Non profit

Ma qui la città si misura ancora in ettari

Viaggio tra le cascine milanesi. Ognuna un suo destino

di Daniele Biella

Nel parco della Vettabbia Alessandro Brivio punta al turismo agricolo. La Cuccagna apre a Porta Romana il mercato a km zero Indietro tutta per un futuro migliore? In vista dell’esposizione universale del 2015, per rilanciare la propria immagine e ritrovare un’anima Milano è pronta a confrontarsi con ciò che resta del suo passato, le cascine, luoghi dell’abitare di una Milano principalmente agricola. «Proponiamo di focalizzare attenzione e investimenti sul recupero e la riqualificazione dello straordinario patrimonio di cascine pubbliche che punteggiano tutti i bordi di Milano», recita il Masterplan di Expo 2015.
Umberto Zandrini, presidente del Consorzio Sir, uno dei soggetti che hanno partecipato alla ricerca di «Cascine Expo 2015», spiega: «Si tratta di una rivalutazione storica e culturale collegata ai grandi temi di oggi: l’ambiente, la sostenibilità, il chilometro zero, l’aspetto sociale».
Dopo una prima mappatura che ha diviso le cascine in tre aree, «le cinque del Parco Lambro, le altrettante del Parco della Vettabbia e, a grappolo, quelle nei dintorni del Parco Nord», il progetto delinea anche i possibili casi-modello di integrazione territoriale: «Come al Parco Lambro», specifica Zandrini. «Qui, su 14 ettari, vari enti non profit gestiscono in modo autosufficiente attività per persone disabili, servizi di residenzialità, momenti educativi e di animazione, manutenzione del verde». Expo 2015 può essere quindi «un acceleratore di buone prassi, per rafforzare un sistema produttivo che, di natura non profit, reinveste gli utili sul territorio, attirando anche donatori provati come le Fondazioni bancarie», continua Zandrini.
L’affitto di Cascina Biblioteca, una delle esperienze sociali nel Parco Lambro, scade nel 2013, «ma la speranza è che venga rinnovato per un periodo lungo». L’affitto è stato invece appena rinnovato per 15 anni a Virginio Brivio, 80 anni, che da quando è nato vive e lavora nella Cascina Grande, ben 40 ettari di campi inseriti in quello che sarà il Parco agricolo della Vettabbia (zona Sud-est), a due passi dall’abbazia di Chiaravalle. Qui la Milano contadina d’inizio Novecento è ancora, a sorpresa, una realtà: «Coltiviamo foraggio e cereali che vendiamo a distributori della zona», spiega il figlio Alessandro, 37 anni, che lavora come architetto «ma ancora per poco, ho deciso di tornare a fare il contadino, c’è bisogno di forza giovane».
La tranquillità della campagna fa sembrare lontani i grattacieli (e lo smog) ben visibili sullo sfondo, «e grazie al nuovo depuratore anche l’acqua dei canali è oggi potabile». In previsione dell’Expo, Brivio pensa alle nuove possibilità: «Tra un paio d’anni apriremo un maneggio, poi, a spese nostre, stiamo ristrutturando la stalla». E la decina di abitazioni sfitte della cascina? «C’è l’eventualità di ricavare alloggi per i visitatori dell’esposizione e non solo, modello bed&breakfast. È un grande investimento che può dare i suoi frutti: se ben riqualificata, questa zona di campagna può attirare un suggestivo turismo agricolo, inedito per Milano».
Leggermente più a Nord, in piena città, quasi a ridosso dei bastioni di Porta Romana, sorge Cascina Cuccagna, struttura del Settecento concessa dal Comune nel 2005 a un gruppo di associazioni che ora stanno raccogliendo i fondi per la ristrutturazione, «che finirà entro il 2010: sarà una sorta di portabandiera delle cascine milanesi, con un proprio mercato agricolo di prodotti di filiera corta, provenienti dai campi circostanti», spiega Lorenzo Castellini di Esterni, ente cogestore della Cuccagna. «Poi ci saranno attività culturali, destinate ai cittadini: la cascina torna ad essere luogo di aggregazione», proprio come si auspicano i promotori del progetto «Cascine Expo 2015».

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