Formazione
Ma quei bimbi sono italiani
«Noi abbiamo proposto unora facoltativa di insegnamento della religione islamica, ma sarà il governo ha decidere il come. Per ora ringraziamo Pisanu»
Acapo dell?Ucoii, l?Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia, Mohamed Nour Dachan rappresenta l?80% delle moschee e delle realtà associative musulmane nel nostro paese.
Vita: Da dove nasce la vostra richiesta di inserire un?ora facoltativa di insegnamento sulla religione islamica nelle scuole pubbliche italiane?
Dachan Mohamed Nour: Molto semplice. Si tratta di un?ora alternativa all?ora di religione cattolica, quindi perché non utilizzarla per quella islamica?
Vita: Esistono già linee guide sul modo in cui rendere praticabile questa vostra proposta?
Dachan: Va specificato che la Consulta propone, ma poi le decisioni sono del governo: se il ministro deciderà di andare avanti, ci sono dei tempi tecnici
per i dettagli.
Vita: A chi sarà rivolta l?ora facoltativa sull?Islam?
Dachan: Ai bambini musulmani che la richiedono.
Vita: Esiste in Italia un numero sufficiente di insegnanti in grado di impartire lezioni sull?Islam? Chi sceglierà questi insegnanti? Quali i criteri per garantire la qualità dell?insegnamento nel rispetto della legge italiana?
Dachan: Le ripeto, i dettagli saranno discussi a suo tempo.
Vita: Per il ministro dell?Interno «il vero problema è portare tutti i bambini musulmani nelle scuole pubbliche o in quelle parificate, evitando ogni forma di ghettizzazione culturale». La vostra proposta va in questa direzione?
Dachan: Certamente sì. Colgo l?occasione per segnalare pubblicamente tutto il mio apprezzamento al ministro.
Vita: Che ne pensa del principio di reciprocità?
Dachan: Reciprocità con chi? Con bimbi italiani che chiedono l?insegnamento della religione islamica? Per il resto i bambini musulmani non italiani provengono in maggioranza da paesi dove esistono ministri cristiani ed altro.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.