Famiglia

Ma dove siete finiti?Appello a quattro voci

Scuole chiuse, linee telefoniche in tilt, case lesionate, neppure l’acqua da bere. Questa la settimana di passione nella zona dell’epicentro del terremoto.

di Gabriella Meroni

Ancora due scosse del settimo-ottavo grado, lo scorso fine settimana, e in Umbria e Marche è tornata l?emergenza. Il nemico da battere questa volta sembra essere soprattutto la paura della gente: paura che il terremoto non finisca mai, ma anche di essere abbandonati, dimenticati con i propri problemi, alcuni dei quali mai risolti fin dall?alba del 26 settembre. Siamo andati a chiedere a quattro protagonisti di fare il punto sulle difficoltà di questi mesi, ma soprattutto di questi giorni: Giocondo Leonardi, direttore della Caritas di Assisi, Antonio Petruzzi, sindaco di Nocera Umbra, don Lucio Gatti, coordinatore del centro di volontariato di Casebasse, frazione di Nocera, e padre Nicola Giandomenico, priore del Sacro convento di Assisi. Ecco i loro appelli a tutti coloro che vogliono dare una mano: c?è bisogno di voi, non tiratevi indietro. Noi vi diciamo come.

Il direttore Caritas:«Volontari, tornate. Non rimarrete con le mani in mano»

Non è vero che qui l?emergenza è finita. Chi lo dice evidentemente non è mai stato dalle nostre parti negli ultimi tempi, e si è limitato a seguire le notizie sui giornali, come i giornalisti si sono limitati a dare le notizie quando sentivano il terremoto nelle loro redazioni, a Roma. Ma qui è quasi sette mesi che la terra trema. Sembrava che le scosse ci avessero dato un po? di tregua in marzo, ma poi hanno ricominciato esattamente come a settembre.
Tutti i moduli abitativi sociali, adibiti cioè a chiese o centri per comunità della Caritas sono stati riaperti per chi non voleva dormire sotto un tetto di mattoni, in queste notti abbiamo ospitato decine di persone, anche se la maggior parte preferisce arrangiarsi nelle macchine. Hanno molto pudore, non vogliono far vedere che hanno paura: scendono a dormire in auto al buio e alle prime luci dell?alba scivolano via, ritornano dentro casa. È gente molto dignitosa, ma non è vero che non ha bisogno di nulla. Specialmente dal punto di vista morale e psicologico.
La Caritas ha aperto alcuni centri nella zona di Nocera Umbra e Gualdo Tadino, la più colpita di recente, che si sono subito riempiti di sfollati. Il centro per i volontari di Casebasse non ha mai smesso la propria attività da settembre a oggi, e i volontari dell?Agesci, dell?Anpas, delle Misericordie, della Croce Rossa sono tornati in forze. Ma resta ancora molto da fare. Il nostro territorio è molto vasto e vario, ci sono piccole frazioni e case disperse di allevatori un po? dappertutto. Forse chi coordina i soccorsi non ci pensa, ma ci sono anche loro da raggiungere, andare a trovare, aiutare nelle necessità di ogni giorno.
Le trecento famiglie che vivono ancora sotto le tende, di cui già ?Vita? aveva parlato un mese fa, sono ancora tutte lì, e per loro di container neanche l?ombra. Sono lontane dai campi allestiti, questa la scusa per lasciarle lì dove sono, al freddo e alla pioggia. Quando finirà per loro l?emergenza? Questa poi è la settimana santa, un momento in cui molti cercano spontaneamente di ritrovarsi con gli altri, nelle comunità, nelle chiese. Andando in giro si trovano molte persone che chiedono dove verranno celebrate le funzioni religiose di questo periodo. Un segnale del fatto che la gente si sente tuttora isolata, lontana.
Quindi il mio appello è a tutte le persone di buona volontà che desiderano dare il proprio contributo solidale: tornate in Umbria e Marche perché c?è da fare. Mettetevi a disposizione, nessuno rimarrà con le mani in mano.

Il primo cittadino:«Siamo ancora da capo. Quando ricostruiremo?»

Le due ultime scosse ci hanno riportato indietro di sette mesi, sembra di essere all?inizio del terremoto. Non abbiamo più neppure l?acqua da bere, le scuole sono chiuse. Ci servono daccapo le roulotte. Le ultime due scosse, del 3 e 5 aprile, hanno messo a dura prova la resistenza di tutti gli abitanti di Nocera, e ora non c?è quasi più nessuno che si fidi a rientrare nelle case la notte, anche in quelle di cui è stata dichiarata l?agibilità. Quindi ci servono altre roulotte per dare la possibilità ai cittadini che lo chiedono di dormire fuori casa. So benissimo cosa ha detto il sottosegretario Barberi il 6 aprile: le roulotte non si danno per paura. Sì, teoricamente Barberi ha ragione. Ma la gente è da comprendere. Io sono forse un incosciente, perché continuo a dormire in casa mia, ma d?altra parte ha l?agibilità, devo stare dentro. Anche per dare l?esempio ai miei concittadini. Ma ho funzionari e impiegati del Comune che dormono negli uffici, cioè nei container. Tutti i nostri progetti per avviare la ricostruzione sono fermi. Avevamo già messo in piedi una struttura che avrebbe rilevato le priorità, fatto le perimetrazioni, stabilito le aree e i finanziamenti per la ?nuova? Nocera, per essere pronti prima ancora di ricevere indicazioni dalla Regione. Ma ora tutto si è bloccato, o perlomeno rallentato. Siamo sospesi su un filo, questo terremoto che sembra non finire mai ci ha davvero sfiancato psicologicamente. Ci inquieta anche il fatto di non sapere con esattezza a cosa andremo incontro. Noi amministratori siamo in contatto con i vari centri sismologici, ma nessuno sembra in grado di dirci che evoluzione avrà questo sisma. ?Un evento anomalo?, questo sanno dirci. È anomalo che si siano verificate scosse alla profondità di 50 chilometri sotto terra, è anomalo che le scosse continuino con questa intensità, senza attenuarsi. A ogni tremito si pensa che siano gli ultimi colpi di coda, e invece si ricomincia daccapo. E ricominciare è difficile, sta venendo a mancare la voglia, soprattutto nella gente. Prima ad avere paura era una piccola percentuale, formata dalle persone più emotive e fragili, ora sono quasi tutti. Per questo dico che tutto sommato le roulotte sarebbe meglio averle: così la popolazione sarebbe più tranquilla e si potrebbe pensare al futuro con un po? più di sollievo. Anche se di una cosa avremo davvero bisogno: che questo terremoto si decidesse a lasciarci in pace.

Il prete in trincea: «State vicino ai giovani. Altrimenti se ne andranno»

N el nostro centro abbiamo accolto centinaia di giovani volontari di tutta Italia, dal 26 settembre fino ad oggi. A Natale ce n?erano più di 300, e dovevano arrivarne altrettanti per Pasqua. Ma dopo le ultime scosse abbiamo ricevuto parecchie disdette, specialmente dai ragazzi più giovani: forse i genitori, preoccupati per il terremoto, gli hanno vietato di venire qui. Questo mi dispiace soprattutto per loro, ma anche per la gente di qui. Noi siamo a Casebasse, una frazione di Nocera Umbra. Nocera è il paese che ha sofferto di più per il terremoto, e ancora oggi è in ginocchio.
Ma oltre ai danni materiali (il centro storico è ancora completamente chiuso, tutte le case sono inagibili, ci sono 4.000 persone nei container), le scosse hanno lasciato dei segni anche nell?animo della gente, e specialmente nei giovani e negli anziani. Gli anziani, lo si è visto subito, sono stati le vittime principali del terremoto: sono state le loro case antiche, di tufo, ad andare giù per prime il 26 settembre. Sono loro la grande massa della popolazione che ha trovato riparo nei container, ed è vero che tanti non sperano più di tornare in una casa in muratura. Tanti si sono ammalati per l?umidità dell?inverno.
Soffrono, quindi, ma spesso sono loro a dare l?esempio ai giovani di come fare i conti con questa situazione di difficoltà. Sono più abituati al sacrificio, alla sofferenza, e ci stanno insegnando come vivere questi momenti. I giovani invece stanno per crollare, e alcuni stanno pensando di andare via, di emigrare. Senza andare lontano: Foligno, Assisi, Perugia sono le loro mete. Ma vogliono abbandonare la loro terra, non ce la fanno più a pensare al domani in queste condizioni. Come biasimarli? Li hanno lasciati soli.
Invece questi ragazzi hanno bisogno di una presenza, della compagnia di persone che li aiutino a pensare al loro futuro in termini possibili. Perché sono fragili esattamente come quelli di Roma o di Milano, ma questo terremoto ha fatto emergere in loro più forti le contraddizioni della loro età, aggravandole di un disagio che altri non vivono. Per questo rivolgo un invito a tutti coloro che abbiano qualche giorno a disposizione, a tornare in Umbria.

ha collaborato Paolo Giovannelli

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