Welfare

Ma io dico: «cancelliamo il fondo non autosufficienza»

La provocazione di Matilde Leonardi sul «cinico e irrazionale» dibattito sul fondo per la non autosufficienza

di Sara De Carli

«Siamo arrivati al finanziamento sull'onda della emozione del Ministro. Basta, questa guerra tra poveri é contro tutti i criteri politici e sociali di equitá e ci marciano tutti, e dico tutti. Aboliamo il Fondo per la non autosufficienza così com’è e torniamo al sano criterio di valutare il funzionamento e non la diagnosi. Associazioni ci state o no?». Lunedì sera, sulla sua pagina face book, Matilde Leonardi era dura e indignata. Tre giorni dopo, lei che di mestiere fa il neurologo all’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e di persone con disabilità gravi ne vede tantissime ogni giorno, lo è ancora di più.

«Sono costernata da come in questi giorni è condotto il dibattito sul finanziamento del fondo per la non autosufficienza, che per come è fatto non ha senso. È destinato in maniera casuale, sulla base di criteri non chiari, in maniera irrazionale ed emotiva. Se si tratta di carità, ognuno può farla a chi gli pare, ma se si tratta di un diritto, questo deve valere per tutti. Oppure la politica deve dichiarare esplicitamente il fatto che i soldi non ci sono per tutti e che quindi si fa una scelta in favore di alcuni. Ma lo deve dire». Leonardi è un fiume in piena. Non ce l’ha con i malati di Sla, «la loro battaglia è doverosissima», ma il punto è che «nessuna battaglia è più dignitosa di un’altra. Non è possibile che un ministro scelga in base al caso più grave che gli è capitato di incontrare o all’ultimo che lo ha fatto piangere. Se è così invito i ministri a venire qui al Besta, non serve nemmeno che entrino in reparto, basta che stiano nella hall due ore per accorgersi che persone con le più diverse diagnosi hanno il medesimo bisogno assistenziale».

Il punto per lei, che ha curato il Libro bianco sull’invalidità civile in Italia e che è una dei massimi esperti della classificazione Icf  (classificazione del Funzionamento della Disabilità e della Salute), è che «è cinico e non scientifico» basare il diritto ad avere accesso al fondo per la non autosufficienza sulla diagnosi e sul rimborso per qualcosa che manca: «il fondo non è destinato alla cura, ma all’assistenza. E persone con diagnosi diverse possono avere lo stesso bisogno assistenziale, mentre persone con la stessa diagnosi possono avere bisogni assistenziali diversi. Sono due cose da non confondere. Su questo io non accetto alcuna complicità da parte delle associazioni, altrimenti diventa una guerra tra poveri su chi è il più non autosufficiente. La mia proposta? Aboliamo il fondo, così com’è oggi, e tutte le associazioni pretendano, insieme, criteri di giustizia per tutti, condividendo i criteri».

Le associazioni hanno risposto alla provocazione? «Qualcuna mi ha chiamata preoccupata. Ma io sono esterna alle associazioni, ormai mi sembra il gioco della torre. Mentre basarsi sulla funzionalità sarebbe più equo. L’Inps potrebbe dare il suo contributo, non crede?». Forse, se non fosse così ossessionata dagli accertamenti straordinari…
 


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