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Ma il non profit fa guadagnare?

Una cosa é costituire un'associazione con finalità che possano avere natura commerciale, altra un ente per avere ritorni personali.

di Carlo Mazzini

Stiamo per costituire un gruppo che intende dar vita a una serie di iniziative non profit nell?ambito di teatro – video – musica sul territorio tra la Liguria e la Toscana e avremmo bisogno di avere alcune informazioni: 1) quale è la forma societaria che massimizza i benefici e minimizza gli svantaggi per un gruppo di nove persone che si occuperà di organizzazione culturale e produzione in ambito video, teatro e musica (considerando possibilità di accesso a finanziamenti e partecipazioni a bandi nazionali e comunitari, spese di costituzione e di mantenimento della società ecc..); noi nove potremmo essere considerati singoli individui ma in realtà facciamo tutti già parte di tre associazioni culturali con codice fiscale e partita Iva operanti nello stesso settore (video – teatro – musica); 2) la documentazione necessaria e quant?altro serva conoscere per attivare e far funzionare dal punto di vista fiscale – amministrativo tale società; 3) calendario descrittivo dei percorsi da intraprendere per la presentazione di progetti a livello nazionale.

S.M. (email)

Sarà per il fatto che lei parla di ?forme societarie? o che dice che voi soci costituendi fate parte già di altre tre associazioni, ma vi è qualcosa che non riesco a ?mettere a fuoco?. Quando si risponde a un quesito, anche di natura tecnica, si cerca di avere un quadro d?insieme della situazione, per evitare di dare risposte non congrue. In un ipotetico colloquio a due, le chiederei senza remore se lei vuol far diventare questa attività una fonte di reddito personale. In caso di risposta affermativa, mi creda, non ci vedrei nulla di male; solo che avrei difficoltà a inquadrarla in un ente non profit. Per capirci meglio; una cosa è costituire un?associazione con finalità, ideali e attività che incidentalmente possono avere natura commerciale; o, ancora, ritagliando un ruolo ad alcuni soci, ruolo che sottintende una remunerazione. Questo è un caso previsto (più o meno esplicitamente) da tutta la normativa sul non profit (esclusa quella sul volontariato), seppure entro limiti quantitativi non sempre chiari. Altra ipotesi è costituire un ente non profit per avere ritorni (redditi) personali. La differenza tra i due casi è notevole, non solo sul piano delle intenzioni. Costituire un ente chiamato non a caso ?non profit? per avere un profitto personale è chiaramente una contraddizione in termini, e rende inefficaci le eventuali risposte ai quesiti che lei stessa espone. Lei chiede come raccogliere fondi, come amministrare l?ente, come massimizzare benefici e minimizzare gli svantaggi ? ma, a parte alcuni piccoli problemi di spazio, sappia che a ogni risposta (a lei come a tutti) bisogna anticipare un ?dipende?. Lei parla di attività; ma sappia che bisogna distinguere la finalità dalle attività, in quanto la prima indica una meta da raggiungere (promuovere la pace nel mondo, salvare la rana zoppa, sensibilizzare i giovani alla cultura teatrale e cinematografica); le attività invece rappresentano i mezzi con cui perseguire (se non raggiungere) la finalità. Distinguere questi due elementi permette di inquadrare al meglio la forma societaria più opportuna per lo svolgimento delle nostre attività. Facciamo tre casi. Il primo prevede che la finalità dell?associazione sia quella di dividersi l?eventuale utile o avanzo di gestione; qui ci potremmo confrontare con gli studiosi della materia, i quali affermano (ed è significativo che sia l?unico concetto che li trova d?accordo) che l?organizzazione non profit ha come carattere distintivo rispetto alle altre forme ?societarie? il ?non distribution constraint?, il vincolo della non distribuzione degli utili. Commento: da non pensare nemmeno. Il secondo, invece, prevede un fine ?ideale?, ma il carattere dell?attività per realizzare il fine è prevalentemente commerciale; abbiamo ancora delle difficoltà, dato che per il fisco la nostra associazione è un ente commerciale, e si vanifica la nostra ricerca di finanziamenti o l?accesso alle agevolazioni tributarie previste per il non profit. Commento: il gioco non vale la candela. Il terzo caso è quello in cui abbiamo un fine ideale, delle attività prevalentemente non commerciali, e possiamo anche prevedere un ritorno economico per chi presta (socio o non socio) un servizio professionale utile allo svolgimento delle attività associative. Commento: si può fare, è lecito e legittimo. Come vede, tutto sta da dove si fa cominciare il discorso; se dai nostri prossimi interessi o se dagli interessi del nostro prossimo.

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