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Ma qui il lavoro rischia il fuori gioco

Più di un milione di posti, centinaia di aziende e società con un giro d’affari miliardario.

di Pasquale Coccia

a occasione ludica per vivere meglio il tempo libero a opportunità di lavoro per i più giovani. Lo sport in Italia è anche questo, e negli ultimi anni ha finito per occupare un segmento importante dell?economia nazionale fino a incidere sul Prodotto interno lordo con una cifra pari a 46 mila miliardi di lire, come valore aggiunto al costo dei fattori.
Negli ultimi decenni, il complesso delle attività legate allo sport ha messo in moto un numero sempre maggiore di risorse, fino a rappresentare una rilevante potenzialità occupazionale, che potrebbe moltiplicarsi se il governo Prodi regolasse questo settore attraverso i contratti interinali. Uno studio condotto dalla Cgil, rileva che sono ben 800 mila i posti di lavoro legati allo sport, tra professionisti, dilettanti, allenatori, amministrativi, addetti alla manutenzione degli impianti. Ai quali si aggiungono, secondo la società di studi economici Nomisma, 500 mila posti determinati dall?indotto del settore sportivo con redditi complessivi di 14 mila miliardi.
Numerosi esperti di economia dello sport, ritengono addirittura che l?attività dilettantistica abbia un impatto occupazionale giovanile e produttivo nelle aree economicamente più depresse del Sud, superiore a quello determinato dallo sport di vertice. A questo va aggiunto il lavoro non retribuito di oltre 600 volontari impegnati a vari livelli, il cui controvalore economico sarebbe di 2.500 miliardi, pari agli introiti annui del Totocalcio e Totogol.
Un settore quello dello sport che non può essere lasciato a se stesso, se è vero che incide in maniera rilevante sull?economia nazionale, ma necessita di regole e contratti di lavoro soprattutto per quel sommerso che opera, ma non si vede, e in particolare ha bisogno di diritti fino a oggi negati. «Il mondo sportivo rappresenta per molti l?occasione del doppio lavoro e per altri un volontariato sommerso. Vogliamo che tutto questo emerga alla luce del sole e venga regolarizzato da contratti opportuni», afferma Pietro Soldini, responsabile Sport e tempo libero della Cgil. «Abbiamo proposto alcuni emendamenti alla proposta di legge Veltroni sulle società dilettantistiche», continua, «affinché il pacchetto Treu preveda il lavoro interinale anche in ambito sportivo. È necessario qualificare l?offerta di lavoro in rapporto alle esigenze specifiche della domanda, ma anche salvaguardare i diritti, legalizzandoli. La flessibilità potrebbe soddisfare le esigenze del Coni, delle Regioni, degli enti di promozione sportiva, ma occorre una migliore gestione del mercato del lavoro, a lungo lasciato a se stesso. Alle autorità di governo», conclude il dirigente della Cgil, «chiediamo di aprire un tavolo comune insieme al Coni, Regioni, sindacato e Terzo settore, perché si passi ai fatti. Il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, che ha la delega ai problemi dello sport dal governo Prodi, ha manifestato interesse alle nostre proposte».
Il governo dell?Ulivo dunque manifesta interesse, il Coni è disponibile, e gli enti di promozione da tempo chiedono una legge. A quando le decisioni? Ne trarrebbero un primo vantaggio 40 mila giovani per le attività connesse al Coni e quei 12 mila studenti o lavoratori precari che controllano la schedina Totocalcio ogni domenica, ma che risultano clandestini. ?

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