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Macky Sall, Presidente Senegal: “Gli africani non meritano Lampedusa”
Intervista esclusiva. “I flussi migratori sono una sfida dell’Africa e dell’Unione Europea. Ma le fortezze non bastano a risolvere il problema”. Così il Presidente del Senegal a Vita.it nel corso del Summit UE-Africa
da Bruxelles
Signor Presidente, che insegnamenti trae dalla sua partecipazione al Summit UE-Africa?
Il Summit è stato un’occasione importante per dialogare, sia l’Africa che l’Europa dovrebbero dialogare maggiormente perché le sfide che attendono i nostri due continenti sono complesse. Mi riferisco naturalmente alla sicurezza e alla lotta contro il terrorismo, agli scambi commerciali e le logiche che sottendono gli Accordi di partenariato economico, il tutto nel quadro di un partenariato globale che vede l’Africa sollecitata da numerosi paesi, e non soltanto da quelli europei. Il nostro continente deve capire il valore aggiunto che ogni partner può offrire agli africani. Per l’Europa è la tecnologia, per la Cina sono le risorse finanziarie. Dal canto nostro, possiamo offrire opportunità immense. A tutti, non soltanto all’Europa. Gli europei non possono pretendere di avere rapporti esclusivi con l’Africa, i nostri bisogni sono tali che l’Europa non può pensare di soddisfarli da sola. Detto questo, e malgrado le tensioni che possono sussistere tra di noi, voglio salutare gli sforzi compiuti dall’Europa a favore dell’Africa.
Le migrazioni sono uno dei punti di tensioni più forti tra UE e Africa. Che contributo può dare un paese come il Senegal, terra di emigrazione per eccellenza, per regolare i flussi migratori africani verso l’Europa?
Per regolare questi flussi è necessario risolvere il problema alla sua radici, offrendo un posto di lavoro a milioni di giovani africani che continuano ad aspirare a una vita migliore in Europa. Del resto, questo vale anche per la lotta contro il terrorismo. Bisogna altresì investire nell’agricoltura e nei servizi per favorire una crescita economica davvero inclusiva. Non vogliamo vedere la nostra gente morire nelle acque del Mediterraneo o quando va bene approdare a Lampedusa. Non lo meritano. Capisco poi che le regole siano necessarie e che l’Europa non può spalancare le sue porte, ma non si può ragionare soltanto in termini di barriere.
In Europa i fenomeni migratori sono un tema politicamente molto sensibile che spaventa molti governi europei, soprattutto in chiave elettorale…
Le fortezze sono totalmente illusorie.
Il Sahel è in preda alla minaccia terroristica. Quali sono i rischi per il Senegal e quale contributo può offrire il suo paese per contrastare questo fenomeno?
Il Senegal fa frontiera con la Mauritania e il Mali. A dire il vero, nessun paese della regione è risparmiato dai rischi di attacchi e attentati sul proprio territorio. La lotta è tanto più complessa che ormai anche giovani europei si stanno arruolando nei gruppi terroristici. Per quanto riguarda la regione del Sahel, vedo tre sfide fondamentali: i posti di lavoro da offrire ai nostri giovani, una condivisione degli sforzi contro i terroristi e uno scambio maggiore di informazioni tra i nostri servizi di intelligence.
Intervista realizzata nel quadro di un progetto editoriale dedicato al Sahel che associa il mensile Vita e il suo sito d’informazione Afronline.org a media partner saheliani, tra cui: Sud FM (Senegal), Radio Anfani (Niger), Radio Jamana/Les Echos (Mali), Radio Horizon FM (Burkina Faso), Le Calame (Mauritania), L’Autre Quotidien (Benin).
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