Politica
Ma questo è capitalismo compassionevole
Parla Pierpaolo Donati. «Troppe scelte stile elemosina»
di Redazione
Una Finanziaria deludente, lacunosa: senza provvedimenti strutturali di politica familiare o incentivi per l’occupazione femminile e per quella giovanile. «Se potessi dare un consiglio a Sacconi, gli direi di procedere alla stesura di un piano nazionale per la famiglia».
È il giudizio di Pierpaolo Donati, professore universitario ed ex direttore dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, che aggiunge: «Completamente assente è anche il terzo settore». E se Tremonti fa Robin Hood, il non profit diviene «cuscinetto per curare le malattie di una società che crea disuguaglianze, strumento compassionevole per tenere buoni i poveri».
Vita: Professore, come valuta la Finanziaria?
Pierpaolo Donati: Almeno nella fase attuale, non prevede riforme strutturali né per le famiglie né per il lavoro. Ci vorranno riforme molto più sostanziali per un mercato più liberalizzato e meno selvaggio.
Vita: La famiglia è assente?
Donati: Mi ha meravigliato: Sacconi è molto sensibile al tema. Ma certamente in questo documento ancora la famiglia non si vede. Questa è la più grande lacuna. Ci si aspettavano misure di carattere fiscale molto più stringenti. Se non si può arrivare subito al quoziente familiare, almeno che si passi dalle detrazioni alle deduzioni. Attendevamo una politica strutturale e non semplicemente misure compassionevoli come la card per gli anziani o il bonus bebè, scelte un po’ estemporanee. Insomma, una Finanziaria molto deludente sul piano delle politiche familiari. C’è tempo: da qui a settembre qualche segnale in questa direzione il governo lo dovrebbe dare.
Vita: Molti discutono la reintroduzione del bonus bebè…
Donati: Solleva aspettative, è gradito in particolare dalle donne, ma è solo un segnale di attenzione, un messaggio, uno spot. Evidentemente non si fa una politica demografica con il bonus bebè. Se potessi permettermi di dare un consiglio a Sacconi, gli direi di procedere rapidamente, assieme al sottosegretario Giovanardi, alla stesura di un piano nazionale per la famiglia.
Vita: L’emergenza famiglia non è stata colta a pieno?
Donati: Sono anni che l’Italia ha una politica familiare deludente. Siamo stati superati anche dalla Spagna e da altri Paesi del Mediterraneo che pure avevano politiche familiari piuttosto deboli. Eppure nel programma del Pdl c’era un’attenzione specifica a questo tema: ci interroghiamo sul perché sia assente. È una domanda che comunque va posta al governo nella sua interezza.
Vita: Però è abolita l’Ici.
Donati: Una misura popolare e promessa, avviata dal governo precedente. Un segnale nella direzione simbolica di dire: «Non togliamo alle famiglie il minimo indispensabile per vivere e la prima casa fa parte di questo minimo indispensabile». È l’idea di sussidiarietà per cui non si deve tassare quel che serve per una vita decente. Ma da noi l’Irpef colpisce anche i redditi più bassi, sotto i 15 – 20mila euro, mentre la tassazione dovrebbe iniziare da quanto eccede il minimo vitale. Ovviamente abolire l’Ici non è sufficiente: è troppo facile osservare che potrebbe essere una misura di marketing pubblicitario. Il governo non deve fare elemosine, ma cominciare un discorso sistematico ed efficace sulla redistribuzione, non con un’ottica di capitalismo compassionevole, ma di giustizia.
Vita: Per il piano casa è stato però revocato un fondo già stanziato dal governo precedente. Così si è costretti a ripartire da zero…
Donati: Certamente. Accade perché in Italia il governo politico è troppo a stretto contatto con l’amministrazione. Il problema di fondo è come implementare le decisioni politiche. Da noi si fa la legge, si crea un apposito fondo e sembra che tutto sia stato realizzato. In realtà non è stato fatto neanche un decimo di quel che serve. Solo che non ci si occupa più del processo attuativo. Bisognerebbe fare in modo che, presa la decisione, si avvii un percorso amministrativo da cui non si possa tornare indietro.
Vita: Mancano inoltre misure per favorire il lavoro femminile…
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