Mondo
M.O. Così Israele scredita la stampa estera e chiude ai giornalisti
Una collaboratrice di Vita nel mirino di Ma'ariv, ecco come sono andate le cose
L?Associazione della Stampa estera accreditata in Israele (Fpa) aveva giustamente avvertito ieri, come riferito dall?Ansa, ?dell?uso che funzionari governativi israeliani stanno facendo di queste accuse per calunniare la stampa estera in generale e diffondere false accuse di parzialità a favore dei palestinesi?. Detto fatto, il capo dell?Ufficio stampa governativo, Daniel Seaman, ha oggi confermato che d?ora in poi le procedure per l?accredito in Israele ?verranno riviste in senso ulteriormente restrittivo?.
Il caso dei giornalisti italiani e di Francesca Ciarallo che funzionari governativi e giornalisti israeliani accusano di complicità con kamikaze, hanno suscitato in queste ore ad arte sarebbe inspiegabile se non nel contesto di un ulteriore tentativo di restringere la libera circolazione delle informazioni e di giornalisti indipendenti.
La formulazione di Seaman preoccupa noi giornalisti del settimanale ?Vita?, e tutti coloro che hanno cuore lo sviluppo della democrazia e della pace in Medio Oriente.
Israele, infatti, è sempre più chiuso alle organizzazioni internazionali indipendenti; ad Amnesty International è stato negato l?accesso a Gaza il 9 maggio scorso, due pacifisti (Rachel Corey, Usa, e Tom Honland, GB) sono stati uccisi tra marzo e ad aprile travolti dai buldozer che distruggevano abitazioni dei palestinesi. Dal settembre 2000 ad oggi sono stati uccisi quattro giornalisti (tra cui anche il reporter italiano Raffaele Ciriello), l?ultimo il 3 maggio scorso (James Miller, giornalista inglese), e altri 53 sono stati feriti.
I Kamikaze e le autorità israeliane buggeerate
Ciò che stupisce è che le accuse siano state fatte per interposte persone e ad oltre un mese dagli stessi avvenimenti senza che a Francesca Ciarallo siano stati contestati i fatti in loco e verso di lei non sia stato preso nessun provvedimento da parte delle autorità israeliane.
D?altra parte, le stesse autorità israeliane, ben più avvedute di una reporter free lance, avrebbero dovuto ammettere di essere state buggerate almeno una decina di volte dai due terroristi. Secondo la ricostruzione della stessa polizia israeliana e dello Shin Bet, i due kamikaze britannici di origine pachistana? Asif Muhammad e Omar Khan Sharif, che il 12 aprile erano entrati in Israele dalla Giordania si sono sottoposti, nell?ordine:
– a controlli di sicurezza al Ponte di Allenby
– dal 15 al 20 aprile erano entrati e usciti più volte dai territori superando ogni più ferreo controllo israeliano (al valico di Erez, alla città di Rafah, al campo profughi di Khan Yunis)
– sono stati alloggiati al Ayarkon 48, ostello supersorvegliato e vigilato di Tel Aviv a due passi dal Mike?s Place
Senza essere intercettati come terroristi.
I volontari internazionali e Vita
Un?ultima precisazione in merito ai rapporti tra il settimanale Vita e Francesca Ciarallo che ha cominciato a collaborare con noi lo scorso anno come cooperante dell?associazione Giovanni XXIII. ?I nostri inviati davvero speciali?, Vita il settimanale delle organizzazioni non profit italiane, spesso usa questa formula per pubblicare i diari e i reportage dei volontari italiani che nelle zone più a rischio del pianeta portano la solidarietà dell?Italia. Da Israele e dalla Palestina abbiamo in quest?ultimo anno pubblicato i diari e gli articoli, oltre che di Francesca Ciarallo dell?Associazione Giovanni XXIII, anche di Lisa Clark dei Beati i Costruttori di pace, di Carla Benelli di Crocevia, di Piera Redaelli di Terres des Hommes, di Liora Lopian dell?ong israeliana Taayush, di suor Sophie delle sorelle Vincenziane, di Ernesto Olivero del Sermig di Torino e decine d’altri.
Di Francesca Ciarallo abbiamo pubblicato un diario in quattro puntate tra il marzo e l?aprile del 2002. Avevamo chiesto un accredito come settimanale nell?aprile 2003, essendogli scaduto il visto come volontaria internazionale, per un reportage sui bambini nei terriori occupati e sull?ospedale psichiatrico di Gaza. Reportage che abbiamo poi pubblicato.
Giornalismo spazzatura
Per le ragioni sopra indicate il settimanale Vita ha dato mandato ai propri legali per querelare il quotidiano Libero che oggi pubblica in prima pagina un classico esempio di giornalismo spazzatura dal titolo: ?Pacifisti e kamikaze, amici per caso??
In merito alle dichiarazioni apparse sui quotidiani Haaretz e Maariv e
sull’agenzia Ansa su un mio presunto trasporto automobilistico di
due kamikaze, desidero precisare quanto segue, scrive Francesca Ciarallo:
1) Sul territorio israeliano non ho mai posseduto una macchina, ne’
utilizzato autovetture altrui, non ho neppure una patente valida in
Israele. Per i miei spostamenti mi sono sempre avvalsa di taxi o mezzi
pubblici. Pertanto non ho mai trasportato nessuno, ne’ tantomeno i due
terroristi in questione, e non vedo come avrei potuto trasportare altre
persone quando io stessa ho dovuto fare ricorso ad altri mezzi di
trasporto.
Tengo inoltre a precisare che quando si oltrepassa il valico di frontiera
di Eretz, il confine tra lo stato di Israele e la Striscia di Gaza, le
autorita’ di frontiera ritirano il passaporto, timbrano il visto e
registrano il giorno e l’ora di entrata e uscita. Per qualsiasi
giornalista serio non ci dovrebbero essere troppe difficolta’ a fare un
controllo e verificare se io o qualcun altro ha mai oltrepassato quel
posto di blocco con i due kamikaze in questione.
2) Non sono mai stata espulsa dallo stato di Israele, ma sono rientrata in
Italia di mia spontanea volonta’, senza che le autorita’ aeroportuali
israeliane o italiane mi abbiano contestato alcuna irregolarita’. Durante
la mia permanenza il Israele non sono mai stata arrestata, fermata e non
mi e’ mai stato contestato alcunche’.
3) La mia collaborazione con il settimanale “Vita” riguarda la
realizzazione di un articolo sul centro di salute mentale di Gaza, che si
occupa dei traumi infantili. L’articolo e’ stato regolarmente
commissionato, redatto e pubblicato.
4) I due kamikaze, cittadini inglesi con regolare passaporto britannico,
hanno scorrazzato liberamente Israele e nei Territori Occupati,
compromettendo il lavoro e l’incolumita’ di tutte le persone a cui si sono
avvicinati, tra cui molti giornalisti freelance e gli operatori delle
organizzazioni di volontariato internazionali, palestinesi e israeliane.
Questi attentatori sono entrati in contatto con molte persone, compresi i
soldati che li hanno autorizzati ad attraversare i posti di controllo in
virtu’ del loro passaporto. Mi sembra quantomeno strano, per non dire
strumentale, che la stampa italiana e internazionale costruisca un caso su
chi, per pochi momenti e all’interno di iniziative pubbliche, ha avuto la
sventura di essere presente nella stessa manifestazione con due criminali.
5) Varie persone che avevano informazioni sui due criminali in questione
(me compresa) hanno gia’ tempestivamente e volontariamente presentato
delle memorie alle istituzioni competenti, in Italia e in Israele, per
facilitare il lavoro di indagine. Io personalmente ho ricevuto i
ringraziamenti delle autorita’ israeliane per la collaborazione prestata.
In seguito la correttezza e il senso civico ci hanno spinto a rinunciare
ad un facile “scoop”, che avrebbe potuto compromettere l’attivita’
investigativa. Cio’ nonostante altre persone, a distanza di
parecchi giorni dai fatti, hanno ritenuto opportuno divulgare queste
informazioni, peraltro in maniera distorta.
6) Mi spiace constatare come il sensazionalismo abbia il potere di
trasformare la rinuncia ad uno scoop, fatta per senso di responsabilita’
civica, in un indimostrabile atteggiamento omertoso. Niente di piu’ lontano
dalla realta’ delle cose.
Questo non aiuta l’informazione corretta, ostacola la lotta al terrorismo e
pregiudica la mia sicurezza, la mia reputazione, la mia professionalita’ e
le mie future opportunita’ di lavoro.
7) Colgo l’occasione per smentire tutte le affermazioni a me attribuite
dall’agenzia di stampa Ansa e dai quotidiani Haaretz e Maariv e mi riservo
di valutare l’opportunita’ di un’azione legale contro chi ha diffuso
informazioni false sul mio conto.
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