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Ma BNL e RCS non sono il nostro mestiere
Fondazioni: ancora polemiche per la regola anti Mps. Emmanuele Emanuele, vicepresidente dell'Acri, attacca il Palazzo: «Ogni momento fa partire siluri contro di noi».
 Ancora una volta non c?è pace per le fondazioni di origine bancaria. Ancora una volta sono finite sotto i riflettori non per ragioni che hanno a che vedere con quello che fanno come enti non profit ma per motivi legati al loro ruolo di azionisti di banche e, più in generale, di grandi investitori istituzionali. Il tritacarne della politica si è rimesso in moto. Solo che se fino a qualche anno fa anche i meno confessabili appetiti politici, da cui sono poi scaturiti i noti e falliti tentativi di assalto alla diligenza, venivano ammantati con richiami (inverosimili) all?interesse generale, stavolta si punta addirittura a varare leggi ad personam.
 Lo strumento, un emendamento al ddl sul risparmio che sterilizza i diritti di voto delle fondazioni per la quota superiore al 30% detenuto nel capitale delle banche. La ?personam?, la Fondazione Mps (che dell?istituto di credito detiene il 49%), di fatto l?unica grande fondazione ad avere ancora una così cospicua percentuale del proprio capitale investito in banca. Da dove spunta fuori questo emendamento (opera del deputato Udc Maurizio Eufemi)? I rumors si rincorrono ma sono in molti a sostenere che il fattore scatenante sia stato lo strappo di Giuseppe Mussari, presidente di Rocca Salimbeni, con l?Unipol di Giovanni Consorte e con Francesco Gaetano Caltagirone nella vicenda dell?opa sulla Bnl. E che qualcuno del Palazzo (ma non necessariamente della maggioranza, anzi?.) abbia giurato di fargliela pagare.
 Fatto sta che il ?particulare? finisce con il ripercuotersi sull?intero mondo delle fondazioni e c?è anche chi dice che siamo appena agli inizi visto che i botti arriveranno a fine anno quando scadrà il termine ultimo previsto dalla legge Ciampi per usufruire delle agevolazioni fiscali per dismettere la quota di partecipazione che determina il controllo della banca. A quel punto che succederà? Ricominceranno le barricate dell?Acri? Ritorneranno a farla da padroni gli studi legali piuttosto che la società civile e i suoi bisogni? Insomma, invece che nel futuro le fondazioni faranno un balzo all?indietro? Abbiamo ?girato? queste domande a Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Roma, vicepresidente dell?Acri, da sempre voce autorevole e libera del sistema.
Vita: Presidente ci risiamo: possibile che l?intero sistema delle fondazioni debba ritrovarsi nell?occhio del ciclone per via di questioni che riguardano solo alcune?
Emmanuele Emanuele: Lei sfonda una porta aperta con questa domanda. Io ho sempre sostenuto che le leggi che si sono accanite in questi anni contro le fondazioni fossero concettualmente sbagliate perché miravano ad espropriare i loro patrimoni e a sostituire con personale partitico le classi dirigenti del mondo delle fondazioni. Non sono però mai stato contrario alla netta separazione tra banche e fondazioni. Mi sono sempre fatto alfiere della posizione che le fondazioni dovessero esclusivamente occuparsi di non profit, di sussidiarietà, di quei bisogni della società a cui il welfare state non è più in grado di dare una risposta. Proprio per questo, peraltro, non sono voluto entrare nella Cassa depositi e prestiti.
Vita: Però le fondazioni continuano a finire sui giornali prevalentemente per questioni legate alle banche di cui sono azioniste?.
Emanuele: Già. Ed è una visibilità fuorviante. Anche perché l?assalto alle fondazioni è continuo, direi quotidiano. Non c?è giorno che un personaggio non si alzi e decida di coinvolgere le fondazioni nelle iniziative più disparate: dalla costruzione di ponti e strade a quella di utilizzarne i soldi per il servizio civile, a chissà cos?altro. L?Acri dice: lasciateci lavorare. E io condivido in pieno questa posizione.
Vita: Però anche certe affermazioni di alcuni esponenti delle fondazioni qualche smarrimento lo suscitano?.
Emanuele: Io ho criticato Fabrizio Palenzona quando diceva che le fondazioni sarebbero dovute entrare in Rcs, ho polemizzato con Paolo Biasi quando voleva fare la scalata alle Generali. Quindi anche stavolta la porta è spalancata.
Vita: E quindi?
Emanuele: La mia forza e, me lo lasci dire, la mia integrità di pensiero, si scontra con frasi del tipo: «Hai ragione ma quelli della politica sono ?cattivi?». E io ribadisco: guardate che questi sono cattivi perché voi continuate a fare i banchieri.
Vita: Come se ne esce?
Emanuele: Io vado avanti per la mia strada che è quella di sostenere che la banca è uno strumento per acquisire mezzi e risorse da destinare all?aiuto dei meno fortunati. Alcuni miei colleghi non vogliono capirlo. Da qui la difficoltà a veicolare il messaggio che le fondazioni sono enti non profit al servizio della solidarietà.
Fondazione Cariplo
Un 2004 da 135 milioni di euro
Quasi mille progetti che hanno intercettato oltre 135 milioni di euro di finanziamenti, destinati prevalentemente ai servizi alla persona (449 progetti) e all?arte e cultura (375): è quanto emerge dal Rapporto annuale 2005 della Fondazione Cariplo che traccia un quadro completo dell?attività della fondazione
lombarda nel corso del 2004: dalle 938 erogazioni concesse ad altrettanti progetti per oltre, appunto, 135 milioni di euro, alle novità rappresentate dai piani d’azione, le nuove linee di indirizzo per i prossimi anni; fino ai risultati nella gestione del patrimonio e quelli delle fondazioni comunitarie. E ancora: la storia, la mission, gli organi. Abreve il rapporto annuale verrà diffuso in edizione cartacea, nelle due versioni “integrale” ed “estratto”.
La versione online è già consultabile su:
www.fondazionecariplo.it/BILGEST/bilancio%20sociale/bilancio_sociale.htm
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