Cultura

M.O. Natività, appello Vaticano, ma la soluzione si allontana

Da Grusalemme il ministro degli esteri dice "A Rishon Letzion e a Betlemme la stessa gente"

di Redazione

Il cardinale Roger Etchegaray ha lanciato oggi un appello perché sia rimosso ”l’ultimo ostacolo” che impedisce una ”felice soluzione, attesa febbrilmente da tutti” all’assedio della Basilica della Natività a Betlemme. Il cardinale, nel suo appello pubblicato dalla Sala Stampa vaticana, non ha citato l’Italia ma e’ abbastanza evidente il riferimento al problema della destinazione dei 13 palestinesi asserragliati nella Basilica da mandare in esilio. Il porporato, che e’ tornato due giorni fa da una missione a Gerusalemme effettuata su incarico del Papa per cercare di sbloccare la situazione di Betlemme, ha esortato ”a non restare con le mani in mano nell’ora in cui le mani di tutti devono formare una lunga catena di solidarietà, dall’Oriente all’Occidente”. Anche il senatore a vita Giulio Andreotti insiste perché possano essere accolti in Italia alcuni dei palestinesi asserragliati da settimane nella Basilica della Nativita’ a Betlemme. ”Questo è un momento drammatico, bisogna uscirne. Ci vuole una certa riservatezza sulla questione medio rientale, perché è un discorso ancora troppo caldo. Tra le pochissime cose realmente messe in campo in questi giorni c’è stata l’ipotesi di portare in Italia i tredici palestinesi esiliati, ma vedo che ancora oggi questa soluzione trova delle difficolta’. Riflettendoci bene, mi auguro che venga accolta questa idea, al più presto”, ha detto l’ex presidente del Consiglio. Con un breve comunicato a commento dell’attacco suicida di ieri sera il ministero degli Esteri d’Israele ha però denunciato: “Coloro che hanno assassinato civili in un circolo di Rishon Letzion sono la stessa gente che si trova all’interno della Basilica della Natività a Betlemme”. Fonti politiche nello Stato ebraico hanno fatto notare come simili affermazioni gettino un’ombra sulla sorte dell’accordo raggiunto tra israeliani e palestinesi per porre fine alla crisi nel tempio assediato, già a rischio per l’impossibilità di trovare finora un Paese disposto ad accogliere tredici degli estremisti asserragliati, e in base all’intesa destinati all’esilio.


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