Volontariato

Macché ristorante: due italiani su tre mangiano sempre a casa

Lo dice l'Istat, che aggiunge: a rischio cattiva alimentazione sono i maschi settentrionali e i bambini

di Paola Mattei

Divisi tra le attrazioni del fast food e la qualita’ dei cibi di casa, gli italiani sembrano ancora far prevalere questi ultimi. Sara’ forse per la mucca pazza o per la tradizione culinaria presente in tutte le nostre regioni, sta di fatto che i 76,7% degli italiani pranzano ancora a casa ed hanno in grande considerazione la tradizione della cucina nazionale.
Questo spaccato dell’Italia della forchetta viene dall’Istat che ha proposto il suo studio sugli stili di vita e di alimentazione degli italiani nel corso dei lavori della II Conferenza nazionale per l’educazione alimentare aperta stamane presso la sede Fao di Roma. Dallo studio emerge anche un identikit di quanti hanno stili alimentari meno sani: si tratta di un lavoratore che vive in una grande citta’ del centro-nord.
Sono infatti i maschi occupati ad avere maggiori difficolta’ a tornare a casa per il pranzo (si ripiega su mense, bar o ristoranti) spostando cosi’ il pasto principale alla cena. Comunque sono le lavoratrici a mantenere stili di alimentazione piu’ salutari mentre i bambini vengono definiti ”un segmento particolarmente esposto” dal punto di vista nutrizionale.
Per 890 mila bimbi della scuola materna e per 690 mila delle elementari il problema puo’ essere costituito dalle mense scolastiche dove ormai avviene il pasto principale. Per quanto riguarda le tendenze sugli stili alimentari la ricerca constata che mentre tiene l’abitudine del pranzo a casa come pasto principale, scendono i consumi quotidiani di pane, pasta e riso (dal 91,2% del ’94 all’attuale 88,7%). Stazionario il consumo di verdura e in lieve calo quello della frutta cosi’ come dei formaggi.

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