Non profit

Madoff, il truffatore del secolo

150 anni di carcere all'ex presidente del Nasdaq. Tante le reazioni sui quotidiani di oggi

di Maurizio Regosa

Mentre i processi Cirio e Parlamalat vanno al rallentatore, negli Stati Uniti in sei mesi si è arrivati alla (esemplare) condanna di Bernard Madoff: 150 anni di carcere per una truffa di 65 miliardi di dollari che ha coinvolto molti risparmiatori (non mancano gli italiani).  

“A Madoff 150 anni di carcere” è il titolo di apertura del SOLE24ORE, che definisce quella americana una «sentenza simbolo» perché, anche se i truffati «recupereranno, se andrà bene, una frazione dei loro risparmi», almeno «il giudice Danny Chin non ha concesso sconti di pena» e ha messo in chiaro il significato simbolico di una sentenza che non sarà mai scontata per intero ma che «manda un forte messaggio a coloro che gestiscono i soldi di altri sotto la loro responsabilità». Di spalla il SOLE nota comunque che esistono precise responsabilità della Sec nell’intera vicenda: «suona inverosimile», si legge, «che l’ex presidente Nasdaq sia riuscito, in perfetta solitudine e indisturbato per almeno vent’anni, a confezionare una trappola» senza essere bloccato. Tanto più che in vent’anni la Sec per ben otto volte ha ispezionato la sua attività «senza trovare uno straccio di argomento utile a fermarlo». «Incompetenza o complicità? Per ora le mosse dell’amministrazione Obama sembrano avvalorare la prima tesi», visto che la riforma della finanza parte proprio dal rafforzamento delle competenze della Sec.

Sulla megatruffa apre anche il CORRIERE DELLA SERA (“Madoff, condanna a un secolo e mezzo di carcere”, cui affianca la notizia dell’esplosione di un merci a Viareggio). Due pagine, diversi servizi fra cui “«Magra consolazione. Ci ha rubato una vita»” (a dirlo una coppia di pensionati) e “Pochi controlli e soldi facili. Il fallimento di un sistema”, firmato da Massimo Gaggi: «Decidendo per il massimo della pena nei confronti del responsabile di una truffa da 65 miliardi di dollari e sottolineando il valore simbolico della sua decisione, è stato lo stesso giudice Denny Chin a trasformare la sentenza su un singolo individuo nella condanna degli eccessi di un’era… Una simile serie di reati non sarebbe mai stata possibile se negli Usa non si fosse diffusa una fiducia assoluta, cieca, nella capacità dei mercati di autoregolarsi e se i controlli avessero funzionato». Molto interessante il pezzo d’appoggio “Dall’Unicredit a De Sole: tutti gli italiani imbrogliati”. Difficile rintracciare tutti i nomi di chi è caduto nella trappola dell’ex presidente del Nasdaq – spiega Sergio Bocconi  fra questi però c’è l’Unicredit con un’esposizione diretta di 75 milioni e un’indiretta di 805 milioni attraverso la Pioneer alternative investment managment, specializzata nei fondi hedge. Coinvolto anche il Banco popolare (8 milioni più 60 sui fondi distribuiti dal gruppo), Ubi Banca (perdite di proprietà per 60 milioni) e Mediobanca (un’esposizione di 670 mila dollari). Alle banche si aggiungono i fondi hedge italiani e i privati.

 
Apertura fotocopia per LA REPUBBLICA: “Madoff, pena record 150 anni di carcere”. Seguono due pagine per raccontare la fine dell’ex re di Wall Street. Un «messaggio forte e chiaro a tutti coloro che investono soldi per conto di altri» ha commentato il portavoce della Casa Bianca. La moglie di Madoff, riferisce Arturo Zamapaglione, ha restituito 80 milioni in buoni del Tesoro e «dovrà vivere d’ora in poi con soli 2,5 milioni di dollari». Nella sua (patetica) difesa, Madoff le ha tentate tutte, anche le scuse: «Mi dispiace per il dolore e le sofferenze che vi ho procurato». In appoggio e a contrasto, Ettore Livini: “Velocità impensabile in Italia Cirio-Parmalat ancora al palo”. Il confronto, scrive Livini, è impietoso: a sei mesi dalla scoperta del buco da 65 miliardi Madoff è stato condannato. A 6 anni dalla bancarotta Parmalat il processo sta appena muovendo i primi passi. Al ralenti anche il processo a Cragnotti e ad altri 32 manager. «La giustizia in Italia può attendere. E non è un caso… I due scandali di casa nostra sono scoppiati in un paese fresco di depenalizzazione del falso in bilancio».

Molto rilievo anche su LA STAMPA: “Madoff, il re della truffa morirà in prigione” è il titolo in prima. Dall’aula in cui si è svolto il processo, Maurizio Molinari racconta l’ultima udienza con condanna, alla presenza dei maggiori truffati tra cui fondazioni come quella del nobel Elie Wiesel, la New York University, il regista Steven Spielberg. Ma la sentenza non chiude la vicenda: «Nel momento in cui cala il sipario sull’uomo che più ha incarnato l’avidità degli speculatori di Wall Street», scrive il corrispondente, «resta il dubbio su come sia stato possibile gestire tanto a lungo un inganno di tali dimensioni avendo come unico complice il contabile David Friehling, a sua volta incriminato per frode». Il giudice ha concluso la lettura della sentenza così: «Non credo che Madoff abbia detto tutto quello che sa». Come dire, resta ancora molto da scoprire.
E in Italia? Sarebbe possibile una sentenza del genere? LA STAMPA lo chiede a Paolo Ielo, magistrato della procura di Roma per i reati economici, ex pm di Mani Pulite, che non è d’accordo con le pene esemplari o le pene “messaggio”: «Rischiano di essere il prodotto di una sentenza ingiusta» e anche in America non hanno funzionato da deterrente. Ciò che impedisce la ripetizione di certi reati è «che tutte le agenzie di controllo, prima dell’intervento penale, funzionino senza riguardi per nessuno» e poi «l’effettività della pena».

A Madoff IL GIORNALE dedica l’editoriale di Nicola Porro “Oltre a Madoff bisogna punire anche le banche”: «…Identificare un diavolo, condannarlo alla sepoltura, rischia di rendere opaca la catena di responsabilità… Chi avesse rifiutato di smerciare la droga e dunque avesse detto ai propri clienti che il dieci per cento di rendimenti non è possibile garantirlo, non avrebbe oggi il corretto riconoscimento della propria prudenza. Molti degli investitori di Madoff infatti sono entrati e usciti dai suoi fondi e dunque hanno ricavato benefici ingiusti»; poi, «c’è il sostanziale fallimento del sistema bancario americano che ha pericolosamente ballato con il debito. I vertici delle principali banche americane sono ancora al loro posto… La questione della mancanza di regole è solo una scusa. Il punto è piuttosto il comportamento individuale di alcune banche d’affari americane che hanno tirato la leva (i debiti rispetto al patrimonio) fino all’impossibile e che oggi stanno facendo pagare il conto ai contribuenti americani».  

 
Inoltre sui giornali di oggi:

ENCICLICA
LA STAMPA – “La crisi cambia l’enciclica”. Benedetto XVI sta apportando le ultime modifiche all’enciclica sociale “Caritas in veritate” che vedrà la luce in occasione del G8, dopo essere slittata più volte. Al centro delle questioni economiche e sociali il testo mette la giustizia, anticipa il vaticanista de LA STAMPA, criticando duramente le derive speculative del capitalismo mondiale senza però mettere in discussione il sistema del libero mercato. «Per indicare meglio le risposte concrete alla crisi il Papa ha richiesto un approfondimento al suo “think tank” (cardinale Martino, gli economisti Gotti, Tedeschi e Zamagni, gli arcivescovi Marx e Crepaldi)». L’enciclica «risponde alle conseguenze della mondializzazione, alle nuove relazioni fra lavoro produttivo e gestione della finanza, alla necessità di mutare norme ancora legate ai contesti degli Stati» anticipa Silvano Maria Tomasi, osservatore vaticano all’Onu di Ginevra.

IRAN
AVVENIRE – “Dalla piazza all’etere, è guerra di frequenze”. Giampiero Bernardini fa un affondo sulla guerra mediatica che le autorità iraniane stanno combattendo su tre fronti: la disinformazione, con falsi testimoni chiamati a intervenire in tv per demonizzare l’informazione straniera. Secondo, zittire le radio a onde corte: Teheran ha messo in campo una tecnica già usata dall’Unione sovietica in passato e dalla Cina oggi (gli inglesi però hanno già messo in campo 17 nuove frequenze). Ultimo fronte: il satellite. Lo scontro si sposta sullo spazio: i nuovi nemici sono i satelliti che ritrasmettono i segnali tv (ma anche radio) da accecare con segnali ad alta potenza sulle loro frequenze «uplink», in modo tale da interferire con il segnale dell’emittente in arrivo da terra. La Bbc ha schierato due satelliti aggiuntivi, la Voa 5 e Radio farda 4. 

G8
SOLE24ORE – “L’Africa al G8: meno promesse e più qualità”. Il SOLE si concentra sugli investimenti e non sugli aiuti allo sviluppo, ma la tesi è chiara: questa volta i paesi africani non si accontenteranno di parole ma vorranno vedere i fatti, perché «se Europa e Usa non arriveranno a sud del Sahara con i loro capitali, sono benvenuti Cina, India e Giappone». I rappresentanti dei paesi africani «parlano un linguaggio nuovo», come si è visto anche in Campidoglio nel corso dell’Italy&Africa Partners in business, un summit cui hanno partecipato 20 nazioni africane e 300 imprese italiane. «Un primo passo», dice il SOLE, «nel tentativo da parte del governo italiano di recuperare terreno in una delle aree che per prime dovrebbe cogliere l’onda della ripresa».

FINANZA
ITALIA OGGI– “Crisi finanziaria, solo Obama corre” sulle nuove linee guida dell’amministrazione Obama per impedire nuovi crack sui mercati. La riforma è riassunta nel documento “Financial Regulatory Reform: A New  Foundation”. Obama propone di creare una nuova agenzia, la Financial Service Oversight Concil, con compiti di analisi, raccolta dati e coordinamento, dando maggiori poteri di intervento alla Federal Reserve e di semplificare delle leggi e dei regolamenti. Gli Hedge Fund saranno equiparati alle banche e sottoposti alle stesse regole di controllo. Amaro commento finale di ITALIA OGGI:«L’Europa ha perso l’occasione per essere l’attore principale nella costruzione della nuova architettura finanziaria globale. Purtroppo anche il global legal standard di cui parla Tremonti arriverà dopo l’iniziativa degli Usa».

SVEZIA
CORRIERE DELLA SERA – “Sfida verde della Svezia alla Ue: ora nuovi impegni per il clima”. Gli svedesi hanno migliorato efficienza energetica e fonti alternative. Entro il 2020 taglieranno del 40% le emissioni di gas serra. La scommessa verde del paese scandinavo (tassa sul Co2 e incremento dell’energia rinnovabile). Sarà in cima alla priorità della presidenza Ue che Stoccolma assumerà domani.   

BABY-PENSIONI
LA REPUBBLICA – Sicilia, baby pensionato in Regione il super-manager si ritira a 47 anni”. Pier Carmelo Russo, segretario generale dell’amministrazione dell’isola, va in congedo perché deve curare il padre. Lo potrà fare anche perché, a soli 47 anni, godrà di 194mila euro annui di pensione. È il frutto di una legge regionale approvata all’epoca di Salvatore Cuffaro: congedo per gli uomini con 25 anni di contributi (ridotti a 20  per le donne con prole). In 6 anni sempre per accudire i genitori la Regione ha approvato circa mille pensioni. Addirittura un’impiegata prima si è fatta adottare da una signora 90enne, poi ha chiesto la pensione.

TERREMOTO
IL MANIFESTO – “La ricostruzione fa gola a molti. Indagini della Dia all’Aquila sull’apertura dei nuovi cantieri per i new village. Mafia, massoneria e politica dietro alcune imprese impegnate nei lavori”. La società Prs che si occupa del movimento terre nella new town di Bazzano, ha tra i soci Dante Di Marco, «già in affari con Achille Ricci, arrestato nel marzo scorso con l’accusa pesante di aver riciclato parte dei soldi dell’ex sindaco di Palermo, il boss Vito Ciancimino». Al centro della vicenda, una società di Avezzano, presieduta da Domenica Contestabile, attorno alla quale si muoverebbero personaggi legati al centrodestra, ma anche alla massoneria. E la Dia ha aperto un’inchiesta.

CARCERE
IL MANIFESTO – Intervista a Patrizio Gonnella di Antigone, che anticipa l’allarme del rapporto sulle carceri. “Allarme carceri: «Superato ogni limite di sovraffollamento». Gonnella (Antigone): «La legge sulla droga ha riempito gli istituti. E il reato di clandestinità peggiorerà ulteriormente le cose». «La legge Fini-Giovanardi sulle droghe, la Cirielli sulla recidiva e la Bossi-Fini sull’immigrazione. Si deve soprattutto a queste tre leggi se oggi le carceri sono diventate un mix pericoloso e drammatico, con un numero di detenuti che ormai ha  ormai superato ogni livello giudicato tollerabile dallo stesso ministero di Grazia e Giustizia. Dice Gonnella sul rischio rivolte: «Oggi c’è disperazione, la rivolta è individuale, non collettiva. È quindi molto probabile che ci sarà un aumento di episodi di autolesionismo, di suicidi e di violenze determinate dalla disperazione».

OTTO PER MILLE
IL MANIFESTO – “Solo un quinto dei soldi va davvero ai poveri”. Luca Kocci legge i dati del consuntivo 2008 dell’8 per mille. Sui 967 milioni raccolti (in calo rispetto ai 1.002 milioni del 2007) «205 milioni vanno a interventi caritativi, di cui 85 per interventi nel terzo mondo. Quasi la metà dei soldi raccolti, 423 milioni, verrà invece utilizzata per esigenze di culto e pastorale: in particolare 187 milioni serviranno per l’edilizia, 156 milioni andranno alle diocesi per culto e pastorale, 32 al Fondo per la catechesi e l’educazione cristiana, 10 milioni e mezzo ai Tribunali ecclesiastici regionali e 37 milioni per esigenze di rilievo nazionale, cioè campagna pubblicitarie, grandi raduni e la vasta rete di associazioni che intervengono nei diversi ambiti della vita sociale. Circa un terzo dell’intero introito, 381 milioni, verrà infine riversato nelle casse dell’Icsc, che paga gli stipendi ai 38mila sacerdoti in servizio in Italia e ai 600 preti delle missioni»
GIOVANI
AVVENIRE – “«Milano, un patto per i giovani»”. Il rapporto Ambrosianeum 2009 pone al centro la scommessa educativa: è un rapporto dedicato ai giovani, quello messo a punto da docenti e addetti ai lavori in questi mesi con note dolenti che riguardano il bullismo, l’abuso di alcol e stupefacenti, la disaffezione verso la scuola e nello stesso tempo la necessità di «un nuovo “patto educativo” tra scuola e famiglia». «Da una parte i giovani non attribuiscono più un significato simbolico a istituzioni come la scuola», sostiene lo psichiatra Gustavo Piteropolli Charmet. «Dall’altra, la famiglia è in difficoltà nel gestire “il parto sociale”, quella fase in cui i figli diventano anche cittadini e soggetti sociali».

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