Formazione
Ma come sono docili questi baby killer.
Adolescenti incomprensibili. Intervista a Gustavo Charmet.
di Redazione
Come capirci qualcosa dei ?nuovi adolescenti?, misteriosi figli di padri non più autoritari e di madri non più chiocce? Ragazzi che non conoscono i conflitti laceranti fra le pareti domestiche né i complessi edipici che portano alla trasgressione. Perché in casa tutto si contratta in nome dell?armonia, del quieto vivere in cima alla scala dei valori. Bravi ragazzi senza regole, ignari di quel galateo sociale un tempo metabolizzato per osmosi e mai materia di discussione. A indicare il sentiero in un mondo che con quello adulto ormai comunica poco e male, è lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet, che per mesi ha parlato di questi temi con genitori, insegnanti e ragazzi. E alla fine ha raccolto i mille spunti nel volume Ragazzi sregolati. Regole e castighi in adolescenza (Franco Angeli), da pochi giorni in libreria insieme alla riedizione di un ?classico? del professore milanese: Adolescenti in crisi e genitori in difficoltà.
Vita: Professore, il suo libro lascia aperta una domanda: questa ?nuova adolescenza? è migliore o peggiore rispetto al passato? Genera cioè giovani più sereni o bambinoni a rischio?
Gustavo Charmet: È presto per trarre conclusioni. Sulla crisi dell?autorità paterna siamo tutti d?accordo, così come sul tramonto di regole e sanzioni che lasciano il passo a un?elaborazione pacifica del conflitto tra adolescenti e genitori. Ma non sono passati abbastanza anni per valutare il prezzo del cambiamento. Oggi conosciamo bene le sofferenze determinate dalla famiglia autoritaria di un tempo, con padre dispotico e madre protettiva ma defilata. Sulla nuova famiglia bisognerebbe invece aprire un dibattito.
Vita: In Ragazzi sregolati lei definisce ?familismo amorale? la tendenza dei genitori a educare bravi figli senza ideali, come a chiudere il mondo fuori casa. Non sembra un quadro confortante…
Charmet: Eppure gli effetti delle nuove regole sganciate dai valori sono evidenti. I genitori, oggi, elaborano norme tese all?armonia dentro casa e del tutto inutili fuori, nel contesto sociale. Così, una volta lontani dalla famiglia gli adolescenti si trovano spiazzati e, inevitabilmente, vivono nel gruppo di coetanei, come fosse una società parallela a quella adulta.
Vita: Quanto è pericolosa questa simbiosi col gruppo?
Charmet: Comporta svantaggi e vantaggi. L?aspetto positivo è che i ragazzi sono autonomi e precoci socialmente. Si costruiscono una ?famiglia sociale? alternativa, fanno esperienza, diventando però incomprensibili agli adulti, con le loro mode e i loro miti. D?altro canto la dipendenza dai coetanei comporta che, se il gruppo sceglie comportamenti in contrasto con gli insegnamenti della famiglia, i ragazzi finiscono per seguirli. Ma non per ribellione: semplicemente perché fuori casa le regole sono quelle del gruppo. Gli spinelli, per esempio: i nuovi adolescenti li considerano qualcosa di legittimo, nulla di male, in perfetta coerenza con le leggi del gruppo.
Vita: Quindi sbaglia chi vede nei ragazzi una forte volontà di trasgressione?
Charmet: Sì, è come se dicessero: nello spazio sociale gestiamo noi le nostre regole, ma senza volerci ribellare alla famiglia. Certo che se il gruppo diventa un branco, questi bravi ragazzi senza regole rischiano grosso: basti pensare al bullismo nelle scuole, allo spaccio di droghe leggere. Comportamenti sui quali poi, se richiamati dalla cultura degli adulti, gli adolescenti non sanno che dire. Perché non li vivono come trasgressioni: all?interno di certi gruppi sono atti convenzionali.
Vita: Si è ricominciato a parlare dei baby killer di Novi Ligure. È stata resa nota la perizia psichiatrica sulle loro personalità e lei, tra l?altro, è nel pool di esperti che ha condotto l?analisi. Che nesso c?è fra la nuova adolescenza tratteggiata nel suo libro e il crimine minorile?
Charmet: I reati commessi da minori aumentano, ma a parte casi come quelli di Novi Ligure, che io considero isolati, si tratta quasi sempre di reati collettivi. Di ragazzi ?perbene?, mai vissuti ai margini né vittime di privazioni o violenze, che nel contesto del gruppo commettono un crimine. Affidare al gruppo di coetanei, come fanno oggi i genitori, una parte dei processi di socializzazione e identificazione di valori comporta questo pericolo. Ma non dimentichiamo i gruppi di ragazzi ?buoni?, quelli autonomi, creativi e pacifici. Quelli che fanno i volontari, per esempio. Sono anche loro figli dei nuovi genitori, miti e negoziali, gli stessi che poi si lamentano di questi ragazzi mollaccioni che non s?interessano di politica.
Vita: Quali consigli dare, allora, per gestire quest?adolescenza dalle mille sfaccettature?
Charmet: Prima chiediamoci se i genitori sono in grado di fare diversamente: la madre, oggi, ha tempo di esercitare il suo ruolo in una vicinanza educativa ai figli? Oppure ha bisogno di figli autonomi, perché lavora dieci ore al giorno e quindi è meglio che i ragazzi stiano con gli amici, frequentino la squadra di calcio e l?oratorio? Non è una libera scelta, quella di essere genitori ?nuovi?: deriva da condizionamenti socio-culturali, dall?organizzazione del mondo produttivo. Ma, ripeto, in cambio abbiamo notevoli vantaggi: una generazione pacifica, un abbassamento del conflitto col mondo adulto sia in famiglia che nelle piazze e nella scuola. Uno sviluppo di competenze, soddisfazioni personali che vanno oltre le coccole materne e l?approvazione paterna. Credo che serva soprattutto attrezzare spazi di riflessione e confronto fra genitori e insegnanti, come abbiamo fatto con la nostra ricerca, perché si prenda almeno coscienza delle dinamiche che mutano.
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