Volontariato

Ma il Veneto non è tutto uguale

Cosa dice veramente il Rapporto Caritas sull'immigrazione nelle province italiane

di Maurizio Regosa

Sono oltre 450mila
gli stranieri che vivono nella regione.
E le loro condizioni variano profondamente da provincia a provincia
Secondo il XIX Rapporto sull’immigrazione sono oltre 450mila gli stranieri che abitano in Veneto. Come vivano lo suggerisce un’altra indagine, sempre realizzata da Caritas Migrantes (per conto del Cnel) sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Un’indagine che al Carroccio è molto piaciuta visto che sfata alcuni luoghi comuni, ad esempio piazzando il Veneto al settimo posto per «potenziale d’integrazione». Potenziale d’integrazione è però «un’espressione che va spiegata», sottolinea Luca Di Sciullo, fra gli estensori del rapporto, giacché «oggetto di questa ricerca non è stata l’integrazione in sé, difficile se non impossibile da misurare, ma le condizioni che possono ragionevolmente renderla più attuabile». Come dire: non sappiamo quanto il bambino crescerà, ma prendendo nota di come mangia e di dove vive, possiamo immaginarlo…
Ecco dunque i 15 indicatori divisi in tre gruppi: attrattività, inserimento occupazionale e sociale («ma solo questi ultimi vengono considerati per elaborare il valore medio finale», puntualizza Di Sciullo). Il risultato è una rilevazione indiretta che, in ogni caso, la dice lunga. Ad esempio che anche una regione come il Veneto va vista territorio per territorio. Se complessivamente mostra un potenziale d’integrazione molto buono (non è più al primo posto guadagnato nel 2003, ma anche nel rapporto che sarà presentato in luglio si colloca nella top ten), a seconda delle province il discorso va diversamente articolato. L’indice di inserimento occupazionale, ad esempio, non è omogeneo. In cima Padova (che su base nazionale è al 18° posto, fascia alta), seguita da Treviso (al 24°), Vicenza e Venezia (rispettivamente al 30° e 31°), da Verona (al 33°). Molto lontana Belluno (56°) e Rovigo (in fascia ormai bassa, cioè al 67°).
Montagne russe anche per il potenziale inserimento sociale. Se Vicenza è al secondo posto fra tutti i capoluoghi italiani (e sono solo due in fascia massima, l’altro è Biella) e Belluno al 12°, le altre città venete scivolano piuttosto in basso: Treviso (al 39°) e Verona (al 42°) sono in fascia media, Padova e Rovigo si collocano rispettivamente al 72° e 75°. Infine Venezia, penultima appena prima di Vibo Valentia.
Dati assoluti che non dicono molto sulla qualità della vita dei migranti. Forse più utili, da questo punto di vista, le comparazioni fra italiani e nuovi residenti. Un profilo che fa scivolare il Veneto al 13° posto e balzare in cima la Sardegna che riserva – si legge nel rapporto – «ai propri immigrati un inserimento più egualitario in rapporto a quello degli italiani che vivono nello stesso territorio».


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