Welfare

Madre detenuta evade da San Vittore

Osapp e Sappe non svilire e non intaccare l'esperienza dei progetti per le madri detenute

di Redazione

Ieri sera intorno alle 22 una detenuta madre di nazionalità argentina, di trentotto anni e in attesa di giudizio definitivo, è evasa dall’apposita sezione a custodia attenuata annessa alla casa circondariale di Milano San Vittore.
A darne notizia oggi è l’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) per voce del segretario generale, Leo Beneduci.

«La detenuta – spiega Beneduci – è fuggita aprendosi un varco tra le inferriate del piano terra portandosi appresso la figlioletta di due anni e sono attualmente in corso le relative ricerche da parte della polizia penitenziaria in servizio nel capoluogo meneghino».
«Si tratterebbe della seconda evasione in tre anni dalla palazzina specificamente dedicata alle detenute con figli, a suo tempo attivata dalla provincia milanese e oggi anche prevista, con altre analoghe, da una legge dello stato per le circa 60 recluse con prole inferiore ai tre anni sul territorio nazionale – prosegue il leader dell’Osapp – ma, nonostante l’identità del reato l’evento anche se preoccupante appare di rilevanza ben inferiore a quelli avvenuti dall’inizio dell’anno a Pisa e a Roma nel carcere di Regina Coeli, nei cui riguardi non risulterebbero particolari allarmi nè nella classe politica nè negli organi di governo».

«Non a caso infatti – conclude Beneduci – detti istituti sono definiti a custodia attenuata e il personale di polizia per espressa previsione presta servizio in abiti di foggia civile riducendo al minimo le attività di stretta sorveglianza al fine di agevolare il rapporto tra madri e la prole in tenerissima età. Ci auguriamo, quindi, che l’esperienza degli icam (così sono definiti tali strutture) non sia in alcun modo svilita e che il personale di polizia penitenziaria impiegatovi non debba rispondere, come fin troppo spesso avviene, di colpe non proprie».

Sull’evasione della donna interviene anche il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) «L’evasione di una detenuta dalla struttura detentiva a custodia attenuata di Milano è indubbiamente motivo di preoccupazione ma ora l’interesse primario è coadiuvare attivamente le ricerche con le altre Forze di Polizia per catturare i fuggitivi», dichiara Donato Capece, segretario generale del Sappe.

«Sull’evasione di ieri – aggiunge Capece – bisogna anche dire che la poliziotta penitenziaria in servizio deve controllare da sola le 11 detenute che sono lì presenti con 13 bimbi».
«Questo episodio, pur grave, – spiega Capece – non può intaccare la positiva funzionalità del progetto che consente alle madri detenute che non possono usufruire di arresti domiciliari o differimento della pena, di tenere con se i loro figli in carcere, fino all’età di tre anni».

«Il carcere -rileva Capece- rimane un luogo incompatibile con le esigenze di relazione tra madre e figlio e di un corretto sviluppo psicofisico dei bambini. Ma certo è che la Polizia penitenziaria deve essere messa nelle condizioni di poter lavorare nelle migliori condizioni di sicurezza, altrimenti accadono anche queste criticità».

«Per il senso di responsabilità di molti detenuti e grazie alla professionalità del Personale di Polizia Penitenziaria – conclude Capece – le evasioni dalle carceri italiane sono percentualmente minime. Nel 2010 sono state complessivamente 15 le evasioni dalle carceri italiane. 38 i mancati rientri dopo aver fruito di permessi premio e 12 dalla semilibertà. Ma certo è che l’evasione della detenuta è solo la punta dell’iceberg. La tensione è alta e chi ne fa le spese è la Polizia Penitenziaria, che deve fronteggiare tutte le conseguenze di una politica indifferente alle problematiche del pianeta carcere».

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