Famiglia

Macedonia aumentano i profughi

Da febbraio sono stati 25 mila i macedoni a fuggire in Kosovo, 4 mila solo negli ultimi tre giorni

di Redazione

Da febbraio oltre 25 mila persone si sono riversate in Kosovo, 4 mila solo negli ultimi 3 giorni. La Caritas moltiplica gli sforzi e avverte “La capacità di accoglienza da parte delle famiglie kosovare è ormai al limite”. In Macedonia si combatte, nella valle di Presevo il confronto fra esercito jugoslavo e ribelli albanesi sembra avviato a una soluzione pacifica. La temuta scadenza del 24 maggio (data prevista per il rientro dei serbi in tutte le zone della fascia di sicurezza imposta dalla Nato attorno al Kosovo all’indomani della guerra) non ha prodotto un aggravamento della situazione. In ogni caso, il flusso degli sfollati in Kosovo non accenna a diminuire. Il totale dei profughi affluiti nel sud della regione da febbraio supera ormai le 25 mila unità; più di 4 mila solo negli ultimi tre giorni. I dati relativi alla nuova crisi umanitaria vengono aggiornati costantemente dall’Emergency team che, in Kosovo, sta affrontando l’afflusso dei profughi, registrandoli e coordinando la distribuzione di aiuti alle famiglie albanesi-kosovare che si stanno facendo carico dell’ospitalità delle persone affluite. Il team è composto da Unhcr, Croce rossa internazionale (Icrc), Croce rossa Kosovo, associazione Madre Teresa e Caritas Kosovo, che opera con il supporto del network internazionale Caritas, e in particolare di alcuni operatori di Caritas Italiana. La positiva evoluzione della crisi della valle di Presevo lascia intravedere una stabilizzazione del problema umanitario nella zona di confine tra Kosovo e Serbia. I responsabili del network internazionale Caritas sono comunque preoccupati che l’afflusso di profughi possa superare le 50 mila unità. In ogni caso, se continuerà ai livelli attuali, ben presto la capacità di accoglienza da parte delle famiglie kosovare si esaurirà e la comunità internazionale dovrà pensare ad altre forme di intervento. Caritas Kosovo segnala che anche parrocchie lontane dall’area di confine, situate nel nord del paese, stanno organizzando aiuti. La parrocchia cattolica di Zllokuqan, per esempio, ha raccolto 8 tonnellate di cibo e vestiario; i musulmani del villaggio vicino hanno condotto una raccolta di soldi e li hanno consegnati alla Caritas Kosovo. Quest’ultima, oltre a registrare gli sfollati e a distribuire aiuti, si sta attivando per organizzare attività educative e ricreative per i tantissimi bambini affluiti dalle aree di crisi. Inoltre sta facendo funzionare a pieno regime il suo ambulatorio di Ferizaj, che fornisce un servizio completamente gratuito, e ha contattato i medici del locale ospedale per poter tenere aperto l’ambulatorio 24 ore su 24.


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