Cultura

Ma lui c’ha ragione e i fatti lo cosano

Intervista a Paolo Cevoli, non solo comico

di Carlotta Jesi

C?è un personaggio che Paolo Cevoli, in arte Cangimi Palmiro assessore alle Attività varie ed eventuali del Comune di Roncofritto, non porterà mai sul palcoscenico di Zelig: l?imprenditore della ristorazione ad alto impatto sociale. Cioè lo stesso Paolo Cevoli, parola di curriculum vitae: «1990-1999, Bologna, numero quattordici locali comprati, inventati, ristrutturati, gestiti e rivenduti. Tanto sgobbato. Tanto imparato. Tanto divertito». Non è una battuta. Prova ne sia che Legacoop l?ha invitato a Cesena a parlare del suo business in un seminario sulla gestione delle risorse umane. Anzi, del suo bisness: libera traduzione dall?inglese all?emiliano e titolo del settimanale di satira aziendale e del management che Cevoli ha lanciato sul web (www. thebisness.com) nel 2001. La ricetta del suo successo imprenditoriale? Lasagne, tagliatelle, piadine e braciolate della mamma Marisa a parte, «occhio, pazienza e buco del culo», sintetizza. «Ma il copyright è del mio conterraneo Arrigo Sacchi». Il merito di aver messo in pratica il consiglio, però, passando dalla pensione della Marisa al Grand Hotel di Rimini («quello di Fellini») fino a lanciare la catena di fast food Italy &Italy, va tutta all?assessore di Roncofritto. Per cui la responsabilità sociale è, prima di tutto, personale: «Cerco il rapporto umano, tra persone singole; le partite di beneficenza non mi interessano». Sta di fatto che, di rapporto personale in rapporto personale, per i bolognesi Cevoli è diventato ?il? ristoratore solidale. Quello che fa lavorare persone svantaggiate. «Soprattutto extracomunitari»… «Che entravano in cucina da lavapiatti e ne uscivano da chef. I pachistani, per esempio, erano bravissimi». E qui scatta la domanda da esperto di risorse umane: con che criteri li assumevi? Che consigli daresti a un imprenditore con forza lavoro multietnica? «Non li andavo a cercare. Si spargeva la voce, ne entrava uno nel locale e faceva da trait d?union con gli altri. Ci parlavo, e se mi sembravano brave persone, era fatta». Cevoli parla al passato perché i suoi locali li ha venduti, e di ristorazione oggi si occupa solo come consulente. Però gli extracomunitari con cui lavorava se li ricorda: «Uno, in particolare, pachistano. Torna dalle vacanze in patria e mi consegna tre anelli: uno per me e gli altri per i miei soci che lo aiutavamo nelle cose pratiche, la banca, il dottore, la burocrazia». Mai pensato di portare la solidarietà in palcoscenico? «No. Un po? per mancanza di tempo, un po? perché è una cosa mia». Personale. O meglio, di famiglia. Di Cevoli Paolo, Cevoli Giacomo e Cevoli Davide, cioè di un padre e dei suoi figli di 15 e 13 anni: «A Bologna sono amico di un?infermiera che lavora in un ospedale per bambini. Con Giacomo e Davide andiamo regolarmente a trovarli. Niente di speciale: facciamo loro compagnia e spesso ci scappano foto ricordo. Li faccio divertire e loro aiutano me e la mia famiglia a capire la realtà». Fine della lezione. L?assessore Cangimi Palmiro, nella vita Paolo Cevoli, consulente di ristorazione e di responsabilità, torna al suo business. Anzi, bisness.


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