Famiglia

M.O. allarme Unicef, danni incalcolabili sui minori

Dall'inizio della seconda intifada sono finiti sotto il fuoco incrociato delle parti: 230 palestinesi e 47 bambini israeliani sono caduti vittime della violenza

di Paul Ricard

La drammatica escalation di violenza in Medio-Oriente avrà una ricaduta psicologica e sociale “incalcolabile e duratura” sui giovani israeliani e sui coetanei palestinesi. Il grido d’allarme arriva dall’Unicef che dipinge a tinte fosche il presente e il futuro che attende le giovani generazioni. “Nelle ultime settimane, israeliani e palestinesi hanno terrorizzato le rispettive comunita’ senza alcun rispetto per le abitazioni, le scuole, i centri sanitari e gli altri spazi pubblici dove c’erano dei bambini”, lamenta in un comunicato la direttrice esecutiva del Fondo Onu per l’Infanzia, Carol Bellamy. “L’impatto psicologico e sociale di un conflitto armato sui minori – denuncia – è incalcolabile”. Dall’inizio della seconda ‘intifada’, nel settembre del 2000, decine e decine di bambini sono finiti sotto il fuoco incrociato delle parti. I numeri parlano da soli: 230 palestinesi e 47 bambini israeliani sono caduti vittime della violenza fino allo scorso 31 marzo. Ma non e’ solo il presente a destare allarme. Secondo l’Unicef, la violenza di queste ore e’ destinata a minare il futuro delle giovani generazioni. “Episodi traumatici come l’assassinio o il ferimento di familiari e amici, i rastrellamenti casa per casa, umiliazioni come l’arresto di padri e fratelli – si legge nel comunicato – sono causa di danni irreparabili in questi bambini quando saranno adulti; creano un ambiente in cui si considera la violenza come un mezzo adeguato per risolvere i problemi; distruggono le loro fiducia nel futuro”. Ecco perche’ la Bellamy sollecita Israele affinché restituisca rapidamente condizioni di vita dignitose ai palestinesi (con acqua, cibo, luce elettrica) e invita ambo le parti a rispettare le leggi umanitarie internazionali, che impongoo la tutela dei bambini in qualsivoglia circostanza. “Perché finché le giovani generazioni non avranno la possibilità di crescere in un’atmosfera di fiducia, tolleranza e giustizia – avverte – ci saranno poche speranze di stabilità nell’area”.

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