Famiglia
Ma lEuropa promette: il Duemila sarà donna
Le cifre parlano chiaro: tra i progetti finanziati dai fondi europei, quelli al femminile sono ancora troppo esigui. Mentre anche i Paesi dellEst battono cassa a Bruxelles
di M. E. Virga
Su 18 milioni di pìccole e medie imprese in Europa, il 25-30 per cento è gestito da donne. Nel 60 per cento dei casi si tratta di una gestione coordinata con il coniuge, ma in alcuni settori, come per esempio quello rurale, il 10 per cento della dirigenza è costituito esclusivamente da donne. Sin dalla sua istituzione la Comunità europea ha riconosciuto l?importanza di questa situazione di fatto sostenendo il principio della parità tra uomini e donne nel lavoro. Nel 1997 viene firma il trattato di Amsterdam, che riconosce, oltre alla parità, la presenza di ostacoli allo sviluppo delle donne in ambito lavorativo.
Nel dicembre ?97 vengono approvati 19 progetti per l?occupazione, tra cui alcuni sul rafforzamento di politiche di pari opportunità e una serie di progetti pilota per lo sviluppo di un ambiente favorevole all?impresa. Sono stati sostenuti finanziariamente progetti femminili quali la creazione di reti di scambi di esperienze e formazione professionale da parte delle organizzazioni femminili. Nel complesso, dal 1991 al 1997 sono stati tre i programmi per sole donne attuati dalla Comunità europea: il programma Now (New opportunities for women) con 465 progetti, il IV Programma d?azione (10), e la Legge nazionale 125/91 (403). Nell?ambito invece di altri progetti comunitari, il totale degli interventi riservati alle donne risulta di gran lunga inferiore: 74 per il progetto Fse su un totale di 387 e 15 per il progetto Leonardo, su un totale di 242.
I nuovi orientamenti europei, che confluiscono nel nome di Agenda 2000, per gli anni dal 2000 al 2006, prevedono un maggior sostegno alle politiche femminili. Sarà dato maggior impulso alle piccole e medie imprese e si tenterà di combattere il fenomeno dell?esclusione sociale. Lo strumento determinante sarà quello dei Fondi strutturali di cui dovrebbero beneficiare anche i Paesi dell?Est che hanno presentato domanda di ingresso nella Ue. La Commissione interverrà sugli intermediari alle imprese, come le Camere di Commercio o le associazioni di categoria.
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