Famiglia

«Ma qui c’è bisogno di noi»

«Serve più coraggio per rimanere che per andarsene», afferma Feliciano Monti, coordinatore dell’intervento Cesvi. «Quello che ci è concesso di vedere ci basta.[...] »

di Redazione

Feliciano Monti non immaginava da ragazzo di trovarsi un giorno a gestire l?ufficio dell?unica ong italiana presente in Nord Corea. Non immaginava di passare qualche anno della sua vita nella cementificata e triste Pyongyang. Certo, Feliciano deve aver immaginato sin da ragazzo una vita i cui confini sarebbero stati quelli del mondo. All?università sceglie medicina, «perché pensavo che aiutare gli altri a star bene fosse qualcosa per cui valeva la pena vivere e impegnarsi», dice. Appena laureato se ne va in Belgio, ad Anversa, per specializzarsi in Medicina tropicale. All?Università incontra Marianne Grundì, e con lei, finita la specializzazione, comincia a girare il mondo. Dal 1985 ha lavorato in missioni di diverse ong (Gruppo Volontariato Civile, Médecins sans frontières, Médecins du monde, Terre des Hommes) in Mauritania, Etiopia, Guinea, Vietnam, Cambogia. Da quattro mesi Feliciano Monti insieme a Marianne coordina l?intervento di Cesvi in Corea. Quattro giorni tra ufficio e androni dell?ultimo e più folle regime stalinista del mondo, per il disbrigo di pratiche burocratiche, e due giorni sul territorio, in giro nelle province a monitorare. Lo raggiungiamo al telefono venerdì 3 ottobre, giorno in cui Médecins sans frontières lascia il Paese dopo averlo annunciato con gran clamore sui media occidentali. I rappresentanti delle altre sette ong presenti in Corea del Nord, riunitesi per rispondere al gesto politico dell?organizzazione francese, all?unisono hanno detto: «Noi rimaniamo, c?è troppo bisogno di noi. La promozione di valori di umanità e responsabilità coincide con il nostro restare qui». In tutto dieci righe. «Conosco personalmente quelli di Médecins», spiega Feliciano, 46 anni. «Ogni organizzazione umanitaria deve sempre trovare un punto di equilibrio tra le istanze dell?aiuto e la difesa dei diritti umani. Accade periodicamente che l?organizzazione francese pigi l?acceleratore sui diritti. È successo nel 1985 in Etiopia, nel 1991 nello Zaire, oggi in Corea. Forse non è un caso che ultimamente Médecins abbia arruolato più avvocati che medici». Le domande a Feliciano Monti non possono essere dirette, il suo telefono è controllato, eppure non troviamo nessun imbarazzo e nessuna reticenza. «Nessuno di noi è libero di agire», continua Feliciano. «Quel che facciamo ci viene concesso dalle autorità. Per ogni spostamento dobbiamo compilare domanda e dopo una settimana otteniamo risposta. Siamo sempre accompagnati, andiamo dove ci viene concesso e in strutture predefinite, ospedali, asili nido, scuole». Ma allora, obiettiamo, non hanno ragione quelli di MsF? «No», risponde Feliciano. «Quello che ci è concesso vedere ci basta per convincerci della necessità della nostra azione qui. Certo, dimenticate le immagini di derelitti africani che avete visto in tv. Qui siamo di fronte a una situazione di malnutrizione cronica. So che quelli di Médecins hanno parlato di gente morta per strada, di schiere di bimbi morti per fame e gelo. Ma nessuno dei cooperanti, neppure loro, ha visto nulla. Ripeto: quello che ci è concesso vedere ci basta. Mi stupisce che la decisione di andarsene sia avvenuta proprio l?indomani della decisione del governo coreano di concedere a Pam, Unicef e Ue un?inchiesta sullo stato nutrizionale della popolazione. Un?inchiesta finalmente seria, scientifica, che potrà avvenire senza permessi e senza accompagnatori». Feliciano, ma non c?è il rischio di chiudere gli occhi e di subire il ricatto umanitario? «Guardi», ci risponde con una decisione che annulla persino il ritardo della voce via satellite, «ci vuole più coraggio per rimanere qui che per andarsene. Chi rimane scommette sul futuro, sulla possibilità di evoluzione di questo Paese. Nel 1990 ero in Vietnam, qualcuno ci criticava e noi rispondevamo con questo tipo di scommessa. Otto anni dopo possiamo dire che avevamo ragione noi. Spero possa essere così anche per la Corea. Noi restiamo non solo per distribuire aiuti ma per scommettere sul futuro insieme a chi incontriamo, per caso o perché ci è concesso». Gli aiuti delle agenzie PAM In Corea del Nord dal novembre 1995, presente in 171 contee su 210, persone assistite ad oggi 7,4 milioni. Staff PAM in Corea: 57 persone, di cui 23 coreani Aiuti: 1995: 8,8 milioni di dollari; 1996: 25,9 milioni di dollari; 1997: 141 milioni di dollari; 1998: 378 milioni di dollari (richiesti). UNICEF In Corea del Nord dal 1985. Presente in circa 100 contee su 210. Attività: fornitura di 325 mila bustine di sali minerali reidratanti e 60 milioni di pastiglie polivitaminiche, costruzione di un impianto di produzione di sali minerali, vaccinazione di 1 milione di bambini, fornitura di materiale sanitario in 1300 ospedali. Persone assistite: 4,6 milioni. Aiuti: 1995: 250 mila dollari; 1996: 1,5 milioni di dollari; 1997/1998: 14,3 milioni di dollari. ECHO Aiuti stanziati nel 1997 Croce Rossa inglese:      500 mila Croce rossa danese:      2 milioni Croce rossa inter.:      300 mila Children?s aid direct:      2,2 milioni Action contre la faim:      1, 9 milioni Unicef:      2, 8 milioni Cesvi:      2,3 milioni Medicines sans frontières:      3,4 milioni Medicines du mond:      2,2 milioni Oxfam:      2, 1 milioni TOTALE      19,8 milioni Aiuti stanziati nel 1998 Concern worldwide:      200 mila Hel Age:      515 mila Medicines sans frontières:      1,1 milione Cesvi:      600 mila Delegazione cinese:      70 mila TOTALE      2,5 milioni Oltre la barriera dei 2 miliardi Due miliardi e 200 milioni. La campagna Sos Nord Corea promossa da ?Vita? per sostenere l?opera del Cesvi ha raggiunto questo traguardo, davvero eccezionale, grazie alle migliaia e migliaia di offerte degli italiani. Grazie alle quali sono già arrivati in Corea 460 mila razioni di integratori alimentari e kit di attrezzature sanitarie per gli ospedali del Paese. Un lavoro, quello del Cesvi, che è possibile ?vedere? concretamente su questo numero di ?Vita? (a pagina 18 pubblichiamo il bilancio dettagliato) e che si è fatto apprezzare sul campo: il quotidiano spagnolo ?El Paìs? del 27 settembre, ad esempio, riportava i ringraziamenti al Cesvi del dottor Rim Yong Jung dell?ospedale di Haeju. E un lavoro che ora ha fatto un notevole salto di qualità: le razioni alimentari da inviare in Nord Corea vengono infatti prodotte da qualche tempo non più in Italia, bensì nel vicino Vietnam. Con un notevole risparmio di denaro per le spedizioni e in più un contributo concreto allo sviluppo dello stesso Vietnam.


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