Mondo
Macché politica estera! Qui si fanno solo relazioni esterne
Le organizzazioni non governative italiane si sono riunite in Associazione per chiedere all'Italia e all'Europa di tornare a far politica
Scaricate in Italia, con la riforma della vecchia legge che va in fumo e l’assegnazione di poche briciole dei fondi per la cooperazione; attaccate in Europa, dove il Commissario allo sviluppo, il socialdemocratico Nielson, vuole chiudere il coordinamento delle ong europee (in tutto 900) chiedendo addirittura la restituzione di 2 miliardi e 300 milioni di lire, le 168 ong italiane si organizzano a tempo di record. In soli quattro mesi la costituzione della loro associazione ha compiuto il suo iter lo scorso 31 marzo. Uno Statuto, un regolamento, una Carta delle ong (che permetterà di verificare la natura dell’organizzazione e i progetti), un presidente unico e un Comitato esecutivo agile e operativo di quattro persone (compreso il presidente) che resteranno in carica tre anni. Sergio Marelli (44 anni) presidente, Guido Barbera (45 anni) vicepresidente, Mario Gay (48 anni) delegato a Bruxelles, Michele Romano (54 anni) tesoriere: sono loro i quattro moschettieri della cooperazione allo sviluppo italiana.
«Siamo orgogliosi per il processo che oggi giunge a compimento», ci dice Sergio Marelli, il presidente. «Abbiamo un consiglio Nazionale unitario e insieme articolato, forse per la prima volta nel Terzo settore non vale il principio di un’associazione uguale a un voto. Abbiamo tenuto presente la storia, le dimensioni, la qualità dei progetti nel criterio di rappresentanza. Siamo orgogliosi di poterci presentare ai cittadini e alle istituzioni con un sistema di regole condivise e trasparenti».
E adesso che vi siete uniti cosa chiederete? «Ricominceremo dalla legge di riforma che aspettiamo da un decennio. Ma per non stare ad aspettare cominceremo a chiedere che si metta mano al regolamento della vecchia legge e a qualche aggiustamento parziale». Scusi, Marelli, ma chi si è messo di traverso? «L’ordinamento burocratico amministrativo. La politica estera italiana, e quindi anche la cooperazione, è determinata dalla burocrazia e dalla casta diplomatica, non dall’ordinamento politico. Ma purtroppo i politici continuano a non capire».
Interessante, approfondiamo. Mario Gay è deciso: «In Italia come in Europa stanno vincendo i tecnocrati e questo va a scapito della politica e della società civile. La cooperazione allo sviluppo si è ormai ridotta a una tabella exel da compilare e l’audit, che è una verifica preventiva, è fatta da programmatori e ragionieri. Sa che le dico? In Europa, scomparirà la direzione allo sviluppo e la politica estera finirà con l’essere gestita dalle relazioni esterne!». Le conclusioni a Barbera e Romano: «L’Italia e l’Europa si affidano quasi completamente agli interventi multilaterali (Onu, Fmi, ecc) rinunciando alle iniziative bilaterali, così rinunciando ad assumersi responsabilità non contano più nulla. L’Italia è il 4° contribuente Onu, su 600 miliardi per la cooperazione oltre 400 vanno nel calderone Onu. Non ci stiamo».
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