Cultura

M.O. l’angoscia del Vaticano per la sorte dei frati

il Papa ha chiesto all'intera Chiesa cattolica di chiedere a Dio di intervenire ''sui cuori'', per smuovere dalla ''strada della ritorsione e della vendetta'' la ''caparbia determinazione'

di Redazione

Appelli sempre più accorati, ricorso alla diplomazia, una lettera a Bush: alla fine il Papa ha chiesto all’intera Chiesa cattolica di chiedere a Dio di intervenire ”sui cuori”, per smuovere dalla ”strada della ritorsione e della vendetta” la ”caparbia determinazione” di israeliani e palestinesi. Che tengono inchiodati 40 frati nella basilica della Nativita’. Una nuova angoscia, quella della tutela dei Luoghi sacri e dei religiosi che li accudiscono, che si e’ aggiunta alle tante con le quali in Vaticano si guarda al conflitto in Medio oriente. Non e’ passato un sol giorno da quando la guerra si è avvicinata a Betlemme senza che facesse sentire la sua voce. Papa e Vaticano, da sempre schierati per il negoziato appoggiato internazionalalmente, sono angosciati e preoccupati: per la perdita di vite umane, per il terrorismo, per l’addensarsi di nubi di guerra sull’intera regione, per la sorte dei religiosi che si trovano tra esercito israeliano e combattenti palestinesi, per la tutela dei Luoghi santi, per lo scatenarsi di tensioni nei Paesi arabi e per i rigurgiti di antisemitismo. Angoscia e preoccupazione si sono sentite salire, mentre si sono intensificate anche le critiche a coloro che combattono ed a coloro che non li fanno smettere ed anche ai distinguo di fronte a questi episodi. Nella Terra dove e’ nato Gesù disse il Papa a Pasqua ”sembra che sia stata dichiarata guerra alla pace”. Lunedi’ il Papa per il Regina coeli, cambiando il testo preparato, ha inserito un pensiero su Betlemme che ”in questo momento sta vivendo ore difficili e si trova in grave pericolo”. E con voce forte e irata aveva dichiarato ”dolore e apprensione” e parlato di ”doloroso calvario”. Ancora a Pasqua, Giovanni Paolo II aveva chiesto che ”alle denunce seguano atti concreti di solidarietà, che aiutino tutti a ritrovare il mutuo rispetto e il leale negoziato”, perché la guerra ”nulla risolve, arreca solo piu’ vasta sofferenza e morte, né servono ritorsioni o rappresaglie”. In questo quadro diventavano sempre più preoccupanti le notizie sulla situazione all’interno della basilica della Nativita’. Si spargeva la voce di un prete ucciso. Accolta con l’angoscia che si puo’ immaginare, pensando che l’immagine della statua della Madonna colpita dai proiettili era finita in prima pagina sull’Osservatore romano. Martedi’ il Vaticano convocava gli ambasciatori di Israele, della Lega araba e degli Usa e consegnava una nota nella quale accanto alla ”condanna inequivoca del terrorismo, da qualsiasi parte esso provenga”, alla ”riprovazione delle condizioni di ingiustizia e di umiliazione imposte al popolo palestinese, come pure delle rappresaglie e delle ritorsioni, le quali non fanno altro che accrescere il senso di frustrazione e di odio”, al rispetto delle risoluzioni dell’Onu ”da parte di tutti”, ribadito oggi dal card. Sodano, e alla ”proporzionalità nell’uso dei legittimi mezzi di difesa” si richiama il ”dovere per le parti in conflitto di tutelare i luoghi sacri”. E il Papa esprimeva personalmente a Bush la sua preoccupazione. La vicenda della basilica della Nativita’, con i francescani presi in mezzo a esercito israeliano e miliziani palestinesi non fa che aggravare la preoccupazione, mentre si tira un sospiro di sollievo per le sette suore riuscite ad uscire dal convento di santa Brigida. Lo testimonia il grande impegno di Fides, agenzia del dicastero vaticano per le missioni, nel rilanciare notizie e commenti su quanto accade nel convento e nel chiedere che si faccia qualcosa per impedire che la vicenda si risolva in un bagno di sangue o nella distruzione di uno dei luoghi più sacri del Cristianesimo. E c’é da aggiungere che la notizia di un prete ucciso, poi rivelatasi infondata, quella della cannonata contro una porta del santuario, smentita dagli israeliani, che peraltro assicurano di non voler entrare nella basilica e la ”collaborazione” dei quali per far uscire le suore dal convento di santa Brigida, oggi e’ stata menzionata dall’ Osservatore romano, sono visti anche come indizi di un possibile tentativo di tirare il Papa da una parte o dall’altra. Giovanni Paolo II, peraltro, oggi, nell’indire la Giornata di preghiera ha parlato di ”caparbia determinazione con cui, da una parte e dall’altra, si continua ad avanzare sulla strada della ritorsione e della vendetta”.

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