Economia

Lusetti: «Al Paese serve un ricambio generazionale»

Intervista al presidente di Legacoop e Coopfond: «Questa è una necessità che vale anche per il nostro mondo: dobbiamo dimostrare con i fatti che i valori della cooperazione sono capaci di dare risposte efficaci alle esigenze e alle attese di oggi. Sarà questo che farà la differenza»

di Redazione

Mauro Lusetti, oltre ad essere il presidente di Legacoop, guida anche Coopfond è il Fondo mutualistico della Lega delle Cooperative: riceve ogni anno il 3% degli utili realizzati dalle cooperative aderenti e utilizza queste risorse per promuovere la nascita di nuova cooperazione e lo sviluppo di quella esistente. Il fondo agisce attraverso interventi rotativi, con finanziamenti o partecipazioni temporanee nel capitale delle cooperative, ma anche attraverso interventi stabili ed erogazioni a fondo perduto a sostegno di iniziative particolarmente meritorie. Nel corso dell’ultimo esercizio complessivamente ha approvato 107 interventi per 16.133.000 euro. Tra le direttrici di intervento, uno spazio rilevante occupa la promozione di nuove cooperative. Su questo versante particolarmente rilevanti sono il programma Coopstartup che dal 2013 ha coinvolto 3.629 persone portando alla nascita di 72 progetti d’impresa di cui 48 già trasformati in cooperative e le azioni per i workers buyout che hanno favorito la nascita di 66 cooperative salvando oltre 1.700 posti di lavoro. Una funzione essenziale in un momento di forte crisi come quello che stiamo vivendo . A valle dell'ultimo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbiamo chiesto a Lusetti di restituirci il quadro dello stato di salute dell'economia cooperativa.

Si parla di un crollo del Pil italiano di poco inferiore al 10%. Ci può dare un quadro dell'impatto della crisi sul mondo cooperativo in termini di perdita di fatturato e occupazione?
La cooperazione risente della crisi come ogni altro comparto nazionale. Quello che può e deve essere un nostro tratto distintivo, in un momento in cui salute ed economia sono spinte in rotta di collisione, è la nostra capacità di tenere insieme comunità e impresa, profitto e lavoro: la sfida è far nascere da queste radici soluzioni che possano sostenere in modo efficace la ripresa del Paese.

Quali sono i settori e le aree del Paese maggiormente in sofferenza e quali sono invece i comparti che tengono?
In ambito industriale non siamo presenti in modo significativo in alcuni settori che soffrono in modo particolare, come l’automotive, e siamo invece radicati in altri che, come l’alimentare, stanno soffrendo meno. Ma la crisi dei servizi investe le nostre imprese come tutte le altre, nel turismo così come nell’intrattenimento, nella cultura e nello spettacolo.

Che previsioni fa sul 2021?
L’ultima indagine presentata pochi giorni fa da Prometeia e Area Studi Legacoop parla di una ripresa del PIL il prossimo anno pari al 6,2%, circa un punto in più rispetto alla media dell’area euro (5,3%) e oltre due in più rispetto agli USA (3,9%). Una previsione promettente e in miglioramento di qualche decimale rispetto al trimestre scorso, ma su tutto grava la profonda incertezza che deriva dalla recrudescenza del virus che potrebbe imporre una nuova frenata.

Di fronte a questa emergenza quali strumenti innovativi mette in campo Coopfond? Come stanno cambiano le prassi di intervento (rotativi/stabili/fondi perduti)
Il nostro Fondo mutualistico, ha continuato e continuerà a svolgere un’azione di sostegno a tante cooperative in difficoltà. A fianco di questa attività siamo impegnati per ideare nuovi interventi capaci di sostenere la ripresa e promuovere uno sviluppo più sostenibile e inclusivo. Abbiamo aperto il bando Futura per sostenere la liquidità delle cooperative, con due call in pochi mesi, e abbiamo appena lanciato il bando Coop 2030, per sostenere con un ventaglio di azioni le cooperative che decidono di investire verso la sostenibilità e la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Onu.

Confindustria è molto critica nei confronti del Governo, è arrivata a parlare di politica dello struzzo (molti sussidi, pochi investimenti). Concorda?
L’impegno complessivo messo in campo dal Governo per il 2020 ammonta a 100 miliardi di euro. Si può sempre fare di più e soprattutto meglio, spingendo l’acceleratore sugli investimenti, ma non dimentichiamo che quando sono messi in campo con intelligenza anche i sussidi, in determinati frangenti, per certe aree, sono indispensabili per "tenere a galla’" famiglie e comunità, dando loro la possibilità per poter pensare al futuro. Questa protezione ha consentito di mantenere aleno finora, se escludiamo i fatti recentissimi di Napoli e Roma, la pace sociale, indispensabile per investire sul futuro. E per questo dico che imprese – private o cooperative che siano – e sindacati debbono rapidamente trovare i giusti equilibri per rinnovare i contratti. Avere contratti scaduti da 9 anni non fa bene a nessuno, tanto meno in questa fase.

Non possiamo limitarci a pensare di tassare chi non è sostenibile o penalizzare chi non innova. È una mentalità vecchia che non paga, frutto di un pregiudizio contro l’impresa. Dobbiamo dare fiato e fiducia a chi innova, dobbiamo sostenere chi va nella direzione giusta

Mauro Lusetti

Tre misure che se lei fosse al Governo prenderebbe per sostenere la transizione del modello economico del paese verso un'economia più sostenibile e mutualistica come richiesto anche dal Recovery Fund?
Non le dico tre misure ma una questione di fondo, ben più importante delle singole misure, che possono variare nel tempo ed essere tre o dieci. Credo che per promuovere un balzo nel nostro Paese, per sostenere un’economia più sostenibile e mutualistica, serva un salto di qualità a livello di impostazione. Non possiamo limitarci a pensare di tassare chi non è sostenibile o penalizzare chi non innova. È una mentalità vecchia che non paga, frutto di un pregiudizio contro l’impresa. Dobbiamo dare fiato e fiducia a chi innova, dobbiamo sostenere chi va nella direzione giusta. Nel limite delle nostre competenze è quel che proviamo a fare. Vorremmo che chi ha ben altre possibilità imprimesse una svolta importante in questa direzione.

Le risorse del Mes vanno prese?
Quel che non va comunque fatto è quel che purtroppo rischiamo di fare: trasformare questa scelta in una disputa da Bar Stadio, con le tifoserie e le posizioni preconcette, incapaci di entrare nel merito, nascondendoci dietro pregiudizi. Così in qualsiasi direzione ci muoviamo non andiamo lontano. Occorre anche il coraggio di fare le scelte che servono al Paese: questo Governo ha dimostrato di saperlo fare, quando è stato necessario. Noi speriamo che non perda questa capacità. La bolla di protezione che è stata mantenuta grazie ai 100 miliardi spesi finirà: dobbiamo cogliere tutte le possibilità che abbiamo per sostenere la ripresa, Mes compreso.

Sono sempre di meno i giovani che decidono di giocarsi il loro futuro professionale nella cooperazione. Come spiega questa mancanza di appeal? Crede che nel mondo della cooperazione ci sia un tema di ricambio generazionale?
​La necessità di investire nel ricambio generazionale non è della cooperazione ma di tutto il sistema Paese. Coopfond ha lanciato nel 2013 il programma Coopstartup per dimostrare che dalle idee innovative possono nascere imprese capaci di durare nel tempo e arricchire tutta la comunità, e l’esperimento sta avendo successo: finora abbiamo coinvolto con 23 progetti territoriali 3.629 persone in prevalenza giovani, sostenendo la trasformazione in cooperativa di 72 progetti d’impresa e 48 sono le cooperative già attive. Dobbiamo dimostrare con i fatti che i valori della cooperazione sono capaci di dare risposte efficaci alle esigenze e alle attese di oggi. Sarà questo che farà la differenza.

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