Non profit

Ma cos’è volontariato?

Prevenzione fa rima con informazione. Ma in Lombardia...

di Riccardo Bonacina

La comunicazione e l?informazione, come strumento privilegiato di prevenzione del disagio e della malattia, come veicolo primo di integrazione e inclusione, come metodo di una cittadinanza attiva che sia praticabile non ?fa solidarietà?. Questa la sconcertante affermazione dell?Ufficio Regionale di Volontariato della Regione Lombardia, secondo cui soltanto ?chi eroga assistenza diretta alla persona persegue tali finalità?. È quanto è stato risposto al C.S.C.D. (Centro Studi Cure Domiciliari), associazione di volontariato il cui scopo statutario è quello di promuovere e diffondere le cure domiciliari e che sull?informazione e sulla comunicazione ha fondato la propria azione sociale. L’associazione nasce nel 1991 con l?obiettivo di aiutare le persone a maggior svantaggio sociale, quali gli anziani cronici non autosufficienti malati, ad esigere il proprio diritto alle cure ospedaliere ed extraospedaliere in misura perlomeno pari alle altre fasce di popolazione, diritto molto spesso violato e negato. Capire e far capire che il diritto alle cure è si sancito dalla Costituzione ma che è tale solo si ha in sé la potenzialità di essere soddisfatto: in ciò sta la forza prorompente dell?informazione e della cultura contro l?ignoranza e la cattiva abitudine di non esercitare la titolarità dei propri diritti o di affidarne la tutela ad altri attraverso l?ambiguo meccanismo della delega. Ed è proprio con questa missione che il C.S.C.D. ha perseguito i suoi fini di solidarietà attraverso: comunicazione verbale, consulenza e istruzione ai pazienti e alle loro famiglie; comunicazione scritta con la rivista ?Home Care News?, diffuso gratuitamente su tutto il territorio nazionale; comunicazione per immagini con la realizzazione di video e il progetto pilota di ?Senior tv?. Ora il giudizio dell?Ufficio regionale del volontariato e del suo dirigente fa intuire come per costoro volontariato e solidarietà siano qualcosa che si esplica soltanto nell?acquisto di 50 km di garza o di 20 kg di medicazioni o il materiale contatto con l?utenza. In conclusione, pur avendo già avuto il benestare della Sanità Regionale, l?Associazione non sarebbe iscrivibile al registro regionale del volontariato. Ciò appare, tra l?altro, in palese contrasto con quanto deliberato dalla stessa Giunta regionale relativamente alla disciplina sulle organizzazioni di volontariato che giustamente recita: «Sono iscrivibili nel registro regionale quelle organizzazioni di volontariato che…perseguendo concreti fini di promozione, valorizzazione, tutela e sviluppo della persona umana, assumono individui o collettività che si trovino in uno stato di bisogno materiale o morale, …quali riferimento della propria azione anche di natura preventiva». Che ne pensate? professor Vito Noto, presidente C.S.C.D., Milano Risponde R. Bonacina: Caro professor Noto lei ha completamente ragione e solleva un problema attualissimo e cogente che ci impegnamo a tenere vivo tanto lo riteniamo importante. La vicenda che ci racconta dimostra quanto sia dura a cambiare l?idea di un volontariato residuale ed identificato solo nella buona azione. Anche in Lombardia.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA