Welfare

Ma cambiare in galera è davvero impossibile

In carcere le condizioni igienico-sanitarie peggiorano sempre di più.

di Ornella Favero

La lettera che segue è una delle tante che ci arrivano direttamente dall?antro scuro e invisibile delle carceri italiane. Un universo la cui popolazione ha raggiunto, lo scorso giugno, il record di 59.125 presenze e le cui condizioni di vita e sanitarie peggiorano sempre più. Dall?inizio di giugno a oggi, almeno 8 detenuti sono morti per malattie, spesso non adeguatamente curate o diagnosticate, 2 sono morti per overdose e 1 per cause non accertate. Complessivamente vi è il 7,5% dei detenuti sieropositivi, il 38% positivi al test per l?epatite C e il 50% a quello dell?epatite B, mentre il 7% presenta l?infezione in atto e il 18% risulta positivo al test della Tbc, dati peraltro ritenuti sottostimati. In queste condizioni, è ovvio che, come ci scrive il detenuto, il binomio pena-redenzione non può sussistere.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Sono un detenuto che sta scontando giustamente una pena per aver commesso un reato, un unico reato da incensurato. Mi chiamo T. F. e garantisco che l?impatto con il carcere è stato devastante e angosciante. Ho avuto la fortuna di spezzare la pena facendo i primi sei mesi nell?anno 2003 e dal febbraio 2005 ad oggi altri sei mesi. Le giornate sono lunghe e interminabili, praticamente passo 20 ore su 24 in cella e l?unica cosa che possa fare è leggere o scrivere. Scrivo descrivendo i mie sogni, raccontando le mie emozioni, descrivendo la voglia di riscatto morale e sociale che intendo intraprendere una volta uscito dal carcere. Rifletto quando apprendo dai giornali o telegiornali che il tal detenuto uscito da quel carcere da solo quattro giorni commette una rapina e si permette di togliere la vita a un?altra persona. Rifletto perché purtroppo non toglie solo la vita a quella persona, ma toglie la vita alla speranza che tanti come me hanno di ottenere un?alternativa al carcere. Perché la popolazione carceraria è fatta anche di quelle persone che, come me, se hanno la possibilità di avere un?alternativa la sfruttano e fanno di tutto per non ritornare in carcere. Purtroppo fuori si pensa che il carcere sia un luogo di redenzione dove persone prive della propria libertà scontando la pena si redimono, quindi si pensa più detenzione più redenzione ma, invece, è un binomio che così non funziona, anzi, è controproducente. Mi permetto di dire che è forse una scelta di vita quella di fare il ladro o il malvivente. Per fortuna ci sono persone che per un percorso o circostanze sbagliate si sono trovate sul cammino questa brutta esperienza ma che dopo un unico reato e l?esperienza del carcere non vogliono più ripetere una prova che difficilmente una persona normale vuole ripetere. A volte la legge stessa non ti consente di fare diventare realtà i sogni e ti toglie quelle speranze di riavere una sola opportunità per poter riprendere con dignità la vita normale, riaffrontandola con le mille difficoltà quotidiane con una moralità alta e dignitosa anche a costo di enormi rinunce e sacrifici.

Lettera firmata


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