Volontariato
Macedonia, 70mila profughi. E la NATO insiste a sbagliare
Javier Solana è arrivato a Tetovo il 27 marzo e ha incontrato solo la componente albanese dimenticandosi dei macedoni
di Redazione
E’ una calma apparente quella che respiro: da due giorni non si spara più perché l’esercito di liberazione nazionale albanese si è ritirato sulle colline, le milizie macedoni hanno ripreso il controllo dei villaggi che per due settimane sono stati nelle mani dell’Uck e la gente è tornata per strada. Ma ho l’impressione è che gli scontri possano riprendere in qualunque momento, sulle colline intorno a Tetovo o in un altro posto
È una guerra partigiana, questa: gli eserciti macedone e albanese si fronteggiano, si ritirano, poi tornano a colpirsi. Convinti entrambi di avere il diritto di farsi la guerra. E intanto i profughi aumentano: almeno 70 mila persone abitavano questi colli prima della tragedia. L’esercito dell’Uck che si muove veloce sulle montagne spinge a valle grandi gruppi di profughi albanesi e macedoni che trovano rifugio presso le famiglie della loro etnia nei villaggi in pianura, altri profughi invece preferiscono attraversare il confine col Kosovo dove trovano la solidarietà albanese. Solo a Skopje, in questo momento, si trovano circa 16 mila profughi macedoni assistiti dalle famiglie e dalla società civile locale. La ripresa dei conflitti ha colto le ong internazionali di sorpresa, non si aspettavano gli scontri e adesso stanno valutando come intervenire.
L’impressione, di tutti, è che questa crisi vada risolta a livello politico con una mediazione fra le parti in causa. Tutto il contrario di quello che ha fatto Javier Solana, capo e rappresentante della diplomazia europea, il 27 marzo: è arrivato a Tetovo e ha incontrato solo le autorità albanesi, come se la loro etnia fosse l’unica vittima degli scontri. Dimenticandosi completamente della componente macedone. Se la politica internazionale continuerà a comportarsi in questo modo, gli scontri andranno avanti a lungo. D’altronde il terreno montagnoso di questa zona si presta alla marcia dei guerriglieri che vogliono nascondersi, e anche se l’atmosfera è tornata alla normalità, gli scontri sono in agguato. Sulla strada che da Tetovo porta a Skopje, incontro i posti di blocco delle milizie macedoni e bambini che hanno ripreso a giocare sulla strada e nei campi. Ma quanto durerà il loro gioco? Quanto durerà questa tranquillità apparente? E le peregrinazioni dei profughi? Ma sono le domande che troppe volte ci siamo fatti noi testimoni delle tante guerre dei Balcani.
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