Formazione

Ma il porcellum ha colipto anocra

Intervista a Marco Revelli

di Giuseppe Frangi

Un sentimento di angoscia. Mentre tutti festeggiano la giornata del 14 ottobre, Marco Revelli va radicalmente controcorrente. Non è un dissenso politico. È qualcosa di molto più radicale e profondo. Sentiamolo.

Vita: Che cosa non le quadra del grande rito partecipativo del 14 ottobre?
Revelli: Dietro l?apparenza della partecipazione ho visto l?affermazione di una connotazione negativa della politica. Mi sembra che il grande rito sia servito a legittimare un puro equilibrio di poteri interni, di equilibri lobbistici, di nomenclature politiche consolidate, già preconfezionate. Sinceramente non so quanti di coloro che sono andati a votare abbiano capito bene il meccanismo a cui partecipavano. Io che sono politologo stento a orientarmi nel marchingegno di quel meccanismo elettorale. Una delle poche cose che ho capito è che quel meccanismo era una filiazione, un calco del porcellum, cioè della legge elettorale vigente. Che serve a presentare delle scatole chiuse, preconfezionate dai gruppi dirigenti.

Vita: E i contenuti politici, da qualche parte ci saranno pure?
Revelli: Sono molti difficili da decodificare. Quelli di Veltroni sono un grande collage di luoghi comuni mediatici. La Bindi era l?unica che mi dava l?impressione di credere in quel che diceva. Di Letta non ho capito se non che rappresentava un pezzo di tecnocrazia in quell?organigramma, gli altri due erano ornamento. Il contenuto politico resta tale quale quello che era prima. L?unico fatto nuovo è la partecipazione.

Vita: E non può avere avuto una valenza positiva?
Revelli: Mi è sembrata più un?operazione di marketing: il lancio di un prodotto. Infatti chi andava ai seggi non era parte in causa della nascita in atto. Siamo nella logica dei grandi eventi che non mi piacciono perché mettono al lavoro milioni di persone per realizzare progetti di élite.

Vita: Il 14 ottobre non può essere letto come una risposta all?antipolitica?
Revelli: Al contrario, questa è antipolitica travestita. La parola d?ordine è semplificare e lasciare che qualcuno metta le cose a posto. È la vecchia idea di unanimismo, di neutralizzazione delle differenze, che è la morte della politica.

Vita: Ci lamentavamo del bipolarismo urlato?
Revelli: La bolla mediatica fa e disfa tutto. Prima costruisce la rappresentazione del conflitto all?ultimo sangue e poi la rappresentazione dell?happy end pacificato. Non ha nulla che fare con la realtà. Oggi siamo di fronte al crescere di un?antipolitica che si arrende all?esistente e cerca di quotarlo alla propria Borsa. Il contrario della politica, che è reazione all?esistente sulla base di un progetto.

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