Formazione

Ma le campagne sono allo stremo

L'inviato di Vita in Africa replica alla provocazione di de Sardan

di Pablo Trincia

Spesso si discute sul ruolo dei media internazionali e dell?informazione durante una grave crisi umanitaria o alimentare, come quella che ha colpito il Niger. In questo caso, l?informazione (e la conseguente risposta della comunità internazionale) è stata goffa e impacciata: ha ignorato o dato poco peso ad allarmi e avvertimenti iniziali, arrivando in ritardo e cercando di rimediare gonfiando termini, dati, cifre e immagini, offrendo, in questo modo, un?immagine distorta del problema. De Sardan ha ragione: non è vero, come si legge o sente dire spesso nelle ultime settimane, che «tre milioni di persone rischiano di morire di fame in Niger». Anche se – i fatti lo dimostrano – è l?unico sistema per smuovere cuori e portafogli. Come dire? Non sono le organizzazioni a decidere se c?è una crisi. Lo decidono i media. Con i loro tempi e i loro programmi. Ma sempre i media. Così come l?immagine del bambino denutrito sparata sulle prime pagine di giornali e tg non è quella di tutti i bambini nigerini, ma riguarda una parte di popolazione delle aree rurali più povere: quelle a diverse ore di strada sterrata dagli agglomerati urbani, dove vivono isolate comunità nomadi o contadine che parlano solo la loro lingua (Peul, Tamashek) e difficilmente capiscono quella nazionale, l?Hausa, figurarsi il francese. Sono loro, la prima linea di persone a rischio. Vivono aggrappati a un?economia di sussistenza costantemente in bilico, tanto che al primo colpo di vento i commercianti aumentano i prezzi tagliandole fuori da tutto e tutti fino a quando non arrivano i camion degli aiuti. La chiamano ?speculazione?. D?altronde lo dice anche l?antropologo indiano Amartaya Sen: la fame non colpisce chi non ha cibo, ma chi è socialmente più debole. E allora come muoversi? La comunità internazionale invia personale a distribuire cereali gratis nei villaggi. Una soluzione per far fronte all?emergenza ma che, in loco, rivela tutta una serie di problematiche. C?è da capirlo. Un uomo bianco che arriva dal cielo come Babbo Natale, con sacchi pieni di cibo. Tutti si accalcano, vogliono la propria parte, fregandosene dei criteri imposti (prima gli scheletrici, poi gli altri), minacciando di bloccare gli aiuti. E la corruzione è sempre dietro all?angolo. Poi c?è anche chi fa del sarcasmo: Mamadou Tandja, monsieur le president: «Non lo vedete? Il mio popolo è ben nutrito». La frase giusta al momento giusto. E i media (sempre loro) se lo mangiano vivo in prima pagina. Anche lui ha le sue grosse responsabilità, tra cui quella di aver minimizzato quello che non andava affatto minimizzato. La campagna continua. Con un solo interrogativo: quando anche l?ultimo giornalista se ne sara? andato, chi si ricorderà del Niger?


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