Non profit

Ma l’11 settembre è stata una lezione per le charity

Sondaggi: cala la fiducia nel non profit. Il 42% degli americani è deluso da come sono stati gestiti i soldi. gli esperti concordano. Però ci sono buone notizie

di Carlotta Jesi

Le charity americane guadagnano fondi ma perdono consensi. A un anno dagli attentati, nelle loro casse continuano ad arrivare assegni a tre zeri ma il 42% dei cittadini dichiara di aver perso fiducia in loro. La ragione? «Semplice», risponde Stacy Palmer, direttore di Cronicle of Philanthropy, il giornale di Washington dedicato al Terzo settore: «La gente è rimasta delusa dal modo in cui le charity hanno gestito il denaro donato dopo l?11 settembre». Il suo giornale l?ha scoperto in agosto, chiedendo a un campione di mille americani di valutare l?operato delle charity scese in campo dopo gli attentati. Risultato: non profit bocciato su tutta linea. Tre intervistati su 10 dicono che gli è passata la voglia di donare al non profit, e il 27% addirittura che è meno incline a sostenere gli enti impegnati nelle grandi emergenze. A rivalutare il Terzo settore per il suo operato post 11 settembre, un misero 19% dei cittadini, soprattutto giovani: il 34% degli americani fra i 18 e i 24 anni, in controtendenza dichiara, infatti, di dare più fiducia alle grandi sigle della solidarietà. Come hanno preso la notizia i leader del non profit? Alcuni rispondono contrapponendo allo studio del Cronicle quello del centro studi Independent Sector: il 71% degli americani pensa che le charity scese in campo dopo gli attentati abbiano gestito in maniera etica e onesta i fondi donati contro un 64% che pensa le stesse cose di tutto il Terzo settore. Ma, in generale, la società civile americana sta facendo un?esame di coscienza. Douglas Nelson, presidente della Annie Casey Foundation, per esempio la vede così: «Abbiamo imparato cosa vuol dire fare filantropia non nel solito ambiente, dove siamo protetti dalle nostre buone intenzioni e dal nostro ruolo nella società, ma sotto l?occhio dei media. Come Terzo settore ora dobbiamo imparare a prendere decisioni, articolarle e difenderle come se l?opinione pubblica fosse sempre interessata a quello che facciamo». Ma, viene da chiedersi, al di là dei buoni propositi, il non profit quest?anno è migliorato o no? Positivi, per gli esperti del settore, sono il cambio di leadership e di policy della Croce rossa, travolta dalle critiche per le sue campagne di raccolta fondi poco trasparenti subito dopo gli attentati. Nonostante questo, però, fra chi osserva il Terzo settore dall?esterno si diffonde il sospetto che quest?anno sia andato sprecato. «Dopo gli attentati c?è stato un grande desiderio della gente di fare del bene e di diventare meno egoista e materialista», ha dichiarato al Cronicle of Philanthropy Amitai Etzioni, professore di sociologia alla George Washington University, «ma quell?impulso non è stato ben canalizzato o istituzionalizzato». Risultato: «Il 95% o anche di più dei buoni sentimenti generati dall?11 settembre è scivolato via ?come l?acqua sulla sabbia?».


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