Cultura
M.O. appello dell’agenzia vaticana per una tregua
Nell'editoriale di padre Cervellera, direttore di Fides, un'appello per una soluzione pacifica dell'assedio a Betlemme
di Redazione
Duecento palestinesi armati, regolari e irregolari, sono rinchiusi nella basilica della Natività a Betlemme. All’esterno numerosi carri armati israeliani cercano di stanarli dal luogo santo. Si teme l’immediato scontro fra i palestinesi e le truppe israeliane, che esigono la loro resa.
In mezzo, fra i due fuochi, vi sono 40 frati francescani e suore che prestano servizio alla basilica e al convento attiguo; circa 30 monaci greco-ortodossi e monaci armeni, cinque giornalisti. Nella stessa situazione è il convento delle suore di Santa Brigida, dove vi sono rinchiusi decine di giovani palestinesi armati. Da diverse parti si sta cercando in modo frenetico di trovare una via d’uscita che salvi la vita dei palestinesi e garantisca il loro disarmo, voluto dagli israeliani. Se questo non accade, il luogo dove è nato Gesù diverrà il teatro e la culla di stragi e violenze.
Non si vede ancora una soluzione. Fides si appella al mondo civile perché qualcuno agisca da mediatore su questa crisi.
Il rispetto verso i luoghi santi, tradizionale in tutte le religioni e in tutte le guerre, è ormai venuto meno. Da parte nostra è con molto dolore che notiamo da entrambe le parti il superamento di qualunque ritegno: i palestinesi invadono la basilica; l’esercito israeliano non si ferma di fronte a nulla. Sta avvenendo il contrario di quanto celebrato ad Assisi solo alcuni mesi fa: lì la religione era la strada alla pace; qui le religioni – e i loro simboli – sono un’inutile pedina di una scacchiera di sangue.
Vogliamo far giungere al mondo intero una proposta che è segno di saggezza di fede e di ragione: un appello per una soluzione immediata e pacifica che salvi la vita dei palestinesi asserragliati nella basilica e risponda alle preoccupazioni degli israeliani; alcune ore di pausa degli scontri, e un ritiro almeno temporaneo dell’esercito israeliano, per permettere lo sgombero del luogo santo. Questo salverà anche la vita dei giornalisti, quella dei frati, delle suore e dei monaci ortodossi e armeni. E salverà la basilica dalla distruzione, a ricordo che nel rispetto di Dio, un’intesa fra gli uomini è possibile.
Bernardo Cervellera
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