Cultura

Ma alla società civile nessun posto in prima fila

Nessuna politica di csr, nessuna direzione dedicata alla comunicazione sociale, nessuna apertura al pluralismo sociale. Bocciato

di Riccardo Bonacina

Lo scorso primo ottobre, insieme ad una ventina di protagonisti e leader della vita sociale e associativa italiana, avevo firmato un appello indirizzato al ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni e al presidente della Commissione di vigilanza, Claudio Petruccioli (nella foto). Nella lettera appello si chiedevano, nell?occasione del percorso che avrebbe portato al rinnovo del Contratto nazionale di servizio tra il ministero e la Rai per il triennio 2007/2009 «segnali concreti e nuovi da parte della Rai per adeguare il suo essere servizio pubblico a quanto il Paese le richiede». Alla lettera erano seguite prese di posizione come quelle del Forum del terzo settore e della Fish – Federazione superamento handicap che in particolare sottolineavano due esigenze. La prima era la richiesta della «trasformazione – più volte annunciata, nel corso di questi anni, e mai realizzata – del Segretariato sociale della Rai in una direzione autonoma alle dirette dipendenze del direttore generale come strumento necessario e segnale concreto di attenzione e di volontà aziendale di adeguare le risorse aziendali a quanto la Rai deve e dovrà affrontare». Una richiesta con più di una sottolineatura: «La trasformazione del Segretariato in direzione Comunicazione sociale con il relativo insediamento a Torino sarebbe, a nostro avviso, uno dei pochi elementi di novità reale e concreta del dibattito sul servizio pubblico di questi ultimi anni». Inoltre, in tutte le prese di posizione si sottolineava la necessità, per il servizio pubblico, di passare dall?esercizio del pluralismo politico a un vero pluralismo sociale, in cui tutti i soggetti potessero aver voce e influire sui contenuti: soggetti sociali, produttivi, agenzie educative, soggetti locali. Insomma, si chiedeva alla Rai di provare a rappresentare il Paese e non solo il Palazzo. Ebbene, ora che il Contratto di servizio tra Stato e Rai è stato steso, senza discussioni e reali confronti, possiamo ben dire che nulla di quanto chiesto è stato accolto. Anzi, stando alla nota del ministero che ne anticipa i contenuti, possiamo ben dire che il nuovo Contratto di servizio fa un obiettivo passo indietro. La Fish chiedeva non spazi dedicati, ma cultura della diversa abilità capace di invadere i palinsesti? Il Contratto risponde aggiungendo uno spazio dedicato con un Tg in Lis (linguaggio dei segni). Il Forum chiedeva una vera politica di csr? Il Contratto risponde con un indicatore di corporale reputation (alla responsabilità si è preferito, cioè, l?immagine e il posizionamento percepito della Rai). E il pluralismo dei soggetti sociali? Nulla, solo un?invasione di pubblica amministrazione sui canali digitali. E la direzione Comunicazione sociale? Nulla. Rimpiangere Gasparri? Vedi anche: Il contratto è servito, in salsa partitica


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