Salute

Ma non chiamatelo testamento biologico

Parla Raffaele Calabrò, ideatore del ddl che diventerà legge entro l'estate

di Chiara Cantoni

«L’alleanza terapeutica non si esaurisce in un documento immutabile, ma prosegue nel rapporto col fiduciario», chiarisce il cardiologo targato Pdl.
Che aggiunge: «La bozza sancisce anche l’indisponibilità della vita» Non chiamatelo testamento biologico: il concetto è superato nella forma lessicale, ma anche nella sostanza. Già dalla scorsa legislatura. A pochi giorni dalla morte di Eluana Englaro, la cui vicenda personale è così prepotentemente entrata nella vita pubblica e nell’agenda politica del governo, il cardiologo Raffaele Calabrò (Pdl), che firma la bozza sulle «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento» attualmente in discussione alla commissione Igiene e sanità di Palazzo Madama, ci tiene a ristabilire la giusta prospettiva. Il testo, frutto di una sintesi ragionata fra dieci ddl depositati, sarà verosimilmente approvato entro l’estate. Tuttavia, sui punti caldi il confronto sembra destinato a rimanere alto: nutrizione e alimentazione artificiale forzata, rapporto fiduciario, percorso burocratico, temi sui quali si apre ora il dibattito con la discussione degli emendamenti. «La bozza ha una configurazione che mi auguro possa essere migliorabile».
Vita: Qual è l’impianto teorico della proposta?
Raffaele Calabrò: I principi fondanti sono quelli espressi nei primi tre articoli della bozza dove si afferma l’inviolabilità e l’indisponibilità della vita, vietando di conseguenza ogni forma di eutanasia attiva e di suicidio assistito. Ma anche di accanimento terapeutico, là dove la tecnologia e il progresso scientifico suggeriscano trattamenti sanitari straordinari, non proporzionati e non migliorativi delle condizioni del paziente.
Vita: Vita «inviolabile e indisponibile». Non rischia una formula così radicale di marcare le differenze nel dibattito fra laici e cattolici, allungando i tempi per l’approvazione?
Calabrò: Il riferimento è all’articolo 2 della Costituzione che parla, appunto, di diritti inviolabili della persona. Detto questo, credo che la forma possa essere modificata, purché non venga alterata la sostanza.
Vita: Come si articola la proposta?
Calabrò: Nel cercare il giusto equilibrio fra la tutela della salute, diritto fondamentale di ogni cittadino, e il principio di autodeterminazione che si esprime nella libera scelta delle terapie a cui sottoporsi o meno, diritti garantiti entrambi dalla Costituzione. Il ddl parla, a questo proposito, di «consenso esplicito ed attuale alle cure prestato in modo libero e consapevole», una volta che il paziente abbia ricevuto dal medico un’informazione completa e comprensibile su diagnosi, prognosi, natura, rischi e benefici del trattamento proposto.
Vita: Il principio di autodeterminazione non contraddice quello di indisponibilità della vita?
Calabrò: Affatto. La scelta non riguarda la possibilità di accettare o meno forme di sostegno vitale come l’alimentazione e l’idratazione, ma di rallentare il naturale decorso di una malattia intervenendo con le terapie mediche disponibili, oppure di accettarlo senza ricorrere a cure che il paziente, sulla base di elementi personali, legati alla propria condizione clinica o alla natura della patologia, può rifiutare.
Vita: Quali sono, secondo lei, i punti caldi del confronto?
Calabrò: Mi pare che il tema dell’alleanza terapeutica sia compreso e condiviso per quanto riguarda il dato attuale. Lo è forse meno in relazione alle Dat, le Dichiarazioni anticipate di trattamento. Mi spiego: il patto fra medico e paziente non viene meno nel momento in cui quest’ultimo non sia più in condizioni d’intendere e di volere. A riattualizzare la libertà del malato, incapace di esercitarla per conto proprio, sarà un fiduciario, che porterà avanti il dialogo col medico curante. L’alleanza terapeutica, dunque, non si esaurisce in un documento immutabile come il testamento biologico, ma prosegue nel rapporto col fiduciario. È un punto che può sollevare dibattito, perché questi, aggiornato sui passi del progresso scientifico e in considerazione di mutate condizioni, può in coscienza intervenire sulle Dat.
Vita: Non è un meccanismo farraginoso quello del rinnovo triennale in presenza di un notaio?
Calabrò: È tragico supporre che quanto decido oggi abbia validità per tutta la vita, perché sono molte le variabili che nel tempo possono mutare: nella medicina, nella clinica, ma anche nelle condizioni personali. Ben venga la proposta di formule migliorative, meno complicate dal punto di vista operativo, purché si garantisca la possibilità di aggiornare periodicamente le proprie volontà.

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