Economia

Ma il sogno di Mario vivr

Tredici anni di lotte per dare lavoro e dignità a chi li aveva persi. Poi il 16 agosto Mario Cavenaghi è mancato, a 39 anni. Il ricordo degli amici. E un impegno

di Benedetta Verrini

Dal 1987 ad oggi, almeno 20 persone sono diventate autonome. Alcuni oggi lavorano anche in proprio, come artigiani. Molti si sono costruiti una famiglia. Hanno una nuova vita. Tutto questo, grazie alla forza e all?iniziativa di Mario». Non dice quanto gli manca, ma si legge tra le parole, nella sfumatura della voce. Vittorio Paoli ricorda Mario Cavenaghi, un amico e un socio con cui ha condiviso un sogno, scomparso il 16 agosto scorso, a 39 anni, in seguito a un malore.
Mario era il presidente di Omnicoop, una cooperativa sociale di tipo B, che a Milano si occupa di reinserimento lavorativo di detenuti ed ex tossicodipendenti. Come capita spesso in queste realtà, la scelta era stata molto più che professionale, quasi un percorso esistenziale. «A poco più di vent?anni, con una moglie e un figlio, ha accettato una grande scommessa», ricorda Paoli, che di Omnicoop è vicepresidente: «Aprire una comunità per il recupero di tossicodipendenti, gestita dall?associazione Giambellino, a Cascina Cavoletto, nei pressi di Rosate. A motivarlo era stata anche l?amicizia con don Renato Rebuzzini, un sacerdote impegnato a combattere il disagio nel quartiere Giambellino».
Proprio al Giambellino Mario aveva fatto un?esperienza straordinaria, durante gli anni del servizio civile: assistendo gli anziani delle case popolari, aveva già dato prova della sua energia e del suo impegno, organizzando un Centro diurno per anziani ed elaborando un progetto di comunità aperta e vivibile per persone sole. Era quasi naturale che la nuova sfida con un?altra faccia dell?emarginazione lo entusiasmasse: «Nel 1986, insieme ad una famiglia di amici, Mario ha ristrutturato i locali della cascina e si è trasferito con la moglie e un figlio piccolo».
Poi il progetto si è allargato, sia a livello familiare (è diventato padre di altri due bambini), sia a livello professionale: «La cooperativa è nata sostanzialmente per creare un?opportunità d?inserimento lavorativo ai ragazzi che terminavano il percorso terapeutico», spiega Paoli. «E siccome il lavoro di ristrutturazione della cascina aveva dato loro buone competenze nel campo, Mario ha deciso di indirizzare la coop nel settore delle ristrutturazioni edili, piccole costruzioni, idraulica, sistemazione d?impianti elettrici».
Partita con 9 soci, la cooperativa oggi ne conta 15 (di cui 13 soci lavoratori) ed è associata al Consorzio Sis-Sistema imprese sociali di Milano. «Riusciamo ad essere abbastanza competitivi, ma siamo sempre alla ricerca di nuovi lavori», spiega Paoli, che ora dovrà prendere il timone di Omnicoop. «Dal momento che, poco tempo fa, l?associazione aveva chiuso la comunità terapeutica, Mario stava lavorando a un nuovo progetto di solidarietà. Aveva pensato a una comunità di famiglie pronta ad accogliere persone emarginate o con problemi relazionali, che avessero bisogno di combattere la solitudine e l?abbandono. Per questo, stava già lavorando a un progetto di ristrutturazione dei locali della cascina, per creare piccole unità abitative da mettere subito a disposizione. Era sempre molto allegro, Mario, contagiava tutti con la sua simpatia e la sua voglia di fare. Ci ha lasciati con il suo progetto da finire, e faremo di tutto per realizzarlo».
Per sostenerlo, e per aiutare Cristina, la moglie di Mario che resta con tre ragazzi di 19, 13 e 10 anni, è stato creato un ?Comitato per la famiglia di Mario Cavenaghi?, ed è possibile contribuire con un aiuto economico (vedi box).

Mario Cavenaghi, 39 anni, è morto il 16 agosto scorso. Era presidente e fondatore di Omnicoop di Milano. Per la famiglia (moglie e tre figli) si è aperta una sottoscrizione sul conto n. 37211 (ABI 03336, CAB 01600, CIN L) presso il Credito Bergamasco, p.zza Missori 3, Milano.

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