Welfare

Ma la legge ‘salva affetti’ che fine ha fatto?

Bisognerebbe rilanciare la proposta di legge che prevede di introdurre la possibilità di colloqui intimi in carcere, una giornata e una notte da passare insieme

di Ornella Favero

Un po? di intimità anche in carcere, per dire ai figli la verità sulla propria condizione, per affrontare con le proprie compagne la separazione in modo meno traumatico. Per questo bisognerebbe rilanciare la proposta di legge per ?salvare gli affetti? che prevede di introdurre la possibilità di colloqui intimi in carcere, una giornata e una notte da passare insieme, per tenere unite le famiglie, ma anche per continuare a esistere come persone. Salvatore Allia racconta i piccoli particolari di un?ora di colloquio con il figlio: «Mi sono chiesto tante volte come mai nessuno ha pensato di creare spazi e tempi adeguati ai bambini che devono entrare a incontrare il loro padre in carcere, anche perché davvero l?ora del colloquio è insufficiente per poter ristabilire la giusta confidenza con tuo figlio: i primi venti minuti servono per riavviare il rapporto cercando di metterlo a proprio agio, i successivi dieci per tirare fuori un timido sorriso ed infine trenta minuti per organizzare un campo di calcio sul tavolo con due bicchieri che fungono da porte e un rotolino di carta stagnola che sostituisce il pallone. Vince sempre lui ed è lui che detta le regole, insomma diventa quasi come stare a casa, peccato che appena si arriva a questo punto appare immancabilmente l?agente che comunica la fine del colloquio». Qui Nottingham A Nottingham, in Gran Bretagna, i detenuti potranno usare il telefono cellulare. La decisione è stata presa dal direttore del carcere nella convinzione che sia fondamentale, per le persone detenute, mantenere vivo il rapporto coi propri cari. Il nuovo progetto prevede la fornitura di telefonini in tutte le 500 celle della struttura. In Italia, invece, quattro telefonate al mese della durata di dieci minuti, dirette solo a telefoni fissi, preventivamente controllati: davvero troppo poco perché una persona detenuta, soprattutto se è straniera e non fa mai colloqui con i famigliari, possa ?farsi presente? nella vita dei propri cari.


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