Vorrei condividere con i lettori di questo blog alcune considerazioni sull’arresto del famigerato “signore della guerra” Laurent Nkunda, avvenuta giovedì sera, su cui pesa dal settembre 2005 un mandato d’arresto dell’alta corte militare congolese per disobbedienza e crimini di guerra. Un fatto che “potrebbe” (sempre meglio usare il “condizionale” quando si parla di Congo) segnare la svolta nel conflitto congolese scoppiato il 28 agosto scorso nella tormentata regione del Kivu Settentrionale. Com’è noto, un paio di settimane fa, si era diffusa la notizia che Nkunda (chiamato anche Nkunda Batware) – leader incontrastato del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) – fosse stato destituito dal proprio incarico. Al suo posto a reggere le sorti del movimento un’altro signore della guerra, il generale Bosco Ntaganda, il quale ha subito fatto intendere di voler cessare le ostilità con Kinshasa. A questo punto, a rigor di logica, con l’uscita di scena di Nkunda, la guerra civile congolese dovrebbe essere considerata conclusa. Ma cosa è effettivamente avvenuto dietro le quinte? Una domanda legittima, considerando che Nkunda era di fatto un paladino del governo di Kigali, bramoso di poter conseguire, proprio attraverso di lui, il pieno controllo dei territori sul versante orientale dell’ex Zaire, ricchi di immense risorse minerarie. A sbloccare la situazione è stata certamente la decisione comune, presa dai congolesi e dai ruandesi, di avviare un’operazione militare congiunta contro i ribelli ruandesi, d’etnia hutu, inquadrati nelle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (Fdlr), nemici giurati di Kigali che in passato aveva accusato ripetutamente Kinshasa di sostenere e armare gli insorti, parte dei quali responsabili del genocidio ruandese del 1994. Tra parentesi, è bene rammentare che nello storico accordo di pace siglato a Goma il 23 Gennaio dello scorso anno, rimasero esclusiproprio i ribelli del Fdlr, stimati numericamente attorno alle 6mila unità. La conclusione è dunque ovvia: Nkunda è stato “scaricato” da Kigali non essendo più necessario per combattere i ribelli hutu. La società civile congolese, con cui sono costantemente in contatto, comunque invita alla prudenza, in quanto la presenza dei militari ruandesi nell’ex Zaire rappresenta un’incognita guardando al futuro. Molto dipenderà dalla durata della loro missione contro le milizie hutu in quanto il contributo dei cosiddetti governativi congolesi, che dovrebbe rappresentare una garanzia per la stremata popolazione civile, non pare affatto scontato. In sostanza il rischio è che a pagare gli effetti di quest’operazione sia come al solito la povera gente, tenendo conto che i ribelli dell’ Fdlr sarebbero già asserragliati nelle fitte foreste congolesi, una sorta di nascondiglio ottimale, difficilmente accessibile per un esercito convenzionale. Da rilevare infine che, secondo fonti diplomatiche ben informate, l’entrata in campo di nuovi soggetti interessati allo sfruttamento delle ricchezze del Nord Kivu, Cina in primis, abbia giocato un ruolo non indifferente nell’arresto di Nkunda, avviando peraltro la cooperazione militare tra Kigali e Kinshasa. In sostanza sembra profilarsi un nuovo corso politico nella Regione dei Grandi Laghi con l’entrata in scena di Pechino che con il suo pragmatismo potrebbe ribaltare la geopolitica disegnata da Washington, mettendo in seria difficoltà l’amministrazione del neo presidente Usa Barack Obama.
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