Cultura

Ma il difficile è sopravvivere alla vita

Narrativa - Il romanzo di Scurati, Premio Campiello 2005

di Andrea Leone

Il nuovo romanzo di Antonio Scurati, Il sopravvissuto, ha vinto l?ultimo Campiello insieme a Mandami a dire di Pino Roveredo. Si tratta di un abile e tagliente libro-inchiesta sul disagio sociale, sulla violenza, sull?adolescenza esclusa e sulle aberrazioni del sistema scolastico. La storia è quella di una tragica mattina in una scuola, in cui uno studente, bello e dannato, compie una strage calcolata e implacabile, lasciando viva una sola persona, il professore di filosofia (il sopravvissuto del titolo), l?unico capace di instaurare un rapporto vero con il ragazzo. Al professore, superato il trauma, spetterà il compito di interrogarsi sui fatti e ricercarne le cause. Scurati ricostruisce la storia utilizzando diversi punti di vista, andando avanti e indietro nel tempo, allestendo una rappresentazione a più voci: parlano lo psicologo, il prete, il pubblico ministero, il criminologo, entrano ed escono di scena molti personaggi secondari. Diversi gli influssi stilistici: dal poliziesco al saggio, dal romanzo psicologico di matrice dostoevskiana al romanzo- reportage sul modello di A sangue freddo di Truman Capote. E non solo letterari. Abile notomizzatore del sistema sociale e delle regole spesso atroci che lo reggono, Scurati ha scritto un libro indubbiamente avvincente, terribilmente lucido, duro e ben congegnato, fatto di brevi frasi taglienti e sostenuto da un ritmo incalzante: ciò che manca al romanzo e gli impedisce di raggiungere il grande risultato è una qualità cruciale, che potremmo chiamare?senso della grandezza?. Scurati utilizza il cinema di genere con grande sapienza ed esattezza, correndo però il pericolo dell?astrazione e della convenzione. Non credendo pienamente al potere e alla capacità di rappresentazione della letteratura, costruisce una visione e uno stile non sempre originali e autonomi. Molte e importanti le occasioni di dibattito che questo libro suscita: i pericoli dei mass media che azzerano il senso critico dello spettatore rendendosene quasi complici, l?adolescenza allo stesso tempo vittima e carnefice,lo scontro tra adolescenti e adulti, l?ambiguità del rapporto tra allievi e maestri, la validità del sistema scolastico e la cecità dei suoi poveri esecutori. La violenza che percorre come una corrente sotterranea queste pagine è certo la violenza della società, del potere e degli adulti, ma è anche qualcosa che non ha nome, che si può chiamare tempo, storia, caso: ciechi incidenti di cui l?essere umano è la vittima e l?esecutore.


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