Cultura
M.O. Partiti i giornalisti si muove la Santa Sede per evitare stragi
Ore frenetiche per la diplomazia vaticana, impegnata con tutte le sue forze ad evitare che il conflitto in Medio Oriente travolga i luoghi simbolo della cristianità a partire dalla Basilica della N
di Redazione
Ore frenetiche per la diplomazia vaticana, impegnata con tutte le sue forze ad evitare che il conflitto in Medio Oriente travolga i luoghi simbolo della cristianità a partire dalla Basilica della Natività di Betlemme, dove si trovano asserragliati centinaia di palestinesi (i giornalisti italiani sono potuti partire in serata), circondati dai carri armati israeliani. Per far fronte all’emergenza ed evitare un bagno di sangue, il ”ministro degli Esteri” della Santa Sede, mons. Jean Louis Tauran, ha convocato in due separati incontri sia l’ambasciatore israeliano, Yosef Neville Lamdan, sia quello statunitense, James Nicholson, per affrontare con loro la ”drammatica situazione” della cittadina palestinese dove i cristiani di tutto il mondo venerano la nascita di Gesu’. I due colloqui, ieri quello con l’israeliano e oggi con l’americano, sono serviti anche all’esponente vaticano per ribadire la posizione generale del Papa e della Santa Sede su tutta la questione della Terra Santa. Una posizione riassunta in cinque brevi e inequivocabili punti riassunti stamani dal portavoce Joaquin Navarro Valls: 1) condanna inequivoca del terrorismo, da qualsiasi parte esso provenga; 2) riprovazione delle condizioni di ingiustizia e di umiliazione imposte al popolo palestinese, come pure delle rappresaglie e delle ritorsioni, le quali non fanno altro che accrescere il senso di frustrazione e di odio; 3) rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite da parte di tutti; 4) proporzionalità nell’uso dei legittimi mezzi di difesa; 5) dovere per le parti in conflitto di tutelare i luoghi sacri, molto significativi per le tre religioni monoteiste e patrimonio dell’intera umanità”. Oggi, con l’assedio di Betlemme, l’attenzione e la preoccupazione del Vaticano si concentra proprio su quest’ultimo capitolo. La Chiesa della Natività, da un punto di vista giuridico è retta dal cosidetto ”statu quo” di epoca ottomana, che ne delega la gestione ai greco-ortodossi, ai francescani cattolici e agli armeni ortodossi. Dato che però ne’ i greci ortodossi ne’ gli armeni hanno una rappresentanza diplomatica a Gerusalemme, e’ il Vaticano, nella persona del nunzio apostolico Pietro Sambi, che sta gestendo in prima battuta la vicenda. Accanto alla Basilica ci sono i conventi delle varie comunita’ cristiane ed anche la parrocchia cattolica di Santa Caterina. Decine di religiosi rischiano di essere coinvolti nel fuoco incrociato tra israeliani e palestinesi. ”In queste ore sono in corso sforzi intensi in molte direzioni e a tutti i livelli per risolvere l’impasse dell’assedio e salvare l’incolumità sia dei luoghi santi sia del personale religioso”, ha detto all’Ansa padre David Jaeger, portavoce dei francescani avere conseguenze serie”. della Custodia di Terra Santa, i quali sono anche i garanti per parte cattolica della Basilica della Natività. Jaeger ha detto che bisogna evitare spargimenti di sangue, ma non ha voluto entrare nei dettagli sulla sorte dei palestinesi asserragliati nella chiesa, alcuni dei quali sarebbero miliziani armati. Il Patriarca cattolico di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, ha ipotizzato stamani la possibilita’ che, qualora i palestinesi consegnino le armi, venga concesso loro l’asilo politico in Basilica, ma le sue parole, per ora, non hanno avuto seguito a Roma. ”I luoghi santi – ha detto padre Jaeger – devono rimanere spazi simbolici di pace, per parlare della promessa di un futuro diverso. Non devono essere violati dalle armi”. Contatti sono stati presi dal Vaticano anche con la parte araba, sia a livello locale, sia a livello di alta diplomazia. Sempre stamane il sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, mons. Celestino Migliore, ha ricevuto il rappresentante della Lega Araba presso la Santa Sede, Mohamad Ali Mohamad.
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