’iniziale momento poetico, che diventerà punto di riferimento per tutta la sua vita. Potete ascoltare la poesia nell’episodio 7 dalla sua voce, ancora emozionata.
Un’altra emozione di questa serie di podcast, come ci hanno scritto, è sentire Gianni Rodari che con la sua voce legge una sua filastrocca.
Ho conosciuto un tale, un tale di Vignola,
che aveva tre cappelli e una testa sola.
E girava, girava per il monte, per il piano
con un cappello in testa, gli altri due uno per mano.
Un giorno che pioveva incontrò un poveretto
che in testa non portava né cappello né berretto.
Ecco, disse quel tale, il mondo è tutto sbagliato.
A me tre cappelli, a lui il capo bagnato.
E andando per la sua strada mentre fischiava il vento.
Quel signore con tre cappelli era molto malcontento.
Il Rodari maestro che poi discute con i suoi piccoli allievi su come possa essere la principessa della favola, episodio 5. Quanta poesia poi nella storia della nascita di Cipì, episodio 4, che diventerà il best seller per i bambini di Mario Lodi! Quel maestro che si affianca al bambino e vive con lui la visione di quell’uccellino ferito. Quanti versi poetici nell’insegnamento di don Luigi Giussani, episodio 8, un prete che preferiva leggere Giacomo Leopardi in classe, invece del Catechismo! E quanto è bella la piccola poesia composta da Alessandro, allievo della maestra Alice Mingardi di Torre Pedrera (episodio 2): “Se fossi un albero, vorrei toccare le nuvole del cielo per giocare con loro”. Tutti hanno diritto alla parola ma i bambini, i ragazzi e anche gli studenti più grandi hanno diritto alla poesia, alla fantasia, alla creazione.
Stretti tra le eccessive premure di genitori sempre pronti a giustificare ogni comportamento e la richiesta di prove di merito e di umiliazioni del nuovo Ministro, i nostri ragazzi rischiano di perdersi il bello e il giusto della scuola. Che è sfida, rischio, tentativo, cammino comune fra chi educa e chi è educato. Il grande Alberto Manzi, congedandosi dai suoi allievi, scrisse: “Voi siete parte di me e io di voi”. Ed è una frase poetica. Una frase che avrebbero potuto pronunciare anche Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Mario Lodi, Gianni Rodari, Rachele Furfaro, Marco Rossi Doria, Eraldo Affinati, Pier Paolo Pasolini e don Luigi Giussani.
Poetica la considerazione di Eraldo Affinati: «Oggi i ragazzi di Barbiana sono i nostri studenti delle scuole Penny Wirton. Sono Omar, Farias, Irina, Marina, Kalinic, Ibrahim… Solo che non vengono più dall’Appennino tosco emiliano, ma vengono dalle contrade più sperdute del mondo e portano qui lo stesso tema, diciamo di quello scandalo, della mancanza della parola che don Milani voleva curare. Qui tocca a noi asciugare le lacrime, curare le ferite e insegnare a questi ragazzi a diventare grandi».
A tutti loro anch’io, dopo questo viaggio, mi sento umilmente di dire: siete parte di me.
Trovate qui tutti gli episodi.
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