Cultura

Lying in Between, la mostra che racconta i campi profughi della Grecia

Inaugura oggi al Foro Boario di Modena la mostra fotografica “Lying in Between. Hellas 2016" della Fondazione Fotografia. Le immagini sono di 7 fotografi italiani che hanno viaggiato nei campi profughi in Grecia; sono in vendita e il ricavato sarà devoluto al gruppo di volontari indipendenti Samos Volunteers Group

di Anna Spena

Un polittico di 28 immagini e tre soggetti. I volti di migranti di diversa etnia fotografati con gli occhi chiusi. I palmi delle loro mani. I loro piedi. L’opera, del fotografo Antonio Biasiucci, fa parte della mostra “Lying in Between. Hellas 2016 che inaugura oggi 15 settembre al Foro Boario di Modena. Rimarrà allestita fino all’8 gennaio 2017 e insieme alle fotografie di Biasiucci – napoletano – saranno esposte anche le immagini scattate da altri sei fotografi per raccontare attraverso le immagini come si vive nei campi profughi in Grecia.

A pensarla e realizzarla Fondazione Fotografia. Il percorso è a cura del direttore Filippo Maggia e ad ingresso libero. I fotografi Antonio Biasiucci, Antonio Fortugno, Angelo Iannone, Filippo Luini, Francesco Mammarella, Simone Mizzotti e Francesco Radino, hanno viaggiato per due mesi – maggio e giugno 2016. Ad affiancare le loro opere e a completare l’allestimento della mostra è presente una video installazione a tre canali, realizzata e prodotta da Fondazione Fotografia.


«Io sono stato nel campo profughi di Kios», spiega a Vita.it Antonio Biasiucci. «L’idea di realizzare questo polittico è nata già prima di arrivare in Grecia. Vediamo spessissimo – dalle immagini televisive – che appena arrivano i migranti mostrano mani e piedi ai medici per capire se hanno la Scabbia. Mostrare i palmi delle mani è un gesto di grande intimità I piedi sono il simbolo del movimento, dello spostamento. I volti con gli occhi chiusi dimostra che sono vulnerabili e indifesi». L’opera di Antonio Biasiucci si chiama “Dream”: «Sogno. È una parola che ricorre spesso nei discorsi dei migranti. Il loro sogno è quello di spostarsi».

Simone Mizzotti invece è stato ad Idomeni. In mostra porta 14 foro a colori e 25 in bianco e nero. «Quelle in bianco e nero formano una sola immagine; sono legate: le tende del campo di Idomeni. Tutto il mio lavoro si è concentrato sul “contrasto” per cercare di capire come luoghi della vita comune, di tutti i giorni, sono diventate aree dell’emergenza umanitaria».

I fotografi destineranno in beneficenza i proventi della vendita di alcune delle loro opere esposte al Foro Boario, ristampate in un'edizione speciale, a tiratura limitata. Il ricavato sarà devoluto al gruppo di volontari indipendenti Samos Volunteers Group, che accoglie i profughi sbarcati sull'isola di Samos e sostiene la popolazione locale impegnata nell'assistenza.

«Concepita sin dal primo momento come un progetto con forte valenza sociale, la missione fotografica in Grecia non poteva che concludersi con un’azione di solidarietà indirizzata ai profughi con i quali i fotografi sono venuti a contatto», spiega il direttore di Fondazione Fotografia Modena, Filippo Maggia. «L’iniziativa è stata proposta dal nostro Consiglio di Amministrazione e pensiamo sia giusta a completare il senso di questo progetto».

Il gruppo dei Samos Volounteers è sorto in risposta all’emergenza dei profughi sbarcati sull’isola Samos e si è successivamente attrezzato per portare aiuto anche alla popolazione locale che li sostiene. I volontari offrono assistenza immediata, valutando i bisogni di ciascuno; forniscono vestiti e prodotti per l’igiene personale, danno lezioni di inglese agli adulti e gestiscono una scuola per i bambini.

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