Politica
Ma i poveri esistono, non è solo questione di lavoro
Reddito di Cittadinanza per soli 7/8 mesi. Obbligo di accettare la prima offerta di lavoro congrua. Obbligo di sei mesi di formazione. Queste le novità su cui punta il Governo. Il commento del presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi: «Pronti a discutere, ma chi sceglie gli occupabili e valuta l'offerta congrua?»
di Redazione
Dal 1° gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 7/8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili. È previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale: diversamente, decade il beneficio del reddito. Il Reddito decade anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta congrua. Sono queste le anticipazioni date dal Governo sulle modifiche al Reddito di Cittadinanza. Proposte che sostanzialmente presuppongono che che chiunque sia occupabile e si presenti ad un Centro per l'impiego, trovi immediatamente lavoro.
Così non è. Ben vengano i controlli, ben vengano i corsi di formazione, ben venga la possibilità di coesistenza tra lavori stagionali e Reddito di Cittadinanza, «ma no alla semplificazione sulla povertà, perché, come ripetiamo da anni, lo stato di indigenza non è sempre legato alla mancanza di lavoro». Così il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, commenta il comunicato di Palazzo Chigi sulla manovra di Bilancio 2023 e le parole del ministro Maria Elvira Calderone durante la conferenza stampa di oggi.
«Come altri che con la povertà hanno a che fare – aggiunge – abbiamo chiesto da tempo modifiche del provvedimento che è intervenuto, dopo il Sia e il Rei, su quei milioni di persone che non hanno abbastanza per condurre una vita dignitosa. Oggi, alla luce di quanto illustrato anche dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, vorremmo capire chi sarà a decidere chi è occupabile e a quanto corrisponda un’offerta congrua. Abbiamo già sperimentato il fallimento dei navigator, così come abbiamo constato che i pochi controlli effettuati hanno portato alla luce poche situazioni abnormi che però sono state diffuse con ogni mezzo mediatico e hanno gettato sui poveri uno stigma generalizzato».
D’accordo quindi con la ministra Calderone sulla necessità di avviare una riflessione che ha bisogno di tempi che non sono quelli della manovra: «Siamo fin da ora disponibili a portare la nostra esperienza sul campo all’attenzione dei decisori. La povertà non è stata abolita nel settembre del 2018, ma oggi non si faccia propaganda annunciando per il 2024 l’abolizione di uno strumento necessario a tutelare i più disagiati».
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