Formazione

Maestri di strada: «Il ministero ci deve 100mila euro»

L'associazione vanta da 2 anni crediti per corsi di formazione ai docenti delle scuole della periferia del capoluogo e di Caserta. Il presidente Cesare Moreno: «Siamo allo stremo, ho incominciato a pagare di tasca mia gli educatori». Il Miur? Per ora non risponde

di Anna Spena

«Gli ultimi diecimila euro li ho prelevati dal mio conto personale», ha denunciato Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada. «Non è giusto che i nostri educatori continuino a lavorare gratis».

L’associazione nata nel 2003 ha sede a Napoli; si occupa di educazione provando ad arginare il fenomeno della dispersione scolastica. I “Maestri di Strada” costituiscono insieme una comunità di apprendimento e di azione in cui si formano educatori e docenti. Negli anni è riuscita a progettare e realizzare azioni di sostegno ai giovani che vogliono uscire dalla condizione di esclusione e per questo lavoro ha ottenuto importanti riconoscimenti.
Ma la situazione adesso è critica. Cesare Moreno l’ha definita “un macello” per citare le sue stesse parole.


«Noi Maestri di Strada», dice il presidente dell’associazione, «dobbiamo avere 100mila euro dal ministero della Pubblica Istruzione da 2 anni. 30mila euro, invece, dall’istituto Sannino di Napoli , quelli li aspettiamo da cinque. 6mila dall’istituto tecnico industriale Alessandro Volta e poi, 4mila dal Livatino». Quelli citati da Cesare Moreno sono tutti istituti dove l’associazione ha svolto attività di orientamento o di formazione per i docenti.

L’associazione attualmente segue circa duecento ragazzi all’anno delle terze medie nella periferia est di Napoli; i comuni più interessati sono quelli di Ponticelli San Giovanni e Barra.
«Il problema più grande», spiega Moreno, «è che il nostro principale creditore, una scuola in provincia di Caserta, non è iscritta alla piattaforma informatica del ministero delle Finanze che consente di recuperare i crediti, ma non è il solo. Quindi, di fatto noi aspettiamo i soldi da questo istituto che a sua volta li aspetta dal Ministero della Pubblica Istruzione che sta rallentando le tempistiche del pagamento. Il ministero dovrebbe obbligare tutte le scuole ad iscriversi. Io vorrei che i pubblici funzionari facessero il loro dovere fino in fondo senza che si verifichino conseguenze negative per il cittadino che non ha potere. Mi hanno detto che teoricamente era impossibile che la scuola in questione non fosse iscritta alla piattaforma. Invece, praticamente, è possibile eccome».

Nell’associazione, ad oggi, lavorano circa 20 persone. «Ma», confessa Moreno, «quelli che riescono ad ottenere qualcosa simile ad uno stipendio sono forse in cinque».

Vita.it ha contattato il Miur per confermare le dichiarazioni di Cesare Moreno. Il ministero, fino ad ora, non ha ancora nè smentito nè confermato la notizia.

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