Famiglia

Ma Internet non è un bluff, parola di disabile

Scienziato e non vedente, Paolo Graziani ha sconfitto il digital divide grazie al computer e all’amicizia di un collega.

di Carlotta Jesi

L?unica cosa da non vedente che ha Paolo Graziani sono gli occhialoni con lenti fumé. O meglio, da cieco tradizionale. Ma ai cani guida e bastoni bianchi, lui preferisce il computer. Un portatile nero con tastiera braille, screen reader e sintetizzatore vocale da cui, alla festa Internet di Firenze, guida clic dopo clic la sua presentazione in power point sull?accessibilità di Internet per i disabili. Il tema su cui lavora al Cnr di Firenze da quando, all?inizio degli anni Ottanta, ha scoperto di avere la retinite pigmentosa e di perdere progressivamente la vista. Un handicap che avrebbe potuto rovinargli vita e carriera. E invece ha segnato l?inizio della ricerca sulla tecnologia a portata di disabile in Italia. Grazie alla tempra di Graziani, allora quarantenne, ma soprattutto alla sua amicizia con Alberto Tronconi. Il collega del Cnr con cui Graziani si era era laureato in matematica applicata a Firenze come studente lavoratore, aveva condiviso l?euforia dei primi esperimenti di laboratorio e anche i suoi timori di scienziato con un campo visivo ormai ristretto cui servivano nuovi strumenti per continuare a vivere e lavorare. Ausili per disabili, insomma, su cui Alberto e Paolo si mettono instancabilmente a lavorare. Da allora sono passati vent?anni. Tronconi è diventato un dirigente del Cnr e Graziani completamente cieco. Ma sa perfettamente a quale slide della presentazione è arrivato quando, aspirando alla toscana tutte le ?c? di accessibilità, sorride e ti spiega che la tecnologia è davvero in grado di cambiare la vita a un disabile. Vita: Quanto ha cambiato la sua, professor Graziani? Paolo Graziani: Tantissimo. Il computer per me è diventata una protesi con cui lavorare, leggere, scrivere e controllare ogni giorno la posta elettronica. Come? Semplice: grazie ai dispositivi di screen reader e sintesi vocale che trasformano la mia voce in parole scritte sul computer e e, viceversa, traducono in suoni il contenuto di email e siti Internet. Proprio gli ausili su cui ho lavorato insieme a Tronconi in questi anno, il primo screen reader per Dos l?abbiamo creato proprio qui al Cnr circa vent?anni fa. Vita: Già, e allora Internet, il personal computer e il digital divide non esistevano neppure Graziani: Vero. Però esistevano i primi lavori di programmatore, che intuivo potessero aprire nuove opportunità per i disabili. E soprattutto esistevo io, uno scienziato che stava diventando handicappato: la molla per inventare i primi ausili è stata la voglia disperata che avevo di continuare a lavorare e di aiutare persone come me. Vita: Disabili, insomma. Come è stato lavorare con loro in questi anni? Graziani: Essenziale. Molti spunti del nostro lavoro sono venuti proprio dall?interazione continua con chi ha effettivamente il problema che devi risolvere. Un problema che spesso è un handicap fisico, ossia un limite con cui gli scienziati presi da grandi teorie non sono abituati a ragionare. L?aver perso la vista mi ha costretto a rapportarmi molto di più alla realtà, a cercare soluzioni immediate per risolvere problemi concreti. Vita: Per questo considera l?accessibilità un principio di democrazia? Graziani: Sì, e anche uno standard essenziale per migliorare la vita anche di chi non è disabile. Vita: Si spieghi meglio… Graziani: Facciamo un esempio concreto, i siti accessibili ai non udenti: sono un grande aiuto anche per chi lavora in ambienti molto rumorosi che pregiudicano l?udito. E lo stesso vale per gli ausili, tipo le tastiere software che ricevono comandi con la voce?ricordiamoci che, anche chi non ha un handicap oggi, potrebbe avere difficoltà a usare le mani invecchiando. Vita: Sembra molto sicuro del potere di Internet e della tecnologia. Mai avuti dubbi, paura di non farcela? Graziani: Certo, e anche bisogno di conforto. Come scienziato e come non vedente. Quando ho capito che avrei perso la vista, per esempio, è stata l?Unione Italiana Ciechi a spiegarmi che avrei potuto continuare a vivere bene e che la tecnologia mi avrebbe aiutato. Un? iniezione di fiducia che oggi trasmetto agli altri, anche via email e nelle mailing list dedicate ai ciechi. Un altro esempio del valore del web. Vita: Già, eppure il digital divide rimane. Graziani: Il 98% dei siti mondiali non sono accessibili e appena il 10% di quelli del governo italiano sono a portata di non vedente. Vita: Non sarà che su Internet abbiamo riposto troppe speranze? Graziani: Io lavoro, mando email, scrivo le mie presentazioni al computer e le presento in conferenza senza bisogna di alcun aiuto. No, non credo che il potenziale della tecnologia sia stato sopravvalutato. Piuttosto bisogna imparare a non fare il passo più lungo della gamba, a porsi obiettivi giusti per le proprie forze. Oggi, per esempio, lavoro con l?Autorità per l?informatica nella pubblica amministrazione per rendere accessibili tutti i siti e sistemi informatici in futuro. Un?ottima cosa, ma non dimentichiamo che prima ci sono i siti già esistenti da risistemare. E molti disabili parcheggiati nei misteri cui insegnare a lavorare col computer.


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